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venerdì 22 maggio 2015

ROBERTO DE LUCA: "GIORNI DIVERSI" DI PAOLO BUZZACCONI



Paolo Buzzacconi Giorni  Diversi


Basterebbe il titolo a sintetizzare e ad estrapolare il senso che pervade per intero questa silloge. Il titolo di un libro non è altro che una cucitura operata sullo stesso a mò di chiusura  ed è il sigillo atto a mettere il lettore nell’ottica giusta per affrontarne il contenuto. Salta     agli occhi che Giorni diversi è  un titolo ambivalente e si manifesta apertamente in due significati ben distinti, ma  ampiamente convergenti tra di loro. Di   versi perché sono giorni in cui spira il vento della poesia intesa come ricerca di quel lato della vita in cui la psiche ha bisogno di penetrare e di scindere e di aprire quelle strutture che si nascondono dietro le apparenze, dietro le maschere, quindi dentro di noi; e Diversi perché, benché siano vissuti ognuno dietro l’altro, in fila indiana e siano apparentemente tutti uguali, sono  al contempo ognuno ben distinto dall’altro  in virtù della sostanza, perché siamo  in grado ( e questa è una delle cose che escono prepotentemente da questa raccolta)  di recepire ogni attimo e ogni giorno di questo nostro esistere come nuova esperienza, ma anche come nuova fonte di riflessione e di spunto per gustare la vita in ogni suo aspetto... e questo accade soprattutto in un  animo vivo e ricettore, come può essere quello di un poeta, nel caso, come quello del nostro autore.  Come dice egli stesso nella sua nota introduttiva, qui le liriche non sono divise in sezioni, a seconda dell’argomento trattato, ma sono così, diffuse tra le pagine seguendo un  percorso dettato più dall’istinto che dalla ragione stessa, chiamando in causa l’ordine casuale del vissuto.  Claudio Porena, nella sua prefazione in cui affonda la penna nel senso  generale del libro e non tanto in quello di ogni singolo componimento,  parla del Cuore, e lo fa a ragion veduta, dato che, se esiste un argomento che accomuna tra loro queste liriche, è proprio il cuore e le sue ragioni, e il sentimento che scaturisce dal sentire la vita in un certo modo.
...Ma nella testa abbiamo dei confini
che il cuore non riesce a superare,
delle distese fatte di silenzi
che non sappiamo ancora attraversare.
Così anche se in fondo siamo uguali
noi continuiamo ad essere stranieri.   
Ecco, in questa poesia intitolata Stranieri, di cui questo è un estratto, Paolo ci parla di un cuore un po’ a disagio e di quanto si possa essere stranieri tra la gente e in mezzo al mondo stesso. In questa silloge il percorso del cuore è vero  che passa attraverso il personale, attraverso l’innamoramento, ma è anche vero che si snoda tra  innumerevoli  argomenti, tra cui  il sociale appunto, come in questo caso, in cui questa cospicua parte della nostra sfera personale, pur senza mai scomparire, sembra arrendersi di fronte alla supremazia, a volte maligna, che possiede la mente,  di porre confini e barricate tra noi e il prossimo. Come dicevamo prima, facendo riferimento alla semina più o meno casuale di questi bellissimi canti, sfogliando questo libro, ci si rende conto pian piano che percorrendo il nostro sentiero di lettura, cioè  l’itinerario tracciato da Paolo, avremo modo di incontrare, spesso e volentieri,  uno stesso argomento trattato in modo diverso (ovviamente)  ma con delle assonanze che ricordano e si ricollegano al brano che avevamo letto precedentemente, facendo si che in questo modo si crei  un’insospettata e piacevole omogeneità che percorre tutto il libro. E’ il caso appunto ( ma ce ne sono molti altri) che si riscontra tra la lirica appena citata, ossia Stranieri, e l’altra, intitolata Viaggiatori distratti, che si trova a una cinquantina di pagine di distanza . Entrambe, a mio avviso, parlano di ciò che parte dal cuore ma che, per ragioni anche diverse, è costretto a rimanere a sedimentare dentro di noi .
...Ma invece di donarci fino in fondo
noi ci spogliamo di quello che siamo
e nudi ci gettiamo in pasto al mondo.
Cerchiamo tra le stelle ciò che abbiamo
e ansiosi di sfruttare ogni secondo
nemmeno ci accorgiamo che viviamo.
Ed era inevitabile che, leggendo questo libro, mi venisse in mente qualcosa che mi riguarda da vicino.  - Segui il tuo cuore e non sbaglierai mai...-  mi disse un giorno  una persona a me carissima, che era stata mia maestra alle elementari e ora posso dire che aveva ragione, anche se, quello indicato dal cuore,  spesso, non è assolutamente un percorso facile. Dipende anche dal nostro approccio con noi stessi e con gli altri, da ciò che ci permette di vivere al meglio il nostro naturale modo di essere e se siamo predisposti a far passare l’esistenza prima per il cuore, a filtrarla e poi trasmetterla al cervello o viceversa. Nella poesia di Paolo Buzzacconi, questo vento incessante che viene dal cuore, è portatore di percezioni in presa diretta sulla vita, di sguardi, di momenti afferrati con estrema facilità e maestria dal nostro autore, che non cessa mai la sua ricerca di umanità  nel mondo circostante, a volte abilmente circostanziato e racchiuso nelle liriche.  