Una
poesia energica, plurale, che fa dell’uomo un essere che soffre della sua
pochezza: “Presente passato futuro/ in fieri:/
futuro
divenuto presente/ già passato./…/Ne percepiamo parte/ tanto fuggente/ che
pur ferma appare”. Una ricerca emotivo-intellettiva che traduce agilmente
ambiti filosofici in spazi di poematica levatura; operazione difficile per un
filosofo dacché l’arte si ciba essenzialmente di sentimenti ed immagini; e la
filosofia di metodo e ragione. Ma il
Poeta si destreggia con maestria nel campo semantico-fonetico declinando i
quesiti esistenziali in significanti lirici di grande impatto estetico; parlare
di realismo lirico; di lirismo speculativo non è affatto azzardato, visti i
risultati sul campo. Non è la solita poesia di collinette verdi, campi fioriti,
o orizzonti pesca. Qui c’è il nocciolo, il focus; un contenuto solido che trova
soluzioni linguistiche e verbali disposte a concretizzare slanci meditativi. Ed
è umano, fortemente umano aspirare a qualcosa di più grande che ci elevi al di
là della ristrettezza del nostro vivere. Sebbene il Poeta si cibi del
particolare, della frantumata realtà, delle piccole cose, lo fa per farne un motivo di polisemica ed
universale elevazione. Sta qui l’energia positiva di queste poesie: nella
coscienza del poeta-uomo che vive il
tempo come clessidra, come fatto fuggitivo e inconsistente; e il presente come
dato inafferrabile e precario; ma sa, anche, che l’oggi l’ieri e il domani si
embricano indissolubilmente per dar luogo a magici stormi verso l’infinito: “Terra
aria/ acqua e fuoco/ son della vita gli elementi uniti/ cui la coscienza
umana/ fa esistenza/ con l’ universo
intero”.
Sì, c’è questa ascesi nei canti di Giosofatte
Frisina; questa epifanica palingenesi; una ossimorica contrapposizione fra
notte e giorno, fra rien et tout, fra l’Ordine e il Caos, fra luce e buio che
si risolve in una simbiotica fusione di contrari; in un terriccio fertile adatto
a far sbocciare i fiori del bel canto. Ed è in questa immagine del Bello, dell’Arte
che il Nostro trova la sua identità; la sua spinta verso l’oltre; verso il
superamento del fatto di essere umani soggetti ai vincoli dell’hic e dell’nunc: “Nella ricerca volta all’assoluto/ più lunghe
antenne/ inver l’arte distende/ che immagini e valori/ trasfigura./…/ Qual
sua natura/ magica trascende/ sì che non
lascia orma/ suscitando volatili pensieri/ esuli stormi verso l’ infinito”. E
il tutto in versi che accompagnano, con iconica visività, picchi contemplativi,
alimentandoli con tutta la loro ricchezza verbale; facendosi veri tatuaggi di
un’anima tesa all’eccelso: filosofia e poesia, ragione e sentimento in una
trasfigurazione ultraumana; in uno slancio verso l’universale.
Senza
principio e fine
forse è l’essere umano
pur rivolto ai confini della nostra realtà
Nazario
Pardini
FILOSOFIA DELL'
UBIQUITA'
Presente passato
futuro
in fieri:
futuro divenuto presente
già passato.
Ne percepiamo parte
tanto fuggente
che pur ferma appare.
Così volti
dell' universo al lembo
per affacciarci...:
nostra semantica
non ha più parola.
L’ UOMO
ULTRACOSMICO
Terra aria
acqua
e fuoco
son
della vita gli elementi uniti
cui
la coscienza umana
fa
esistenza
con
l’ universo intero.
Ed
anche oltre:
il
cosiddetto nulla
che
non c’è.
L’
UOMO E
LA SUA CROCE
Effetto
è l’ universo
non
prima causa quale
siede
in più “ grande solio”
di
là dell’ energia
equivalente
a massa
al
passo con la luce.
Solo
l’ uomo sa questo fino a contraria prova.
Così “
colonne d’ Ercole”
di
certo varcherà:
non
essendo un prodotto di natura
pure
se ne fa parte
come
quel Cristo in croce.
LA SOGLIA
DELL’ ETERNITA’
C’ è
un’ eccessiva voglia
o che volge in tal senso
sì che
la vita indomita
produce
alfin l’evento:
raggiungere
i confini
della
nostra realtà.
Di là
è che si congiunge
forse
l’ essere umano
con la
gran luce
dell’
eternità.
TRASCENDENZA UMANA
Senza principio
e fine
forse
è l’essere umano
pur
rivolto ai confini della nostra realtà
ove
eterno s’ addice
a
cotale natura
per
ben altra ventura:
vi si attinge
alla causa
dell’intero
universo
per un mondo
OPERA D’ ARTE
Nella ricerca volta all’ assoluto
più lunghe antenne
inver l’arte distende
che immagini e valori
trasfigura.
Qual sua natura
magica trascende
sì che non lascia orma
suscitando volatili pensieri
esuli stormi verso l’
infinito.
Note bio-bibliografiche
Giosofatte
Frisina è calabrese. A livello delle sue attività professionali (tra cui
l’avvocatura), esercitate in diversi luoghi, ha avuto sempre come valore di
base la filosofia, su cui è fondata la sua stessa ampia produzione
poetica. Ha pubblicato quattro raccolte:
Il filo magico della ricerca (Il
Filo,2004), ,con prefazione di Maurizio Alessandrini; La punta dell’iceberg, (Il Filo 2004), con prefazione di
Mariacarmela Leto; Verità riflesse ( Il
Filo, 2005) e L’eterno vivere
nel relativo assoluto ( Il Filo,2006) con prefazioni di Silvio
Scorzi.
Caro professor Pardini, la ringrazio della sua intensa ed approfondita recensione. Aggiungo che per quanto riguarda la destinazione dell'uomo si sono aperti degli spiragli: l'energia sottile, cioè senza massa, compatibile con l'Io, che depone per una ulteriore evoluzione progressiva della nostra realtà.
RispondiEliminaCordialità
Giosofatte Frisina
Volevo dire: al di là della nostra realtà.
RispondiEliminaSaluti
Giosofatte Frisina