Roberto Benatti collaboratore di Lèucade |
Parco de "La Versiliana" prima dello scempio Dopo lo scempio |
Inedito scritto per ricordare lo scempio
della Versiliana.
Versiliana sfregiata
La notte cala scura sulle
strade
di questa terra nuda, scorticata dal
vento.
Cala il suo velo
di profondo silenzio
e nel buio cancella ogni
cosa.
Nella penombra ortodossa,
bagliori di chiome tra
spirali d'incenso.
Un frusciare incatenato di pini
flessi e tronchi a fermare ogni corsa.
Un’aria odorosa di giacigli,
di vestigia d’incendi e zone pallide
d’ossa
sotto i lumi spinti dai fanali
a scuoiare crinali dalle lame dentate.
Sulla
pineta mutilata e spoglia,
il pallore lunare resta guardiano
di greggi di nubi
spaventate, e d’intorno,
i lampi
rossi e gli urli di sirene.
E fu mattino: il risveglio della fame,
della sete,
il terrore dell’ignoto.
Nel mattino affamato del giorno,
seduto sulla soglia con
lo sguardo nel vuoto.
Come oca smarrita del branco
se ne sta il Vate accanto alla sua ombra
avvolto da soffice lanugine di cardo;
nel mattino d’uno di quei giorni
che cadono addosso caotici e
inquieti.
Il mattino d’uno di quei giorni
che se lasci
le briciole sui davanzali
un pulsare di linfa sarà voce di bosco.
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