Claudio Fiorentini collaboratore di Lèucade |
Una
melodia che accoglie con grande forza emotiva la dualità dell’esistere: vita e
morte; eros e thanatos; un abbraccio simbiotico fra primavera e autunno; ma una
primavera che tiene già in sé i ricami rubino dell’ultima stagione, dacché
viviamo la morte dal primo giorno che siamo nati; e a farci compagnia fedele, e
coraggiosa, fino all’ultimo, è proprio la vita. Sì, verrà, e ti coglierà nel
momento che meno ti aspetti; senza curarsi della tua voglia di vivere:
Così, nel
frattempo, tra ora e chissà quando
I tuoi inutili
e spasmodici gesti
Altro non
saranno se non una danza al sole…
Versi che colgono
appieno il fatto di esistere, la precarietà della nostra stagione; un
parenetico invito a rispettarla, ad amarla così com’è; a ridimensionare i
nostri spasimi, le nostre accelerazioni, le nostre corse che ci fanno
tralasciare magari affetti, e abbracci di cui poi conserveremo un triste
ricordo di saudade e pentimenti.
Poi,
struggendoti nel pentimento
Sentirai che il
suo abbandono, chiuso nel tuo dir Basta!
Altro non sarà
che la presa di coscienza
Che la tua
vita, fedele, è stata in te fino alla fine
Mentre tu non
la vedevi, cieco nel volere altra vita che non fosse lei.
Allora, solo
allora, l’amerai chiedendole perdono
D’altronde è proprio la questione del tempo e della futilità
dell’esistere a creare nell’uomo momenti di disagio esistenziale. E Claudio con
l’ausilio di una poetica matura e saggia, con l’ausilio di uno stilema folto di
energia metaforico-allegorica, ci coinvolge emotivamente in questo suo
epigrammatico inno. Dacché di un vero inno si tratta, dal momento in cui
insiste sulla fedeltà della vita fino all’ultimo giorno della nostra storia:
Che la tua
vita, fedele, è stata in te fino alla fine
Mentre tu non
la vedevi, cieco nel volere altra vita che non fosse lei.
Allora, solo
allora, l’amerai chiedendole perdono
E poi verrà
Il buio.
Verrà il buio, ed avrà le tue cose; le più
gelose, le più care. Perché allora non accettarla? Non rispettarla in tutto il
suo essere? questo si chiede il poeta invitandoci a riflettere e ad amare: “Nec morti esse locum, sed viva volare sideris in numerum
atque alto succedere caelo” (Per la morte non c'è spazio, ma le vite volano e
si aggiungono alle stelle nell'alto cielo - Virgilio, Georgiche , IV, 226-7).
Nazario Pardini
Verrà…
Verrà, tu dici,
Come la morte
Senza curarsi della tua voglia di vivere.
Verrà, tu dici,
Non occorre attendere perché a nulla
varranno le tue ansie…
Già, attendere:
Se nell’attesa ti riempi di vita un nuovo
giorno sarà il Giorno
E sebbene tu non faccia nulla per
accoglierne l’eco
verrà.
Così, nel frattempo, tra ora e chissà
quando
I tuoi inutili e spasmodici gesti
Altro non saranno se non una danza al sole
Una ribellione alla pioggia
E un invito a lasciar che il tempo passi,
con tutte le sue menzogne.
Poi, quand’anche tu non abbia atteso,
Quando le tue labbra si schiuderanno in
una parola
Una soltanto
E la dirai: Basta! perché
altro non potrai dire
Allora la vedrai, in tutta la sua
lucentezza
E saprai che era stata sempre con te
e che non l’hai amata come avresti dovuto.
Poi, struggendoti nel pentimento
Sentirai che il suo abbandono, chiuso nel
tuo dir Basta!
Altro non sarà che la presa di coscienza
Che la tua vita, fedele, è stata in te
fino alla fine
Mentre tu non la vedevi, cieco nel volere altra
vita che non fosse lei.
Allora, solo allora, l’amerai chiedendole
perdono
E poi verrà
Il buio. (Claudio Fiorentini, 29 settembre
2015).
Claudio si é definito ermetico. Nel leggere la superba introduzione del Professor Pardini e, di seguito, il suo inedito, dissento ancora una volta.
RispondiEliminaL'ermetismo é altrove. Si tratta di una corrente poetica del '900, che per accrescere il potere di suggestione della poesia, usa un linguaggio oscuro e intenso, eliminando o trascurando i nessi logici e sintattici tradizionali.
In "Verrà", come nei versi della raccolta "Grido" io non ho rilevato questi aspetti. La lirica che ci sottopone oggi é il canto della vita. L'invito a credere nel giorno, a danzare nel sole, ad amare quanto si dovrebbe, perché, com'è scritto nel libro dell'esistenza, come disse il grande Pavese, la morte verrà comunque e avrà i nostri occhi... Bellissimo tributo alla Poesia!
Maria Rizzi
Una lettura attenta e puntualissima del nostro esistere sospeso sull'eterna irrisolta domanda del "dopo". Una lirica intensissima che ci coinvolge tutti. Bravo Claudio
RispondiEliminaVi è una forza straordinaria in questi versi, un richiamo alla vita. Un potente antidoto contro la tristezza!
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