Sandro Angelucci collaboratore di Lèucade |
SULLE ALI DELLA NOTTE:
OLTRE, BEN OLTRE L’INCANTESIMO
Sonia Gioivannetti |
“Oh, quante volte ho pensato di trovarmi qui. È
bastato addormentarmi [. . .] sono in tutto ciò che ho sempre desiderato. A
iniziare dal luogo. Mi trovo in una casa davanti al mare. Si capisce che è
primavera [. . .] sono fiorite le margherite, nate in tante, quasi per
dispetto, sul cornicione incatramato del palazzo di fronte [. . .] si aprono al
sole, irretite nell’ancestrale regola della fine e dell’inizio [. . .] Nemmeno
guardo più il cemento che le ha generate e, generandole, ha decretato la
propria sconfitta. . .”.
È così che il sogno comincia, e Sonia sale
sulle ali della notte per scrutarsi
dall’alto, per avere una visione panoramica della (propria) esistenza: una
sorta di “sospensione” – come meglio non può essere definita – in cui,
similmente al mare, si cerca di sollevare qualcosa che va a fondo perché
gravato di una zavorra, del peso di un macigno, legato all’anima, che – a forza
– trascina in basso, fa colare a picco la libertà.
Ma, sia chiaro fin da subito: non si tratta di
trovare una felicità fittizia; la levità non consiste nel semplice opporsi
all’inabissamento (ci sono fondali che meritano di essere vissuti ed ammirati),
bensì in un altro genere di leggerezza: “. . . Quella che fa volare gli uccelli
e non quella delle piume – scrive l’autrice – perennemente in balia del vento
di chi vive solo per esistere.”.
Ecco: è questo pensiero che compendia e, come
un raccoglitore, custodisce e conserva gli appunti
di una settimana diversa, rapita nel sonno alla fuga del tempo e consegnata
all’era immortale dello spirito, scandita soltanto dai lenti e profondi respiri
dell’anima.
Al pari delle poche ore concesse al ballo di
Cenerentola, durerà da domenica a domenica l’incantesimo; con una sostanziale
differenza, però, che rende meno – meglio: per nulla – favolistico
l’avvenimento: qui il principe azzurro non è la proiezione di un sogno ma il
sogno stesso. Voglio dire che le pagine bianche del diario della vita si
riabilitano con un inchiostro rosso-sangue che rappresenta e simboleggia
l’autenticità del vivere.
Certo, anche la protagonista della nota fiaba
popolare cerca un’evasione ma la sua è una fuga illusoria nonostante – anzi,
proprio per quello – il lieto fine della storia. Qui no, qui la Giovannetti è
informata e, soprattutto, consapevole del fatto che poteva non accettare
l’accordo propostole da Morfeo, ma non lo respinge perché sa che l’unica
scarpetta di cristallo, di cui dispone, è il suo amore incondizionato per la
scrittura, per quella donna che, trascorsi sette giorni, dovrà comunque
abbandonare quella casa davanti al mare fragrante di salsedine e di libertà.
La realtà – si dice – supera a volte la
fantasia; e mai, come attestano questi racconti, affermazione sembrerebbe più
rispondente. Non toglierò – per ovvie ragioni – il piacere della scoperta al
lettore ma non posso esimermi dal segnalare che non si troverà giorno (il testo
risulta così conformato) che non contenga in nuce questa verità.
Dal Sorso
di vita (Lunedì) che regala una vendemmia che è, al contempo, memoria e
futuro, all’attesa del saluto del
tramonto (Martedì) per continuare a vedersi accanto quella donna che le ha
permesso di nascere una seconda volta, che le ha insegnato l’importanza della
lentezza: “. . .Oggi leggo lentamente (mangio, nuoto, faccio all’amore)
lentamente [. . .] E così mi sembra di vedere ogni cosa per la prima volta. .
.”.
Dal bizzarro frainteso, anch’esso veritiero, de
Le stelle ci ascoltano (Mercoledì),
dove tutto diventa possibile: “dimenticare l’universo” e perdere, per un
equivoco, l’universo dell’amore, all’incontro con Lei (Giovedì), con la poesia in carne ed ossa, sebbene
intrattenibile, “né troppo vicin(a) né troppo lontan(a)”.
Da I
cercatori (Venerdì) e non dai bamboccioni, come – scaricandosi la coscienza
– sono stati definiti i ragazzi di oggi, alla ricerca, appunto, sempre e
comunque della vita e, quindi, del futuro, alla straripante saggezza e lealtà,
alla lezione di quella Voce dal mare
(Sabato), l’eco della quale continua a vibrarmi nel cuore e che non voglio
minimamente inquinare con l’uso di altre parole.
