Recensione di Maurizio Soldini a Ninnj Di Stefano Busà,
Soltanto una vita, Kairòs Edizioni,
Napoli, 2014
Soltanto una vita dà a pensare che nonostante nelle
varie epoche ci siano dei canoni piuttosto ben individuati e individuabili in
letteratura, che dettano le regole del gioco, cè una qualche forza sotterranea, che di tanto in tanto fa riemergere come
soffioni boraciferi generi
ormai in disuso e non più apprezzati dalla critica contemporanea. È così che il
romanzo di Ninnj Di Stefano Busà dà limpressione
di voler dare nuovamente voce al romanzo dappendice. E con questo senza voler
togliere nulla o disprezzare lopera in oggetto
o il genere medesimo. Con lo scopo, in questo caso, come nel caso dei gloriosi feuilleton delle
epoche passate, di fare anche opera di divulgazione delle narrazioni e delle
storie con lintento di incrementare il
numero dei lettori e di conseguenza di
avvicinarli alla letteratura, e nello stesso tempo di dare alla letteratura una
dimensione non soltanto narrativa intesa come descrittiva di eventi e
caratteri, ma soprattutto una dimensione prescrittivo-moraleggiante.
La storia narrata in Soltanto
una vita racconta le vicende ambientate in America del Sud e
precisamente in Argentina di una famiglia benestante alto-borghese nata dalle
ceneri di un fidanzamento e di un matrimonio entrambi falliti, che la voce
narrante sottopone a una diffusa analisi psicologica cogliendo con abilità
sfumature che potrebbero far parte di tante situazioni rinvenibili nella
realtà, tanto più se alla base dello scollamento delle coppie vi sono
momenti legati a problemi di psicopatologia come nel caso del romanzo.
Lamore
che sboccia tra Julie e George, i due protagonisti, non poteva nascere se non
tra i rottami lasciati da un uragano, che sono lalter ego della buriana, che aveva invaso lanima di entrambi. Da un
normale prendersi cura da parte di Julie di George, trovato gravemente ferito su una spiaggia, dove
lei si era fermata a leccarsi
le ferite della sua esistenza, gravata da un cattivo rapporto sentimentale,
che per quanto finito non era ancora del tutto metabolizzato, cè il passaggio
a un amore che diventa subito
travolgente e appassionato al punto che i due iniziano a essere coinvolti anima
e corpo in una bella storia damore.
Nonostante le mille difficoltà legate al fatto che George è ancora sposato con
una moglie, problematica e nello stesso tempo psicopatica, che continua a dargli non pochi problemi,
fosse pure per il fatto che i due hanno un figlio, Alex, che malauguratamente,
nel momento in cui viene sancito il divorzio, viene affidato per assurdo alla
madre con la conseguenza di provocare in George un grave turbamento. Dispiacere
che pur incrinando lumore di
George non impedisce che Julie possa realizzare il sogno di poter sposare
George per cercare di avere un figlio. Di lì le vicende si snodano nel bene e
nel male e il rapporto sempre intenso tra i due procede tra un incidente di percorso e laltro in un cammino per la coppia
piuttosto roseo, anche in virtù del loro stato di benestanti, e tra un aborto
spontaneo che dapprima tarpa le ali a una felicità che sembra non potersi
compiere, e allarrivo infine della
figlia Emily, tra una malattia per George, colpito da un grave insulto
cardiovascolare nel momento in cui sta per ritrovarsi con un figlio, che
sembrava irrimediabilmente perduto per il padre in seguito allaffidamento alla madre, che li aveva
allontanati definitivamente, e quindi ancora la
malattia tumorale per Julie non fanno altro che riportare a quellandazzo che è proprio di una vita soltanto, vita che
sembra segnata da momenti di felicità, che preludono a momenti di infelicità e
viceversa, come siamo abituati a vedere e a vedere riflettere nellandamento meteorologico in quel movimento
ondivago di tempeste, che preludono a cieli tersi e azzurri e che a loro volta
precorrono londa durto di un uragano.
