Paolo Buzzacconi Giorni
Diversi
Basterebbe il titolo a
sintetizzare e ad estrapolare il senso che pervade per intero questa silloge.
Il titolo di un libro non è altro che una cucitura operata sullo stesso a mò di
chiusura ed è il sigillo atto a mettere
il lettore nell’ottica giusta per affrontarne il contenuto. Salta agli occhi che Giorni diversi è un titolo
ambivalente e si manifesta apertamente in due significati ben distinti, ma ampiamente convergenti tra di loro. Di versi perché sono giorni in cui spira il vento della poesia intesa come ricerca di
quel lato della vita in cui la psiche ha bisogno di penetrare e di scindere e
di aprire quelle strutture che si nascondono dietro le apparenze, dietro le
maschere, quindi dentro di noi; e Diversi
perché, benché siano vissuti ognuno dietro l’altro, in fila indiana e siano
apparentemente tutti uguali, sono al
contempo ognuno ben distinto dall’altro in virtù della sostanza, perché siamo in grado ( e questa è una delle cose che
escono prepotentemente da questa raccolta) di recepire ogni attimo e ogni giorno di
questo nostro esistere come nuova esperienza, ma anche come nuova fonte di
riflessione e di spunto per gustare la vita in ogni suo aspetto... e questo
accade soprattutto in un animo vivo e
ricettore, come può essere quello di un poeta, nel caso, come quello del nostro
autore. Come dice egli stesso nella sua
nota introduttiva, qui le liriche non sono divise in sezioni, a seconda
dell’argomento trattato, ma sono così, diffuse tra le pagine seguendo un percorso dettato più dall’istinto che dalla
ragione stessa, chiamando in causa l’ordine casuale del vissuto. Claudio Porena, nella sua prefazione in cui
affonda la penna nel senso generale del
libro e non tanto in quello di ogni singolo componimento, parla del Cuore, e lo fa a ragion veduta,
dato che, se esiste un argomento che accomuna tra loro queste liriche, è
proprio il cuore e le sue ragioni, e il sentimento che scaturisce dal sentire
la vita in un certo modo.
...Ma nella testa abbiamo dei confini
che il cuore non riesce a superare,
delle distese fatte di silenzi
che non sappiamo ancora attraversare.
Così anche se in fondo siamo uguali
noi continuiamo ad essere stranieri.
Ecco, in questa poesia
intitolata Stranieri, di cui questo è
un estratto, Paolo ci parla di un cuore un po’ a disagio e di quanto si possa
essere stranieri tra la gente e in mezzo al mondo stesso. In questa silloge il
percorso del cuore è vero che passa
attraverso il personale, attraverso l’innamoramento, ma è anche vero che si
snoda tra innumerevoli argomenti, tra cui il sociale appunto, come in questo caso, in
cui questa cospicua parte della nostra sfera personale, pur senza mai
scomparire, sembra arrendersi di fronte alla supremazia, a volte maligna, che
possiede la mente, di porre confini e
barricate tra noi e il prossimo. Come dicevamo prima, facendo riferimento alla
semina più o meno casuale di questi bellissimi canti, sfogliando questo libro,
ci si rende conto pian piano che percorrendo il nostro sentiero di lettura,
cioè l’itinerario tracciato da Paolo,
avremo modo di incontrare, spesso e volentieri,
uno stesso argomento trattato in modo diverso (ovviamente) ma con delle assonanze che ricordano e si
ricollegano al brano che avevamo letto precedentemente, facendo si che in
questo modo si crei un’insospettata e
piacevole omogeneità che percorre tutto il libro. E’ il caso appunto ( ma ce ne
sono molti altri) che si riscontra tra la lirica appena citata, ossia Stranieri, e l’altra, intitolata Viaggiatori distratti, che si trova a
una cinquantina di pagine di distanza . Entrambe, a mio avviso, parlano di ciò
che parte dal cuore ma che, per ragioni anche diverse, è costretto a rimanere a
sedimentare dentro di noi .
