In libreria per la casa editrice Della
Porta il saggio di Fabio Galvano, corrispondente della«Stampa» a
Mosca negli ultimi anni dell'URSS
Gli ultimi anni dell'Unione Sovietica rivivono nelle corrispondenze del
giornalista Fabio Galvano, testimone a Mosca degli avvenimenti che hanno posto
fine al più grande impero della storia. La rovinosa caduta dell'URSS, l'esplosione che a 74 anni dalla Rivoluzione
d'ottobre segnò la fine del grande impero, ebbe subito nel sentimento popolare
un capro espiatorio: Michail Gorbačëv. Ancora oggi i russi e persino gli
analisti e gli storici di mestiere considerano Gorbačëv il principale
responsabile dei mali che tagliarono le gambe alla superpotenza
sovietica. Ma i segnali della rovinosa caduta c'erano già negli anni
in cui Andropov, Černenko e Gorbačëv si susseguirono al potere. Fabio
Galvano, attingendo alle sue 1951 corrispondenze, scritte proprio in
quegli anni per il quotidiano «La Stampa», scrive un libro che racconta come quel
drammatico futuro dell'Unione Sovietica già trasparisse inconsciamente in
quelle pagine. Attraverso i tre imponenti e indimenticabili funerali sulla
Piazza Rossa Fabio Galvano riprende il filo conduttore delle lotte interne e
delle miserie di un colosso che andava nello spazio ed era capace di una
catastrofe nucleare ma non era in grado di rifornire i negozi di generi
alimentari.
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