E arriva la fatidica domenica (“Proprio quando
si riesce / a scorgere un lampo di luce / nel buio dell’insipienza / è già
tempo d’andarsene”): è la fine? Niente affatto, è l’inizio della veglia, “come
se / dopo il giorno / non possa esserci il buio”.
Solo così, ad occhi aperti, “costi quel che
costi”, si e ci protegge la vita.
Sandro Angelucci
Ho avuto la fortuna e il piacere di leggere questo libro di Sonia Giovannetti e, sinceramente, mi sono ritrovato a pieno nell'analisi puntuale e profonda che Sandro Angelucci ha stilato. Una vera foto dell'anima della Scrittrice, del suo volo, della sua ascensione, del suo essere mortale con la coscienza piena della spiritualità nell'esserlo; ed ho apprezzato in particolare questo momento che Angelucci mette in evidenza con grande intuizione critica: "... la levità non consiste nel semplice opporsi all’inabissamento (ci sono fondali che meritano di essere vissuti ed ammirati), bensì in un altro genere di leggerezza: “. . . Quella che fa volare gli uccelli e non quella delle piume – scrive l’autrice – perennemente in balia del vento di chi vive solo per esistere.”. La parola, le combinazioni significanti, la voce personalissima che le rende uniche e distinguibili, la chiarezza ermeneutica, sono tutti congegni esplicativi di cui il critico è abbondantemente in possesso e di cui si serve in maniera elegantemente parsimoniosa; dacché ha rispetto assoluto del verbo, non spreca, conoscendone a fondo l’importanza, la rarità e la preziosità. Grande pagina; grande simbiotica combinazione fra chi crea e chi ri-crea.
RispondiEliminaI miei più convinti complimenti
Nazario
Grazie, caro Nazario, le tue parole mi commuovono e le accolgo come un dono prezioso perché so da quale uomo, da quale penna e da quale letterato le stesse provengano.
EliminaSandro Angelucci
La realtà, ci ricorda Angelucci, a volte supera la fantasia. Condivido in toto e sottoscrivo questo pensiero, eliminando, per quanto mi riguarda, il riduttivo "a volte", perché chi sa emozionarsi davvero, come Sonia sa fare, coglie le meraviglie infinitamente stupefacenti del creato senza ricorrere ai surrogati della fantasia, di gran lunga più sbiaditi della realtà. Le fiabe che Sonia racconta non sono rifugi o conforti onirici, ma sono il racconto del gorgogliante scaturire, dal mistero, della realtà. Non sono un gioco della fantasia, teso a nascondere la verità, ma lo stupore che rapisce chiunque si trovi di fronte al primo apparire de mondo: "E così, scrive Sonia, mi sembra di vivere ogni cosa per la prima volta". Complimenti a Sandro pere aver esplicitato con tocchi di sapienza critica straordinaria, le rare valenze letterarie di una scrittrice che non finisce mai di sorprenderci.
RispondiEliminaFranco Campegiani
Grazie, Franco, per l'attenzione che mi riservi: "Le fiabe che Sonia racconta non sono rifugi o conforti onirici, ma sono il racconto del gorgogliante scaturire, dal mistero, della realtà.".
EliminaSandro Angelucci
Sandro Angelucci ha scritto una poesia! questo ho pensato appena ho avuto la sorpresa, e l’immenso piacere, di leggere le sue straordinarie parole a commento del mio libro di narrativa. Il primo dopo quelli di poesia. Continuo a pensarlo!
RispondiEliminaLe sue parole sono versi, pieni di quel canto che lui ci mostra attraverso le poesie che scrive. Sono grata a lui, a Nazario Pardini, a Franco Campegiani per le belle parole che hanno saputo donare alle mie ali. Mi donate, e avete donato anche in passato, parole straordinarie che danno senso al mio scrivere. Mi aiutano in questo viaggio “di rispetto” che si deve alla parola, convinta - come sono - della sua importanza e del dovere di non usarla mai a caso. Grazie Sandro, le tue parole mi commuovono. Ho la fortuna di conoscerti personalmente e accolgo la tua poesia per me come un dono, che custodisco nello scrigno delle cose più preziose.
Sonia Giovannetti
Grazie a te, Sonia: se non avessi scritto tu - per prima -, in poesia, ciò che hai scritto, non ne sarei stato capace.
EliminaSandro Angelucci