UN’ALTRA
SPONDA S’AGGIUNGE AL LITORALE
Nella breve sinossi dell’opera, riportata
nel risvolto di prima, si legge tra l’altro: “Bruges, 1379. Sullo sfondo dello
scisma d’Occidente, in piena guerra dei Cent’anni e in mezzo alle contese tra
tintori del rosso e tintori del blu, le dame della Compagnia della Conocchia si
riuniscono ogni notte in gran segreto. Un nugolo di donne che, per sfuggire
alla tirannia maschile, sfida la sorte per coltivare un diverso sapere, foriero
di sciagure. . .”.
Mi sono rifatto al quadro riepilogativo
e, in particolare, all’estratto che ne costituisce l’incipit, non soltanto per
ragioni contestuali (ovviamente ineludibili, vista la tipologia del romanzo) ma
perché sono convinto che lo stesso abbia i crismi della propedeutica per quel
lettore che sia interessato all’approfondimento della scrittura di Adriana
Assini.
Vi ho individuato, in effetti - e ritengo
di poterlo asserire in quanto non è questo il primo volume di cui mi occupo -
due punti-cardine del suo modo di condurre la narrazione: Adriana - mi sia
consentito dire - “si serve” della Storia; è appassionata dei grandi
sconvolgimenti che toccarono l’Europa intera nel corso dei primi secoli del
secondo millennio, ma ciò che più la intriga è la risposta che mettono sul
campo i protagonisti delle varie vicissitudini; e quella replica, quella
reazione costituiscono un’attrattiva troppo grande, troppo affascinante per
resistervi, per calarsi nella Storia, appunto, in modo differente da come fa,
in fondo, la gente comune, la gente del popolo che sceglie per attori dei suoi
racconti.
È nello scavo psicologico che - a mio
parere - s’innestano gli eventi, non viceversa; ed è proprio questo il tratto
caratteristico, la peculiarità che rende originale il narrato proponendolo come
valida e nuova alternativa al genere del quale, comunque, fa parte: potrebbe
apparire paradossale ma il romanzo - per la nostra scrittrice - diventa storico
nel preciso momento in cui prende le distanze dalla storia con la “S” maiuscola
per avvicinarsi all’uomo, alla sua piccola realtà, che non può non legarsi al
tempo, all’epoca dove è stato chiamato a vivere.
Ecco, allora, che lo “scisma d’occidente”
passa in secondo piano, “sullo sfondo” - come si legge nella sintesi - non
perché non sia rilevante; al contrario, a mo’ d’evidenziatore, per mettere
ancora più in risalto il contenuto.
Ma - dicevo - in quell’incipit sinottico,
c’è un’altra spia che si accende su quello che, senza ombra di dubbio, va
giudicato il tema più caro alla Nostra: la condizione femminile, osservata dal
punto di vista di chi direttamente vi è immersa e ne vive sulla sua pelle lo
stato.
Reputo esemplificativo, in proposito,
riportare uno stralcio (da pag. 171) in cui Greta du Glay - la dama
fattucchiera del gruppo di donne che si ritrovano di nascosto, la notte, sotto
il nome di Compagnia della Conocchia - si confronta con due ecclesiastici:
“
[. . .] Per quella gente, dama du Glay incarnava la scandalosa ribellione verso
i valori della comunità e sembrava destinata a diventare il capro espiatorio
per quella dilagante insofferenza verso le istituzioni, che né il Municipio, né
la Chiesa riuscivano a contenere.
I due canonici, sospettandola di far parte
della perversa stirpe di Medea, le avevano chiesto un parere su quanti
confabulavano con Satana, avvalendosi di perfidi incantesimi capaci di far
seccare gli alberi e rendere sterili le donne.
‘Voi che ne pensate?’.
‘Pensare è un lusso che appartiene agli
uomini e io sono una donna. Per giunta anche avanti con gli anni. Guardatevi
attorno, sta tutto qui il mio mondo: vendo corde, sudori di rame e pezzi di
sapone’. [. . .]”.
Il passo testè citato offre, oltre alla
possibilità di saggiare l’ars narrandi della scrittrice romana, anche quella di
comprendere - senza svelarlo ovviamente - il canovaccio intorno al quale
s’evolve il racconto: mentre gli uomini sono alle prese con interessi di potere
e di carattere economico, le donne discutono, appartate, di questioni molto più
importanti per il bene dell’anima, e si riuniscono per ciò che - nel testo -
viene definito “lo scambio dei Vangeli”.
Il tutto cucito dal filo di
un’intrigante, lunga e travagliata storia d’amore che lascia chiaramente
presumere il lieto fine.
Al lettore, dunque, il piacere della
lettura e ad Adriana quello di aggiungere una nuova terra all’orizzonte
letterario che sta disegnando con i propri romanzi.
Sandro
Angelucci
Adriana
Assini. La
riva verde. Scrittura & Scritture
Editrice. Napoli. 2014. Pp.184. € 12,50
Sandro Angelucci è riuscito appieno ad illustrare brillantemente, con dovizie di particolari, il nuovo "affresco storico" di Adriana Assini, valente e prolifica scrittrice.
RispondiEliminaComplimenti Adriana e bravo Sandro!
Roberto Mestrone