Il
romanzo “L’Esatto contrario” – Rizzoli Edizioni – di Giulio Perrone ha una
sinossi, che trae in inganno, in quanto non consente di immaginare che possa
trattarsi di un noir. Lo definisco così, perché risolve senza la chiarezza
esplicativa del giallo. Si evince chi
é il manovratore dell'intera storia, ma,
in apparenza, non é il protagonista a risolvere, nelle vesti del giornalista, che si inventa investigatore privato.
Poderoso
l'impianto dell'Opera. La figura di Riccardo, il protagonista, incarna uno dei trentacinquenni tipici di quest'era 'liquida, per dirla con
il sociologo Baumann': privo di prospettive chiare, pigro, incapace di portare avanti una
relazione... fedele alla regola dell'hic
et nunc..' , attratto da tutte le donne che abbiano qualcosa di sensuale, in
sintesi, precario: nel lavoro, nel modo di vivere, nei rapporti.
La
storia lo spinge a voler assumere delle responsabilità, a scoprirsi diverso
dall'uomo che ha sempre creduto e dimostrato di essere. Ha intuizioni
brillanti, segue il filo delle vicende con acume e perseveranza e si trova ad
annodare i fili di una vicenda che presenta solo punti deboli e buchi neri.
Riesce
a sfidare la sua ancestrale volontà di tenersi fuori dai guai per dedizione a
un'esperienza lontana e platonica: Giulia, la studentessa di Giurisprudenza,
che lo coinvolse in un'attrazione più forte di quanto avesse realizzato al
momento, diviene il suo primo punto di forza
nella vita. Per merito suo trova la spinta a reagire alla redattrice di "Tuttogiallo" , giornale per il quale scrive recensioni di libri scadenti, che ha il carattere di un'autentica virago e sa di poterlo trattare come un burattino, tirando i fili tramite qualche assegno decoroso; trova la spinta a rinnegare le giornate dedicate alla Roma. al calcio in generale - altro elemento comune a troppi uomini della nostra società - e al dolce far niente nella casa che divide con due ragazzi in sub - affitto. Il legame a una ragazza, che ha solo baciato, induce a riflettere su quanto il passato non è morto e sepolto, in realtà non è neppure passato, per dirla con Faukner. Un piccolo accadimento
nella vita. Per merito suo trova la spinta a reagire alla redattrice di "Tuttogiallo" , giornale per il quale scrive recensioni di libri scadenti, che ha il carattere di un'autentica virago e sa di poterlo trattare come un burattino, tirando i fili tramite qualche assegno decoroso; trova la spinta a rinnegare le giornate dedicate alla Roma. al calcio in generale - altro elemento comune a troppi uomini della nostra società - e al dolce far niente nella casa che divide con due ragazzi in sub - affitto. Il legame a una ragazza, che ha solo baciato, induce a riflettere su quanto il passato non è morto e sepolto, in realtà non è neppure passato, per dirla con Faukner. Un piccolo accadimento
pregresso
può influenzare le scelte e i comportamenti e può arrivare a fagocitare il
presente.
Il
romanzo, tramite la tecnica del flash - back, presenta improvvisi, oscuri,
seduttivi momenti di narrazione dei delitti accaduti, lasciando i lettori
sospesi tra infiniti interrogativi e attribuendo i connotati di potenziali
colpevoli delle morti della giovane Giulia, del professor Morelli e del suo avvocato
difensore Fiorentini, a vari personaggi del testo, come si addice a un'Opera di
genere.
In più
presenta caratteristiche sociologiche e analizza i lati oscuri della Roma delle
periferie... dolce cagna che si lecca le ferite… L’Autore, infatti, ama attingere
dal laboratorio neo – realista per affrescare le strade, i condomini, le vite
in vetrina che si srotolano in quartieri come San Lorenzo, dando la dimensione
di quanto la vita in una metropoli sia frammentaria.
Giulio
Perrone mostra rare capacità di caratterizzare il protagonista e tutti i
personaggi che ruotano intorno alla storia. Si ha la sensazione che abbia attraversato
‘stanze e stanze di anni’ e sappia individuare i tratti salienti degli esseri
umani e, soprattutto, abbia imparato la difficile arte di non giudicare. Da verista ama i particolari, i dettagli e,
quando gli eventi lo richiedono, sa descrivere le situazioni, gli stati
d’animo, le solitudini con maestria. Ma il suo occhio, mai esterno alle
vicende, si posa carezzevole sulle figure che potrebbero destabilizzare, come
la coinquilina di Riccardo, che offre prestazioni sado – maso , o dello zio
Italo, che si esprime come un ‘coatto’ e vive ai margini della legalità,
attribuendo loro le caratteristiche di ‘deus ex machinae’ in molte situazioni e
mostrando, quindi, una pietas che convince e coinvolge.
Il
titolo “L’esatto contrario” può sembrare un rebus e in effetti, a lettura
ultimata, non ho pensato a legarlo al romanzo… Ma l’Autore attribuisce sempre
particolare valenza al titolo di un’Opera e non
si può
trascendere da esso, neanche quando ci si trova di fronte a un noir.
Ho
dato la mia personale, fallibile interpretazione, ovvero che fosse riferito al
protagonista e all’assassino. Entrambi si rivelano ‘l’esatto contrario’ di come
appaiono.
Lo
stile del testo è veloce, scattante, moderno, spesso sanguigno. Oserei dire che
nel leggerlo si comprende subito che è stato scritto da un uomo e mi assumo
tutte le responsabilità di quest’asserzione.
Per
concludere mi piace sottolineare che i libri come “L’esatto contrario” sono
come la vita: non finiscono mai del tutto…
Maria
Rizzi
Nessun commento:
Posta un commento