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martedì 14 aprile 2015

N. PARDINI: LETTURA DI "LA MEMORIA E' UN GRANO DI SALE" DI G. CECCAROSSI




Giannicola Ceccarossi: La memoria è un grano di sale. Ibiskos Uivieri. Empoli. 2015. Pg. 52

Una poesia snella, agevole, semplicemente complessa quella di Giannicola Ceccarossi. Una poesia in cui il verso segue docile ed ondivago i pensamenti, le meditazioni, e le inarcature emotive della vita. La memoria è un grano di sale il titolo e tre le sottosezioni: … e io volo dove non sono; non fruscìo d’erbe; e infiniti sono gli attimi. Sembra quasi che il Nostro, con un climax di note etimo-intimistiche, voglia iniziare da quelle che sono le ristrettezze e le insoluzioni del presente, per allungare sguardi ad attimi infiniti, a voli che superino la siepe del nostro esistere. Il titolo stesso fa da prodromico incipit, da apriporta a questa silloge carica di inquietudini umane, di azzardi esplorativi, di plurali espansioni, confessati con una metaforicità di grande valenza poetica. C’è tutto il vivere, con la polimorfica substantia della sua presenza: l’amore, la memoria, il sale che brucia sulle ferite, il panismo meditativo e simbolico, la realtà con le aporie del suo proporsi, e la visione di un tempo che lascia alle spalle un senso di nostalgica saudade. D’altronde la memoria ha una duplice valenza sul fatto di esser-ci: da una parte si pone come rifugio edenico per un animo in cerca di belle stagioni e di presenze alla cui scomparsa è difficile potersi rassegnare; dall’altra come motivo che implacabile segna il passo verso un futuro incerto:
(…)
Permane così la solitudine
a travolgermi e a grandine
Diventeremo voci sconosciute
e l’anima non avrà ricordi (Spero non accada ancóra)

verso la coscienza di un tempo che tutto dissolve lasciando però voci che vincono l’oblio e che si traducono in terriccio fertile per bocci di poesia:

Non conosco il tempo
che mi lascerà questo fiume
Nasconderò la mia ombra 
dietro rami di pesco
e aspetterò che il volo degli uccelli
smagli un brivido un bisbiglio
che mi porti lontano
Vicino a te
Ora la tua voce non è più (Vicino a te).

Un volo che tanto sa di fuga, di nostos, di ri-cerca, di eros e thanatos. Di quella complessità esistenziale che impreziosisce e tormenta; di quella melanconia che serba fragili sussurri:

(…)
e la malinconia mi serba fragili sussurri
Allora tra la nebbia dei vicoli
scorgo il tuo volto venirmi incontro
Per non addormentarmi solo (Per non addormentarmi solo).

E la realtà si fa talmente viva da riempire di sé l’anima di Ceccarossi; da sommergere nelle sue reti i ricordi che Egli vorrebbe visivi e tangibili, simboleggiati in profumi, colori,  immagini, suoni:

(…)
Il greto del fiume rovescia stami e ghiaia        
il gorgoglìo del mare mi piega
e sulle sponde terse e chiare
mi giungono gli aromi del cielo
In questo momento carezzo la tua voce
mentre i sepali della foschia
tornano a rinascere nel buio del silenzio (Almeno potessi ricordare!).

Un canzoniere d’amore. Un “poema” che brilla di luce propria e che fa del sentimento dei sentimenti un motivo di vita, un gioco di ossimorici contrasti: speranza, delusione; nostalgia abbandono; amore e morte; fughe e ritorni.
Ma è lo sguardo del Poeta, quello zeppo di luce, di fulgore per tutto ciò che in lui vive, a  vincere sul tutto; a fare della natura un palpito che grida con dolcezza la voglia dell’oltre:

Mentre tutto riluce
la pioggia rasenta le bordure dei platani
l’allegria degli uccelli invade il cielo
e già oltre è il mio sguardo (E in questo luogo).
 
