Claudio Fiorentini collaboratore di lèucade |
Scrittori, editori e premi letterari
Oggi
orientarsi nel mondo dell’editoria non è per niente facile e gli scrittori
hanno serie difficoltà a scegliere il cammino da intraprendere. Non intendo con
questo mio scritto trovare la formula magica per capire come muoversi, ma un
briciolo di orientamento credo che sia necessario.
A
quanto pare, in Italia si pubblicano circa 64000 titoli l’anno, esistono circa
2700 editori e si indicono ogni anno oltre 1800 concorsi letterari. Questi
numeri vanno naturalmente aggiornati e variano a seconda della fonte, comunque
sono cifre da capogiro. Ci verrebbe da chiedere: ma allora, quanti scrittori ci
sono in Italia? O peggio, quanti lettori? Supponiamo che vi siano un paio di
milioni di scrittori (inclusi i poeti)… non credo che sia un numero lontano
dalla realtà… e quanti lettori in Italia leggono più di dieci libri (compresi i
libri di poesia) l’anno?
È
chiaro che si pubblicano troppi titoli, ed è altrettanto chiaro che si pubblica
di tutto, senza curarsi della qualità perché avendo un mercato facile alcuni
editori si limitano a stampare qualsiasi cosa, e il libraio chiude le porte al
distributore perché anche lui, vedendo cataloghi con migliaia di schede, ha
difficoltà a identificare l’opera valida da proporre ai lettori, e
immancabilmente ripiega sui nomi noti, facili da identificare e da vendere.
Ma
andiamo per parti.
Editori
Per
conoscere un editore occorre leggere le opere che ha in catalogo. Facile non è,
ma frequentando circoli e salotti, parlando anche con addetti ai lavori, si
possono scambiare impressioni e imparare molte cose su quali editori hanno
reputazione solida e quali invece pubblicano di tutto (spesso senza neanche
leggere l’elaborato mandato dall’autore). L’editore deve anche avere una buona
distribuzione (se possibile nazionale) e deve seguire l’autore anche dopo la
pubblicazione. Tuttavia, la cosa più importante che l’editore deve proporre è
l’EDITING. Un libro con un buon editing è un lavoro che nel mercato si fa
onore, un editing mediocre invece boccia il libro e rovina la reputazione dell’editore…
L’editing consiste nella revisione dell’opera da parte di un esperto che, in
collaborazione con l’autore, corregge errori, rivede la punteggiatura e
soprattutto rivede la redazione. Un buon editor può proporre delle modifiche
significative, questo non deve essere preso come un attacco all’autore, al
contrario, se il libro non valesse, l’editor serio non lo commenterebbe,
semplicemente si rifiuterebbe di fare il lavoro.
Insomma,
l’autore sprovveduto rischia di alimentare un mercato editoriale fuorviante,
quindi deve tenere a mente che l’editore valido fa selezione di testi, fa un
buon editing, ha una buona distribuzione e segue i propri autori. Infine, non è
detto che un editore non a pagamento sia migliore di un editore a pagamento;
certo, meglio non a pagamento, ma intendiamoci: tra un editore a pagamento che
fa un buon editing e uno non a pagamento che non lo fa, meglio il primo.
Esistono,
in questo panorama, alcuni editori piccoli che si fanno onore, questi sono il
vero trampolino di lancio per uno scrittore di talento.
Premi letterari
Difficile
scegliere a quale premio letterario partecipare, se ve ne sono oltre 1800. Come
scegliere? Prima occorre verificare la storia del concorso, la giuria, se si
danno premi in denaro… Tuttavia ci sono altri parametri importanti, che variano
a seconda delle sezioni. Parlando di narrativa edita, ad esempio, è importante
verificare se tra data di pubblicazione del bando, data di scadenza e data
della premiazione vi sia il tempo sufficiente per valutare i libri. È vero che
vi sono delle tecniche per leggere rapidamente, ma se un giurato deve valutare
300 romanzi, come fa se ha a disposizione un tempo limitato, diciamo, un paio
di mesi? Per la narrativa breve e per la poesia il tempo è meno tiranno,
tuttavia questo parametro ha il suo peso. Oltre il tempo, occorre vedere chi ha
vinto le edizioni anteriori e, se la giuria non cambia, si può avere una minima
idea di quali sono i criteri di valutazione, ma questo lo può fare solo un
autore esperto.