...Ma invece di donarci fino in fondo
noi ci spogliamo di quello che siamo
e nudi ci gettiamo in pasto al mondo.
Cerchiamo tra le stelle ciò che abbiamo
e ansiosi di sfruttare ogni secondo
nemmeno ci accorgiamo che viviamo.
Ed era inevitabile che,
leggendo questo libro, mi venisse in mente qualcosa che mi riguarda da
vicino. - Segui il tuo cuore e non
sbaglierai mai...- mi disse un
giorno una persona a me carissima, che
era stata mia maestra alle elementari e ora posso dire che aveva ragione, anche
se, quello indicato dal cuore, spesso, non
è assolutamente un percorso facile. Dipende anche dal nostro approccio con noi
stessi e con gli altri, da ciò che ci permette di vivere al meglio il nostro
naturale modo di essere e se siamo predisposti a far passare l’esistenza prima per
il cuore, a filtrarla e poi trasmetterla al cervello o viceversa. Nella poesia
di Paolo Buzzacconi, questo vento incessante che viene dal cuore, è portatore
di percezioni in presa diretta sulla vita, di sguardi, di momenti afferrati con
estrema facilità e maestria dal nostro autore, che non cessa mai la sua ricerca
di umanità nel mondo circostante, a
volte abilmente circostanziato e racchiuso nelle liriche. Grande altalena di argomenti dunque e in
questo fitto bosco fatto di amore, di ricordi legati a questo sentimento, di
pensieri per l’amicizia, di prese di coscienza sul lento divenire del tempo,
che tutto trasforma, di giuste osservazioni sul modo di gestire il potere da
parte di alcuni( cito Open Space) è facile addentrarsi con la lettura, ma non lo
è altrettanto se si vuol guardare al testo con occhio critico cercando di catalogare
e di rimettere un certo ordine, anche se non è necessario, tra le varie
composizioni. Sta al lettore farlo e solo lui può avere accesso all’omogeneità
intrinseca nel testo, la quale è dovuta sì al Cuore, ma anche all’aspetto
stilistico della poesia di Paolo, che tra le rime tende a chiudere, con un filo
che solo lui conosce (e che credo abbia lavorato molto per trovarlo) i
pensieri, che sono vivi e portatori della sua realtà, con frasi e parole che chiudono
continuamente dei cerchi e in un certo senso confezionano la purezza del suo
sguardo. Ad esempio di questo, ma potremmo citarne molte altre, vorrei portare la lirica intitolata Nel cuore:
Cercavo negli sguardi della gente
la forza per non cedere al dolore.
Nelle risate allegre dei bambini
la leggerezza per poter sognare.
Per anni, sai, ho aspettato che l’amore
fermasse un giorno nella mia stazione.
E invece avevo già tutto nel cuore.
Qui c’è la constatazione
di uno stato di fatto, di un modo di essere che si esprime anche nel restare
sorpresi da se stessi, nell’esserne fieri e nel meravigliarsi di fronte alla
bellezza dell’essere Uomo. E’ essere inconsapevoli del potenziale che abbiamo
dentro. Paolo, è come se fosse fermo a una stazione avvolta nella nebbia, ad
aspettare il suo treno per poi accorgersi , una volta salito, che non c’è altro che l’immagine riflessa di ciò
che egli stesso aveva già dentro, e gioire di questo incontro.