E tutto sarà chiaro con le ombre che si dileguano. E d’argento si faranno le stagioni:

(…)
Ma quando le cicale
canteranno le ombre che si dileguano
e che argentano le mie stagioni
allora – e solo allora –
saprò dove vanno a morire le nuvole

E sarò con loro (Allora – e solo allora -)

Nazario Pardini

5 commenti:

  1. Veramente pregevole questo ultimo lavoro (che ho il piacere di avere davanti) di Giannicola Ceccarossi, per la levità della versificazione e per la profondità del sentire. Il tutto teso a immagini di un futuro sconosciuto (e a volte paventato) attraverso immagini del " qui ed ora". "Non so se avrò inattesi abbagli / e se i miraggi mi ghermiranno all'improvviso". "Ho paura dei pensieri che mi colpiscono / delle ferite che hanno grani d'acero". "Finalmente potrò urlare / al buio che scompare". E certo Ceccarossi ha un'anima forte e ricca di sostenuta sensibilità, quando in lui "si agita / un fuoco lento continuo e disperato / che mi dispensa solo un margine di cielo / ancora per sospirare e credere". E certo, il desiderio si compie improvviso quando la presenza del poeta si trova "a lesinare ore come chicchi di luna / e ad augurarmi che un alito di vento / mi sollevi verso le nuvole" che egli saprà dove andranno a morire. Cosa ci vuole a volare col vento? Complimenti vivissimi all'autore e al sontuoso commento di Nazario Pardini.
    Umberto Cerio

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    1. Caro Umberto Cerio, oggi ho avuto il piacere di leggere il tuo valido commento sul mio "La memoria è un grano di sale". Ne sono rimasto molto lieto.
      Grazie, Umberto.
      Giannicola Ceccarossi

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  2. Carissimo Nazario, ti sono molto grato per le attente, rigorose parole che hai voluto spendere sul mio "La memoria è un grano di sale". Oggi la giornata per me è più chiara, fulgente, ricca di speranza per il mio percorso. Grazie, caro amico, grazie.
    Un abbraccio affettuoso
    Giannicola Ceccarossi

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  3. Davvero molto interessante il giudizio critico di Nazario Pardini all'ultimo libro del poeta Giannicola Ceccarossi, LA MEMORIA E' UN GRANO DI SALE, per il quale l'Autore non poteva trovare un titolo migliore. Anche l'immagine di copertina, 'La persistenza della memoria' - opera di Salvador Dali, sembra fatta apposta per rappresentarne il contenuto poetico.

    Nella sua accurata analisi, l'illustre prefatore Antonio Bonchino descrive questa 'ars poetandi' come un autorevole poema decorativo paragonandolo ai dipinti di Gustav Klimt mentre, nella postfazione, lo considera un poema 'mistico', ricordandoci pure che Giorgio Bàrberi Squarotti ne parlò come fosse 'visionarietà metaforica'.
    Dopo la prima poesia, in cui il poeta si sente giovane poiché "i deliri degli anni / colmano di rugiada il mio sonno", nel prosieguo egli aspetta "il volo degli uccelli" "mentre in cielo già partono stormi di foglie " "come ali di farfalle / che si specchiano nel riverbero del sole".
    Ogni poesia sembra la continuazione della precedente e, via via che m'inoltro nel bosco poetico di Giannicola, mi perdo nella staticità di questi alberi così insoliti e dissimili da quelli che già avevo imparato a conoscere ed a frequentare. Qui, incontro "anime vaganti / che attendono incredule / lo sbocciare delle gemme", poi vedo che "si agita / un fuoco lento continuo e disperato / che mi dispensa solo un margine di cielo" e confido "che un alito di vento / mi sollevi verso le nuvole".
    Il poema si compone di tre sezioni: nella prima, l'Autore "insegue quella luce che non muore mai"; prosegue dicendo "Addio al giorno che si piega" quindi s'avvia verso una dimensione dove "infiniti sono gli attimi" del Tempo, eterne le "radure" dello Spazio e la memoria è un grano di sale.
    Ti ringrazio di cuore, caro amico Giannicola, del tuo prezioso dono che ho letto con vero piacere.
    Maria Ebe

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  4. Grazie alla poetessa Maria Ebe Argenti per questa sua nota, bellissima, alla mia pubblicazione. Grazie per le tue affettuose e sincere parole.
    Giannicola Ceccarossi

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