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lunedì 24 novembre 2014

CLAUDIO FIORENTINI: "INEDITO"


Claudio Fiorentini collaboratore di Lèucade

DA: "ROBERTO BENATTI: "LA NOTTE"": 


Nella notte

Nella notte, quando il soffio della preghiera si addolcisce
Ed anche il silenzio si appresta a tacere
Il mio respiro si fa gesto e traduce ansie nascoste
Poi la coscienza ormai rilassata abbandona la realtà
Per farsi sogno,
Altra coscienza che di giorno dorme.

Solo allora si aggrovigliano pensieri e paure
In tormentate lotte.
È l’anima che a luce spenta si libera dal pegno 
Pagato da ogni uomo

In quel momento così astratto, così imprendibile, così fragile
L’uomo si avvicina a Dio, il suo Dio
Che vigile sorveglia 
E che perdona.

2 aprile 2013

Claudio Fiorentini 

8 commenti:

  1. Pensieri molto profondi , che dall'immanente ti proiettano verso il trascendente!

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    1. Il commento è mio. .non volevo lasciare il mio nome. La poesia mi ha colpito per l'essenzialità e la profondità, ,le riflessioni soggettive si espandono e universalizzano, coinvolgendo le anime di tutti gli umani, che si ritrovano in esse

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  2. E' una poesia di quelle che io chiamo "amiche". Perché la solitudine è insita in esse… non la solitudine comunemente intesa, ma quella dell'essere umano quando vive se stesso, anche se ha altri accanto.
    E' bello "il respiro si fa gesto", come se accompagnasse concretamente la coscienza all'oblio del sonno ma, prima, al perdono. Anzi: all'auto-perdono.
    Ed è bello "l'anima si libera dal pegno…", perché rende benissimo l'idea di quella particolare leggerezza - che vera leggerezza non è - che prepara alla benedizione (anche qui: all'auto-benedizione).
    Mi sembra meno bello, perché nell'immagine avverto una forzatura: "il silenzio si appresta a tacere".
    Utile, anzi importante, anzi necessario: "il suo Dio"; perché apre a ogni religione, come all'agnosticismo e come alla "fede" del Sè.

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  3. E' una poesia, questa di Claudio Fiorentini, che leggerei quasi partendo dal fondo, dagli ultimi versi. Sono versi di speranza, ci parlano di Dio e di perdono, e creano una diga, tra il brusio quotidiano e il silenzio della notte, quando la mente si abbandona e ritrova il suo spirito interiore, lasciato ad ammutolire nello scorrere del giorno. E’ un momento magico, in cui l'autore sente di poter toccare la propria anima, la parte più intima e fragile, mai veramente messa da parte, ma piuttosto occultata, protetta, nella nicchia più nascosta del cuore. Ed è solo lì, nel proprio io più profondo, che l'uomo può incontrare Dio e sentirne la presenza in questa vita, vita che poi non è altro che un passaggio di prova, nella sua essenza terrena, ma la speranza in un Dio buono, qualsiasi sia il suo nome, è già una certezza di salvezza.

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  4. Notturno catartico e rigeneratore. Dolci note di avvilimento e perdono. Preghiera autentica e piena di umiltà di fronte alla maestà di se stessi. Cammino di evoluzione interiore, di conoscenza del Sé. La notte induce a fare i conti con se stessi, con l'"altra coscienza che di giorno dorme" e che di notte si accende con la luna, mentre l'anima terrena viaggia "a luce spenta" liberandosi, "in tormentate lotte", delle proprie meschinità. Così l'uomo si migliora, giorno dopo giorno e notte dopo notte... E si avvicina a Dio, al suo Dio... Bella e significativa questa precisazione che rinvia al divino dell'uomo, l'unico con cui egli possa realmente incontrarsi e scontrarsi senza finire nei miraggi del deserto e venendo spinto a mettere umilmente in pratica, nell'umano, la divinità.
    Franco Campegiani

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  5. Vicinissimo al sentire di un momento. Quello in cui l'anima Bella si riassetta in congiunzione al suo Creatore. Quando finalmente chiudi gli occhi e ti segni umilmente la fronte, entri nella Sottile Dimensione dell'essere e finalmente , sei.

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  6. Leggo i commenti e risento le parole che ho pronunciato stamattina al telefono ascoltando questo capolavoro di Claudio. Gli ho detto che era una 'preghiera terrena' per usare ancora le parole che l'amico Franco Campegiani ha dedicato alle liriche di Sandro Angelucci. Patrizia conferma in poche righe il mio dire. L'anima, nel buio, si schiude come fiore a un'altra dimensione, al dialogo con Dio,
    "il suo Dio
    Che vigile sorveglia
    E che perdona.
    Quale meraviglioso afflato.... Grazie, Amico mio. Non smetti di stupirmi e di incantarmi.
    Maria Rizzi

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  7. Bella poesia, come quasi tutte quelle che con copioso diletto leggo in questo blog: da quelle della Sig.ra Busà a quelle di P. Balestrieri, da quelle del Prof. Pardini a quelle di U. Cerio; per questo, ma non solo, seguo quotidianamente questo blog.
    Nell'ora del buio e del silenzio, sveglio con occhi chiusi, è il momento del resoconto quotidiano, è l'ora in cui l'uomo si pone al cospetto di se stesso per farsi il proprio bilancio interiore, quasi un esame di coscienza che, al di la dell'esito, lo pone, inevitabilmente, oltre l' aggrovigliata " realta del giorno" e immancabilmente si trova davanti a Dio " giusto e buono " per colmarlo sempre dell'immeritato perdono. Mi permetto chiedere all'autore il perchè della sottolineatura " il suo Dio " ? Pasqualino Cinnirella

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