Così sarà anche per la
figlia dei due protagonisti, Emily, che nonostante i traguardi nella vita
professionale e nonostante la vita più che agiata e un matrimonio con un
facoltoso italiano naturalizzato argentino, Andrea Foscari, dovrà
fare i conti con alcune traversie della vita che non guardano in
faccia se uno è ricco o povero
Alla fine
è soltanto una vita. La vita
Il romanzo di Ninnj Di
Stefano Busà è circondato dallinizio alla
fine da unaura paradisiaca naturalistica, sociale e linguistico-stilistica,
dove tutto sembra collocarsi in una
favola fuori luogo e fuori dal tempo (se solo pensiamo a quella che è la
realtà, oggi in tutto il mondo, e tanto più in molti paesi del Sud America,
dove spesso per la maggior parte delle persone vi è miseria, povertà, degrado,
infelicità e comunque tutto il contrario di quello che si legge nel romanzo,
che è invece solo per i pochissimi) in una u-topia nella quale, se non fosse
per levenienza delle intemperie e del male
fisico e/o psicologico che colpisce gli uomini a disturbare il clima edenico,
vi è una prevalenza di fasti di feste di
ricchezza di bellezza di politici di ambasciatori di persone comunque importanti e altolocate di primi e di
primari in tutte e di tutte le dimensioni sociali, di efficienze e di
eccellenze professionali e di inverosimile
potere legato al censo, così come prevalgono scenari di sublime bellezza rubati
fotograficamente al paesaggio oceanico
dellArgentina. Il tutto mediato da un linguaggio che spesso si fa iperbolico,
superlativo, fin troppo aggettivato come è proprio del mondo aristocratico borghese che tende a
circondarsi quasi esclusivamente con tutto ciò che è griffato. Insomma la favola bella di Ninnj
Di Stefano Busà ci presenta quello che spesso vediamo nei film e nelle
telenovela americani. Il bisogno di vedere la realtà è grande
ma forse gli uomini hanno bisogno di
favole
E con questa consapevolezza lAutrice offre al lettore questa
opportunità di sogno. Anche perché per lAutrice sembra essere prioritario far
passare il messaggio che non è tanto importante poi quello che appare, ma, al di là delle
apparenze, quel che conta sono linteriorità
e la forza danimo e le virtù delluomo che fanno sì che alla fine i valori,
come quello della famiglia, emergano e soprattutto che il bene possa prevalere
sul male.
Il romanzo, come ci si
può aspettare, è a lieto fine. Ma lascio al lettore il piacere della scoperta
dellulteriore svolgimento della trama.
Come in ogni romanzo dappendice che si rispetti, anche in
questo caso la storia ha un intento pedagogico e moraleggiante e si conclude quindi con le
riflessioni da parte della voce narrante dellAutrice con questa morale:
Domani, domani è un altro giorno, come dice Rossella
O'Hara nel
film Via col vento, il sereno torna sempre, ancora e ancora,
si spalancano le vie
della provvidenza, che sono inesauribili.
La benedizione di Dio torna a farsi grazia,
indulgenza, misericordia. Forse verrà messo a dura prova il corso della vita,
da qualche altro uragano o tempesta, vi saranno altri ostacoli da abbattere,
da superare, ma loro sono una famiglia, in loro si rispecchia l'umanità col suo
carico di sofferenza, di lutti, ma anche di qualche gioia o consolazione.
Si può essere vincitori o vinti, si può bluffare con
se stessi, o essere se stessi, dipende da come sei dentro, da come ti
rapporti all'esterno, ma sono fattori secondari, la forza più tenace che
fa da collante all'universo è l'amore.
Veniamo al mondo per amarla questa vita, l'unica che
abbiamo, non
per opporci a essa o per oltraggiarla, e se talvolta ne veniamo feriti, ebbene, sì,
tiriamo fuori tutto il coraggio, l'ardimento, la forza morale di cui siamo
capaci per lottare strenuamente contro il male.
Non passi per troppo
mieloso il concetto che Dio è la fonte, noi siamo la gola riarsa: il nostro
limite è la sete inestinguibile, impetuosa e inarrestabile, abbiamo bisogno di lui per
dissetarci.
Siamo in fondo soltanto
una vita, nient'altro...
Maurizio
Soldini
Roma,
29 novembre 2014
Conosco il Prof. Soldini una voce autorevole del panorama critico di oggi, si scomoda raramente per autori di poco conto. Il romanzo della Distefano Busà deve averlo convinto, malgrado la riluttanza della critica di oggi sembri dimostrare che vanno per la maggiore altre tipologie di narrativa: noir, gialli, trame di omicidi efferati, violenza e droga, guerre e abomini, fame e disperazione: Vien da dire: ne abbiamo abbastanza, ben venga un romanzo d'appendice ben fatto come quello della narratrice in oggetto: vivo, saldo nei principi, limpido nella sua esemplare visione della vita, che non deve essere solo putredine per accattivare lettori, ma Bellezza, pulizia morale, sentimenti, cose sacre e inviolabili che ci facciano sperare e che non esasperino la già difficile situazione della vita compromessa e immiserita da un logoramento e da uno sfiancamento inauditi. Complimenti
RispondiEliminaalla scrittrice e al critico che nel mettere in luce difende in certo qual modo la narrativa in controcorrente dell'autrice.
Luciana Bertocchi