Maurizio Soldini collaboratore di Lèucade |
Tanti, innumerevoli i poeti che hanno affermato essere il bagaglio delle memorie il contenitore della vera esistenza. Luzi: “Noi siamo quello che ricordiamo/ il racconto è ricordo/ e ricordo è vivere”. Della realtà contingente ben poco conserviamo; è tutto ciò che si trasforma in immagine a costituire il vero percorso del nostro esser-ci; anche se frammentario, segmentato; tante schegge di una vicenda che, dopo un corpo a corpo accanito con il tempo, sono riuscite a scampare alla prepotenza delle sottrazioni; all’azzeramento di intimi sobbalzi con fidenti toni di metaforicità. Ed ecco l’alcova del memoriale, l’abbraccio edenico ad un groviglio di ritorni che il Poeta ri-vive come fosse momento di una verità dagli onirici abbrivi; d’altronde la poesia è l’unica arte che permette di visitare le segrete stanze dell’anima. E questo è il potere dell’immagine: catturare momenti di vita, immergerli nel patrimonio della nostra coscienza, e ri-darli alla luce con tale energia empatico-emotiva da farli serbatoio del canto; fiori a germogliare dopo lunga fecondazione: parafrasando Jules Renard, possiamo dire che “nella casa della poesia la stanza più grande è la sala d’attesa”, sì, quella sala in cui figurazioni fenomeniche restano a cuocere a puntino per tramutarsi in poesia; in questo caso eufonica narrazione, dacché le parole "Mostrano il loro legame con la musica... La parola nasce dal ritmo, come la musica. La poesia utilizza il ritmo in modo letterale e la filosofia, che non canta, si muove sulle tracce del ritmo e attraverso di esso vede. Vede il Ritorno. Vede l'Enigma" (Carlo Sini). La scussa realtà di per sé non sarà mai sufficiente a tramutarsi in poièin, a meno che non venga lucidata dall’inquietudine dei nostri perché; accompagnata da quella musicalità insita nelle parole che si fa corpo dei nostri incantamenti; o in sprazzi naturistici che dànno volto alle nostre cospirazioni epigrammatiche: mari di pèsca, colline di giada, amori rinati, venti di campo, sprazzi di vólti, orizzonti infiniti, spazi finiti. E qui: mare, via, libreria, profumi di libri, zio Carmelo, zia Mimma, lontane primavere sapide di salmastri, e di “impressioni di settembre”. Un susseguirsi di ricordi che il Poeta tende ad armonizzare; a compattare tramite il linguaggio del “Poema”; ad ordinare nella diacronica storia della loro persistenza e nella portata di un realismo lirico di memoria Capassiana; sì; di un Aldo Capasso che si era fatto promotore di quel Realismo lirico che aveva contagiato la metà del 900 letterario. Pur riconoscendo l’altra faccia della medaglia: quella che ha a che vedere con la brevità del nostro vivere, e che porta ad un confronto spietato con l’ora, con la inconsistenza del fatto di esistere: "Noi siamo cambiati", dice Pessoa, in una bellissima poesia dedicata a Lisbona: "Lisbona torno a rivederti, ma io non mi rivedo. Torno a rivederti, ma io non mi rivedo". L’impotenza di fronte al tempo di cui la memoria è testimone infallibile.
Lirica polivalente quella di Soldini, di plurale connotazione, di grande perlustrazione esistenziale che si snocciola in una architettura verbale e versificatoria intonata ad un dire fortemente ontologico; mai scade in becero passatismo, in melanconico e struggente memorare, cosa che spesso accade in tali tematiche.
Nazario Pardini
il
mare distava poco e niente dalla via
nella
quale c'era la libreria e io nuotavo
tra
gli scaffali e le ore si sfogliavano
con la
decenza di un acquisto pieno di vita
dall'apertura
alla chiusura in immersione
giravo
e leggevo imparavo e annusavo
la
carta preziosa impregnata di parole
quante
storie e quanti versi scivolavano
nel
piano della memoria e si posavano
mi
guadagnai la poesia del novecento
e
Sanguineti fu il primo maestro la regola
il mio
canone durato a lungo fino ad ora
il mio
riscatto da quei giorni d'estate
fu la
Letteratura della Garzanti era verde
economica
bella in scatola e cellophane
quanti
giorni passati con lena in libreria
non
c'era niente di più caro aprire e chiudere
passare
l'intera giornata nel negozio a mare
con
zio Carmelo mentre zia Mimma la cartomante
leggeva
le carte a normalisti e a gravide immaginarie
e il
sole irradiava la scacchiera lungomare
a
Livorno primi anni Settanta e l'adolescenza
cresceva
con le impressioni di settembre
Maurizio
Soldini
Roma,
16 settembre 2015
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