Poi ci sono poesie, come quella intitolata Un uomo onesto, che ci fanno sentire
bene al solo leggerle, perché da esse si percepisce la vicinanza dell’autore a
qualcosa da recuperare e a cui ridare la giusta inquadratura nel mondo, e
ce ne sono altre, come Un cielo blu,
che trattano con sentimento un tema di grande attualità, che dovrebbe essere di
grande vergogna per il genere umano( il maltrattamento delle donne). Queste
poesie parlano da sole e non c’è che da leggerle e riflettere, restando
graziati dalla solidarietà tendente ad un mondo più colmo di speranza. Anche gli urli di dolore posseggono, tra un
componimento e l’altro, toni differenti, il raggio d’azione del poeta abbraccia
diverse realtà e si allarga da un campo all’altro a scovare i mali spesso
nascosti a stento. Si va da una visione più concentrata sulle singole realtà a
una più generalizzata, che pone gli accenti sull’umanità intera potremmo dire,
o intrinseca alla realtà italiana. E’ il
caso di poesie come Avviso ai passeggeri,
Gente di strada e Baraonda. Ma a
uno sguardo ancora più attento su quest’ opera, ci si accorge che essa contiene
numerosissime particolarità che meritano
di essere visitate perché aprono continuamente nuove vie, ognuna dentro l’altra,
come scatole cinesi. Una delle cose che affascinano, ed è questa una dote abbastanza
rara a mio avviso, è quella capacità di saper cogliere l’attimo e gettarlo tra
le pagine così com’è. Paolo ad un tratto dimentica tutto, ma proprio tutto, e
si lascia andare ai suoi momenti ‘magici’. Parliamo di tutto ciò che riesce a
suscitare una scintilla nell’animo del poeta, di qualcosa che accade e innesca
una rapida successione di immagini e sensazioni
che spesso provengono anche dal passato e che, per una strana alchimia, si
ricollegano al presente dando vita a veri e propri momenti di grazia. La
difficoltà non sta tanto nel catturare simili momenti, perché quelli nascono
spontanei, ma nel saperli trascrivere usando le parole e i concetti giusti,
come riesce al nostro autore in poesie come Innamorati,
Fiori d’asfalto, La passeggiata, Meriggio, Riflesso, Un po’ di più, Vento...
Aggiungerei poi che si
diventa originali solo nel momento in cui si riesce ad essere se stessi sulle
pagine, lontani dai luoghi comuni e da alcune banalità che sono sempre dietro
l’angolo.
Altrettanto particolare e,
oserei dire, originale, è poi quel suo modo dolcissimo e profondo, quanto mai vero,
di interpretare il mondo dei più piccoli e di trascrivere l’inconsapevolezza
dei bambini nell’essere, a loro volta, interpreti del loro universo fatto di
sogni e di stelle che poi svaniranno.
Per concludere questa mia lettera, restando in
quest’ambito, citerei per intero una
piccola poesia che riassume questa capacità di attingere dall’infanzia, che è intesa
come un’epoca che precede l’età adulta
lasciando in essa quei tesori nascosti che lui, il nostro autore, ama spesso disseppellire e proporre sulle sue pagine. Si tratta di una poesia che parla di una serenità che
finisce dove comincia la consapevolezza che, col tempo, abbiamo perduto non
tanto quello che ci era caro, ma quanto quello che eravamo...
Mai più
Mai più troverai
nel tuo stupido cuore
la pace e la serenità
che vivono sospese nel sonno di un bambino. Mai più…
Roberto De Luca
Buongiorno, vorrei approfittare della preziosa ospitalità del professor Pardini per ringraziare tutti coloro che stanno condividendo con me le emozioni, i valori e le speranze che costituiscono la trama di questa mia silloge ed in particolar modo i miei due eccellenti relatori Luca Giordano e Roberto de Luca e gli amici Claudio Fiorentini e Maria Rizzi per i loro bellissimi commenti. Avere riscontro di essere capiti per ciò che si voleva è un momento di fondamentale importanza per chi scrive, il vero obbiettivo da raggiungere per poter poi tornare a cercare, fuori e dentro di noi. Se a tutto questo si aggiunge una valanga di sincero e profondo affetto davvero il dono che si riceve è di quelli che lasciano senza parole (cosa assai rara per un poeta!), assolutamente impossibile da ricambiare.
RispondiEliminaGrazie ancora, dunque, a voi tutti e grazie soprattutto alla Poesia, che ci permette di conoscere la nostra parte migliore.
Un caro saluto Paolo Buzzacconi
p.s. e un ringraziamento particolare al professor Nazario Pardini che ogni giorno ci fa dono di questa splendida finestra sulla vita e sulla sua bellezza.