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venerdì 14 novembre 2014

S. ANGELUCCI SU "A MOZART, D'AUTUNNO" DI S. GIOVANNETTI

Sandro Angelucci collaboratore di Lèucade
 
               
Sonia Giovannetti


A MOZART, D’AUTUNNO  DI  
SONIA GIOVANNETTI



A dir poco coinvolgente l’effetto sinestetico che questa lirica di Sonia Giovannetti accende nel lettore.
Un esempio di come tutto si nutra di poesia e viceversa: “questo dipinto di colori e suoni” si fa parola, si traduce in parola.




Anche per noi, allora, diventa possibile perdere il peso della gravità, staccarsi dal ramo ignari di cosa ci riserverà il domani; perdere la memoria per essere davvero liberi di ricordare.
È ciò che succede alla Nostra nell’attimo fuggente di un particolarissimo stato di grazia in cui, finalmente, “sent(e) la vita ritornare”.
Ma la vita non se n’era mai andata – e Lei lo sa bene –: è stato il “tumulto” a coprire la quiete, lo squilibrio a frastornare l’armonia.
Ora, però, il crepuscolo preannuncia un tramonto nuovo ed antico, come sempre sarà per ogni calare del Sole sui nostri orizzonti terreni.
Basta parlare: lasciamoci cullare, abbandoniamoci alle parole di questo dipinto, alle sue note; e scopriremo, nel verso finale, il senso dell’essere vivi.

P.S.: Se volete (io l’ho fatto) potete ascoltare, in sottofondo, l’adagio in D major KV 284 eseguito da Robert Hill.

Sandro Angelucci



A Mozart, d’autunno

Come foglia sradicata dal ramo
volteggio leggera, ignara della sorte,
tra i viali di un novembre appena giunto.
Una luce tenue incornicia la melodia che nutre l’aria.

D’improvviso le note di un Adagio
s’insinuano in me, soavi e inattese, ammaliandomi.

Scevra d’ogni trascorso
viaggio libera verso l’incerto domani,
cullata dalla memoria di un tramonto che un dì
risvegliò in me le stesse sopite emozioni.

Così, nel solco del mio tempo che ora sa di infinito,
sento la vita ritornare. Non già tumulto, ma gioia, pura gioia
m’infonde questo dipinto di colori e suoni
che ripetono quell’antico, struggente crepuscolo.

L’aurora, adesso, può arrivare. L’aspetto….




4 commenti:

  1. "gioia, pura gioia" trovare sugli scogli di Lèucade la mia poesia. Le meravigliose parole che Sandro Angelucci ha voluto donare ai miei versi mi onorano. Grazie
    Sonia Giovannetti

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  2. Se guidati dalla musica i nostri sensi volano verso la gioia, allora immergiamoci in essa, viviamola nel profondo. I versi di Sonia non sanno di voglia di vivere, ma di appropriamento della vita, sanno di felicità. Grazie a Mozart, che mentre scrivo mi accompagna, a Sandro per il suo post, e a Sonia per aver evocato bellezze sublimi. Perché questo è la missione della poesia: evocare nel lettore qualcosa che gli può cambiare la giornata, dando ritmo diverso alle sue azioni, migliorandolo.
    Claudio Fiorentini

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  3. Leggo in stato quasi di trance l'introduzione del caro Sandro Angelucci, la lirica della mia Sonia e il commento di Claudio. Se esiste una donna che sa rendere i suoi scritti, in prosa e in poesia grazia, levità e gioia è proprio Sonia Giovannetti. Lei riversa nell'Arte il suo vivere e sovverte l'antico, inflazionato concetto, secondo il quale sono veri Poeti solo coloro che patiscono l'ungarettiano 'mal di vivere'. Saper narrare e versificare è un dono. Lo si dice Talento. E credo sia scritto nel DNA. Non conosce regole... per fortuna. La lirica "A Mozart, d'autunno" è pura musica. Ha il ritmo, l'estensione, le sinestesie degne delle arie del grande musicista e non si avvale di metafore, similitudini o altre figure retoriche. Scorre... come fiume in piena, rompe gli argini delle attese, dei desideri, delle speranze; diviene cascata di emozioni dalla quale siamo travolti e salvati. Una poesia che 'salva' quest'Inno alla gioia di Sonia, che riconcilia con le piccole grandi storie dell'esistenza, che ci convince che "L'aurora può arrivare... " Io la aspetto con lei. Grata di poter beneficiare di tanta luce.
    Maria Rizzi

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  4. Conosco il tramonto di cui parla Sonia. E' il riposo del guerriero che attende il nuovo giorno per salire sul carro infuocato del sole. E' il mistero dell'autunno, soave, dove si registra il passaggio dalla vita alla morte e poi dalla morte alla vita. La poetessa sente di cadere come foglia staccata dal ramo, ma il suo è un abbandono fiducioso al mistero dell'Essere che torna sempre a capo. C'è la certezza, non la semplice speranza, dell'aurora. Le cose non si disperdono, la vita non si estingue mai. Tutto muore e risorge in continuazione dalle proprie stesse ceneri, come l'araba fenice. Questo ci dicono le quattro stagioni, e questo ci dice Sonia con quella gioia improvvisa e inaspettata che sorge da chissà dove, e che lei raccoglie togliendo le parentesi in cui la vita si nasconde per poter riesplodere in tutto il suo splendore. Quale potenza evocativa hanno le stagioni! e quanto idioti siamo noi, uomini civilizzati del duemila, ad averle cancellate! L'eternità è sempre e meravigliosamente in bilico tra un crepuscolo e un'aurora.
    Franco Campegiani

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