Grande altalena di argomenti dunque e in questo fitto bosco fatto di amore, di ricordi legati a questo sentimento, di pensieri per l’amicizia, di prese di coscienza sul lento divenire del tempo, che tutto trasforma, di giuste osservazioni sul modo di gestire il potere da parte di alcuni( cito Open Space)  è facile addentrarsi con la lettura, ma non lo è altrettanto se si vuol guardare al testo con occhio critico cercando di catalogare e di rimettere un certo ordine, anche se non è necessario, tra le varie composizioni. Sta al lettore farlo e solo lui può avere accesso all’omogeneità intrinseca nel testo, la quale è dovuta sì al Cuore, ma anche all’aspetto stilistico della poesia di Paolo, che tra le rime tende a chiudere, con un filo che solo lui conosce (e che credo abbia lavorato molto per trovarlo) i pensieri, che sono vivi e portatori della sua realtà, con frasi e parole che chiudono continuamente dei cerchi e in un certo senso confezionano la purezza del suo sguardo. Ad esempio di questo, ma potremmo citarne molte altre,  vorrei portare la lirica intitolata Nel cuore:
Cercavo negli sguardi della gente
la forza per non cedere al dolore.
Nelle risate allegre dei bambini
la leggerezza per poter sognare.
Per anni, sai, ho aspettato che l’amore
fermasse un giorno nella mia stazione.
E invece avevo già tutto nel cuore.
Qui c’è la constatazione di uno stato di fatto, di un modo di essere che si esprime anche nel restare sorpresi da se stessi, nell’esserne fieri e nel meravigliarsi di fronte alla bellezza dell’essere Uomo. E’ essere inconsapevoli del potenziale che abbiamo dentro. Paolo, è come se fosse fermo a una stazione avvolta nella nebbia, ad aspettare il suo treno per poi accorgersi , una volta salito, che  non c’è altro che l’immagine riflessa di ciò che egli stesso aveva già dentro, e gioire di questo incontro.
Poi ci  sono poesie, come quella intitolata Un uomo onesto, che ci fanno sentire bene al solo leggerle, perché da esse si percepisce la vicinanza dell’autore a qualcosa da recuperare e a cui ridare la giusta inquadratura   nel mondo, e ce ne sono altre, come Un cielo blu, che trattano con sentimento un tema di grande attualità, che dovrebbe essere di grande vergogna per il genere umano( il maltrattamento delle donne). Queste poesie parlano da sole e non c’è che da leggerle e riflettere, restando graziati dalla solidarietà tendente ad un mondo più colmo di speranza.  Anche gli urli di dolore posseggono, tra un componimento e l’altro, toni differenti, il raggio d’azione del poeta abbraccia diverse realtà e si allarga da un campo all’altro a scovare i mali spesso nascosti a stento. Si va da una visione più concentrata sulle singole realtà a una più generalizzata, che pone gli accenti sull’umanità intera potremmo dire, o intrinseca alla realtà italiana.  E’ il caso di poesie come Avviso ai passeggeri, Gente di strada e Baraonda. Ma a uno sguardo ancora più attento su quest’ opera, ci si accorge che essa contiene numerosissime particolarità  che meritano di essere visitate perché aprono continuamente nuove vie, ognuna dentro l’altra, come scatole cinesi. Una delle cose che affascinano, ed è questa una dote abbastanza rara a mio avviso, è quella capacità di saper cogliere l’attimo e gettarlo tra le pagine così com’è. Paolo ad un tratto dimentica tutto, ma proprio tutto, e si lascia andare ai suoi momenti ‘magici’. Parliamo di tutto ciò che riesce a suscitare una scintilla nell’animo del poeta, di qualcosa che accade e innesca una rapida successione di immagini e  sensazioni che spesso provengono anche dal passato e che, per una strana alchimia, si ricollegano al presente dando vita a veri e propri momenti di grazia. La difficoltà non sta tanto nel catturare simili momenti, perché quelli nascono spontanei, ma nel saperli trascrivere usando le parole e i concetti giusti, come riesce al nostro autore in poesie come Innamorati, Fiori d’asfalto, La passeggiata, Meriggio, Riflesso, Un po’ di più, Vento...
Aggiungerei poi che si diventa originali solo nel momento in cui si riesce ad essere se stessi sulle pagine, lontani dai luoghi comuni e da alcune banalità che sono sempre dietro l’angolo.
Altrettanto particolare e, oserei dire, originale, è poi quel suo modo dolcissimo e profondo, quanto mai vero, di interpretare il mondo dei più piccoli e di trascrivere l’inconsapevolezza dei bambini nell’essere, a loro volta, interpreti del loro universo fatto di sogni e di stelle che poi svaniranno.
 Per concludere questa mia lettera, restando in quest’ambito,  citerei per intero una piccola poesia che riassume questa capacità di attingere dall’infanzia, che è intesa  come un’epoca che precede l’età adulta lasciando in essa quei tesori nascosti che lui, il nostro autore,  ama spesso disseppellire e  proporre sulle sue pagine. Si tratta di  una poesia che parla di una serenità che finisce dove comincia la consapevolezza che, col tempo, abbiamo perduto non tanto quello che ci era caro, ma quanto quello che eravamo...
Mai più
Mai più troverai
nel tuo stupido cuore
la pace e la serenità