Sta di
fatto che vincere un premio, anche importante, non cambia la vita né aumenta la
visibilità, occorre insistere, vincerne diversi, perseverare, e non adirarsi se
non si è tra i vincitori.
Scrittori
Veniamo
al punto più importante, gli scrittori, o quelli che si definiscono tali. Se
all’inizio abbiamo parlato di un mercato non selettivo e di un numero
spropositato di opere pubblicate, dovremmo chiederci se tutte queste opere sono
valide o meno, e chi è il vero responsabile di questo sproposito. Spesso,
infatti, ciò che si pubblica non merita grande considerazione: è carta stampata
per soddisfare l’ego dello scrittore e per dare lavoro all’editore. Attenzione
però, questo è un danno terribile per la cultura perché opere di valore nuotano
in un immenso mare di mediocrità senza poter emergere mentre il mercato tende a
trattare allo stesso modo un capolavoro e un lavoro scadente, degradando
l’Opera a prodotto. Inoltre, nella maggior parte dei casi i lettori sono gli
amici e i parenti, e se spendono dieci euro per un libro, preferiscono quello
dell’amico o parente, a prescindere dal valore dell’Opera, a quello dell’autore
che probabilmente merita di emergere. Allora, cosa fare? Innanzi tutto l’autore
deve fare autocritica, perché deve pubblicare meno e pubblicare meglio. È
preferibile tenere un manoscritto nel cassetto piuttosto che pubblicarlo male.
Mai pubblicare con editori che ti danneggiano la reputazione e mai pubblicare
per forza o per vanità. Meglio aspettare il momento giusto, e nel frattempo
frequentare circoli e salotti per conoscere gente, scambiare opinioni e, alla
fine, trovare lettori critici prima di mandare il manoscritto a qualsiasi
editore. La critica, che non è né polemica né elogio timoroso, ci aiuta a
crescere. Meglio cestinare un lavoro immaturo e concentrarsi sul passo
successivo che pubblicarlo solo perché è la nostra creatura.
In
conclusione, il nostro lavoro di scrittori o di poeti è meraviglioso, ma
dobbiamo fare attenzione all’ego che ci trascina nel torbido mondo
dell’editoria piratesca, quando non addirittura nel fai da te, che non porta da
nessuna parte. Quindi, una volta che siamo certi del valore della nostra opera,
dovremo affrontare la scelta dell’editore e la scelta del concorso. Per fare
una scelta ponderata occorre informarsi, frequentare i circoli giusti per
saperne di più, condividere impressioni ed esperienze, insomma: fare un bagno
di umiltà e prepararsi ad imparare… e poi, una volta fatta la scelta, mettersi
in gioco e prepararsi anche ad accettare eventuali rifiuti, ricordando che è
meglio non pubblicare niente che pubblicare male.
Mi pare che Claudio Fiorentini faccia un discorso interessante, saggio e condivisibile, che offre il destro ad ampliamenti e approfondimenti. La mia sensazione, per stare al tema, è che oggi si scriva spesso prima ancora di pensare. Vi sono giovani che si buttano a comporre romanzi (non racconti!) con la sconsiderata audacia e la presunzione tipica della loro età, senza avere la più pallida idea di quale spessore culturale, creativo, linguistico occorra per un'impresa come questa. Ma anche i meno giovani a volte non usano la necessaria prudenza e cautela. Se poi ci si aggiungono editori incompetenti e, magari, votati al solo miserabile lucro, beh, allora diventa davvero difficile che qualche valido scrittore possa emergere nel mare magnum della mediocrità, se non addirittura dell'inconsistenza parolaia.
RispondiEliminaPasquale Balestriere
Osservazioni importanti, significative, condivisibili….i numeri degli aspiranti scrittori, premi letterari…sono implacabili…da far tremare i polsi.
RispondiEliminaLa sintesi finale “fare un bagno di umiltà e prepararsi ad imparare… e poi, una volta fatta la scelta, mettersi in gioco e prepararsi anche ad accettare eventuali rifiuti, ricordando che è meglio non pubblicare niente che pubblicare male.” auspicabile, credo nella direzione del Bandolo… Con tante riflessioni da fare e argomenti da approfondire: i circoli letterari… le buone frequentazioni, l’editing,l’autocritica…
Certo, se si riuscisse a conoscere noi stessi, le motivazioni profonde che inducono a scrivere, il nostro autentico livello culturale, il nostro valore letterario.. molti non intaserebbero il mercato editoriale, pur non dimenticando quali sviste macroscopiche hanno avuto gli editor ( anche di per sé grandi)…e i meccanismi della pubblicazione e del successo.