che vivono sospese nel sonno di un bambino.      Mai più…                

Roberto De Luca                

1 commento:

  1. Buongiorno, vorrei approfittare della preziosa ospitalità del professor Pardini per ringraziare tutti coloro che stanno condividendo con me le emozioni, i valori e le speranze che costituiscono la trama di questa mia silloge ed in particolar modo i miei due eccellenti relatori Luca Giordano e Roberto de Luca e gli amici Claudio Fiorentini e Maria Rizzi per i loro bellissimi commenti. Avere riscontro di essere capiti per ciò che si voleva è un momento di fondamentale importanza per chi scrive, il vero obbiettivo da raggiungere per poter poi tornare a cercare, fuori e dentro di noi. Se a tutto questo si aggiunge una valanga di sincero e profondo affetto davvero il dono che si riceve è di quelli che lasciano senza parole (cosa assai rara per un poeta!), assolutamente impossibile da ricambiare.
    Grazie ancora, dunque, a voi tutti e grazie soprattutto alla Poesia, che ci permette di conoscere la nostra parte migliore.
    Un caro saluto Paolo Buzzacconi

    p.s. e un ringraziamento particolare al professor Nazario Pardini che ogni giorno ci fa dono di questa splendida finestra sulla vita e sulla sua bellezza.

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