Carmina non dant panem. Questione davvero senza tempo se possiamo citare un adagio latino!: i rapporti degli scrittori coi loro editori, col pubblico, con le varie edizioni, le preoccupazioni economiche, i calcoli editoriali…sembrano risalire alla preistoria.
Penso a PASOLINI che scriveva a G. Spagnoletti:
“ Magna sta minestra / o salta sta finestra, dice un proverbio veneto….Ma Guanda, nella mia estrema inopia, è l’unica fontanella, e io sono costretto ad accontentarmi di quelle poche migliaia di lire che ne scorrono, e anzi esserne felice e grato al Cielo…Adesso Guanda mi propone la “Poesia popolare”: forse non ha torto né dal punto di vista commerciale né da quello culturale, ma io non sono molto entusiasta…Avrei invece quasi pronta, e pateticamente desiderata, l’antologia del Pascoli….Il monopolio del Pascoli ce l’ha Mondadori, e Guanda non è naturalmente disposto a comprarne i diritti: lo farebbe solo se Mondadori proponesse un prezzo di favore..”
Il caso più incredibile sembra quello del famosissimo-oggi- Andrea Camilleri, il quale, alla metà degli anni Settanta, “esasperato da continui rifiuti- Garzanti, Mondadori, Bompiani, Feltrinelli e altri, chiama Antonio Lalli, Poggibonsi, noto editore di libri a pagamento.
“Così Il corso delle cose di Camilleri uscì da Lalli nel 1978, nell’indifferenza più totale. Eppure Camilleri, ormai cinquantatreenne, era già docente al centro sperimentale di Cinematografia di Roma e all’ Accademia nazionale di Arte Drammatica e lavorava nei programmi culturali Rai . Oggi la prima edizione di Il corso delle cose è introvabile, e non esistono quotazioni…
Del resto anche Alda Merini pubblicò a pagamento La presenza di Orfeo, la sua opera di esordio, da Schwarz e, nel 1980, uscita da poco dall’ospedale psichiatrico, sola e abbandonata, si rivolse a Lalli per far uscire Destinati a morire. Oggi il libro non è disponibile sul mercato….
M.Grazia Ferraris
C’è chi pubblica di tutto pur di far cassa, facendo dei danni enormi e chi pur di vedersi in un libro pagherebbe qualsiasi cifra. Occorre senz'altro equilibrio e uno dei compiti dell’editore, oggi più che mai, è riabituare il lettore alla buona e sana lettura. Quante sfumature ci vorranno al raggiungimento di questo obiettivo? Naturalmente, qui nessuno si mette in cattedra. Tutti hanno diritto, se vogliono a far sentire la propria voce ma la responsabilità è enorme. D'altronde i cambiamenti più importanti nella storia, sono arrivati sempre dalla parte che non ti aspetti. Il successo poi, dipende da molti fattori. Intanto occorre un buon lavoro, poi una buona promozione sia da parte dell’editore che da parte dell’autore. Presentazioni, reading o quant'altro, possono aiutare. I social network e i blog letterari seri, anche. E nondimeno i Circoli culturali e le associazioni.
RispondiEliminaPatrizia Stefanelli
Per quello che attiene alla mia esperienza personale posso assicurare che anche leggendo le opere che ha in catalogo e frequentando circoli e salotti, parlando anche con addetti ai lavori e scambiando impressioni, talvolta non si conosce davvero l'editore, si riporta un'impressione errata e si prendono egualmente delle "belle fregature". Riporto le parole di Claudio: " Mai pubblicare con editori che ti danneggiano la reputazione". Per il resto, pienamente d'accordo con lui: ho sempre fatto leggere le mie opere inedite a più "addetti ai lavori" prima di pubblicarle e leggo più di 10 libri l'anno degli autori ignorati dalle grandi case editrici! Del resto, è mia ferma convinzione che "leggere è indispensabile per saper scrivere"! Grazie Claudio per questi interessantissimi spunti di conversazione e riflessione. Ester Cecere
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