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domenica 13 dicembre 2015

ADRIANA PEDICINI: SU: "L'UOMO DEL SORRISO" DI PATRIZIA POLI

Recensione (molto personale) di Adriana Pedicini
L’uomo del sorriso
Di Patrizia Poli
Marchetti editore




L’UOMO DEL SORRISO, un libro che testimonia l’impegno letterario di Patrizia Poli, impegno vissuto come ricerca, studio e riflessione su una materia di non facile approccio, nonché il rigore stilistico, la sobrietà, l’interiore soffusa lacerazione nel timore di raccontare male o dire troppo su un personaggio su cui la tradizione ci ha regalato numerose testimonianze, alcune condivisibili e di fonte sicura, altre dubbie e difficili da accettare; in realtà un tentativo forse inconsapevole di narrare a se stessa una verità essenziale circa lo speciale protagonista attraverso le sfaccettature di tutti i personaggi che ruotano intorno alla sua figura fino all’epilogo doloroso della morte.
La personalità di Maria di Magdala appare fin dalle prime pagine complessa e assetata di conoscenza così come a tratti disperata e sola fino al punto di abituarsi a parlare da sola fin da quando sua madre era morta. Non era contenta della sua esistenza e nel degradarsi si disprezzava e non comprendeva il senso della vita e di tutte le cose, tuttavia, pur non avendone nessuna, cercava una via d’uscita. 
Forse per questo era tanto attirata dalla comunità  degli Esseni, sicura che possedessero la conoscenza, mentre il tormento della ricerca di senso la angustiava fino a crearle un vuoto interiore difficile da identificare. Apprese, spiando gli incontri del gruppo di adepti, la necessità  di una vita pura e rigorosa e l'obbedienza alle leggi; si insinuava in lei il pensiero che Dio fosse un’unica identità  e tutto ciò che esiste nell'universo trova compimento in uno solo. Il colloquio con Giovanni il Battista mette in crisi certezze che in entrambi non sono più tali soprattutto per la presenza dell’ Emmanuele, figlio di Maria di Nazareth, nato ai tempi della stella, vicino a Dio come nessuno. 
Proprio per questo Giovanni si era ritirato in crisi profonda nel deserto, ormai ostile a tutti e sempre più conquistato dalle parole di lui. Ritornato nella comunità si era dato a battezzare preannunciando l’arrivo del Messia e la venuta del Regno di Dio.  Maria di Magdala, privata del sostegno dell’amato Giovanni, sente sempre più che non può fare a meno di seguire, insieme a tutti gli altri, il figlio del falegname che tutti chiamavano Yeshua ed era cugino di Giovanni. Ne rimase folgorata pur non comprendendo il motivo della sua grandezza e della grande capacità di catalizzare le folle. Ne ricevette in cambio un sorriso che fu dolce e ironico insieme ma il ragionamento la portava a negare qualunque particolare dignità a Yeshua .
Proprio come era avvenuto a Giovanni nel deserto, quando, nell’asserire l'esistenza di Dio, si era chiesto come avesse dato vita a tutte le cose e se amasse proprio tutto quello che aveva creato e poi ancora le stesse domande che ogni uomo mortale si fa, domande che si materializzarono giusto il tempo prima di morire per soddisfare il capriccio di Salomè, ma in tempo per esortare a seguire il Messia:  chi fosse poi il Messia tanto misterioso non capiva, capiva invece l'immensa forza generatrice che chiamava vita.
Maria si doveva confrontare ora con la morte, quella che diveniva realtà concreta nella minaccia operata nei confronti di Giovanni il Battista. La disperazione l’assaliva e l’inquietudine la tormentava come avveniva peraltro in Maria Madre di  Yeshua   e come in  Yeshua  stesso, nell’una perché le pesava il distacco di un figlio sempre lontano a predicare e perché presagiva il dolore imminente e il pesante destino dell’uomo,   nell'altro perché ogni cosa, ogni gesto e ogni parola che uscisse dalle sue labbra fosse espressione, in lui umano e prescelto, fragile e carismatico insieme, della volontà di Dio che aveva posto la sua mano sul suo capo. Anch’egli era rimasto a tratti incuriosito da Maria di Magdala sin dalle prime apparizioni e in lei ravvisava il piacere e la profonda umanità del peccato quale inclinazione naturale della imperfezione umana tranne che per lui, e lo sapeva bene, essendo stato prescelto, che avrebbe dovuto vincere il dissidio interiore e abbandonare tutto quello che amava e tutto quello che arricchisce la vita di un essere umano per conformarsi a una Volontà superiore. 
Tale consapevolezza finì col trascinare nella solitudine lui e i compagni che lo seguirono,   soprattutto Kefa, anch’egli prescelto tra i discepoli, dal cuore gonfio di inquietudine, spinto dalla ricerca di senso della vita,  e si acquietava solo all'ascolto della parola del Maestro che parlava di pace, amore, fratellanza, perdono.  Una conquista ancora lontana se bastò intravedere tra la folla Maria di Magdala per insultarla nel tentativo di cacciarla via.  La pronta reazione e lo sguardo infuocato di Yeshua salvarono la donna dalle offese e dal tentativo di  lapidazione e  con un leggero sorriso sulle labbra la protesse  e insegnò a tutti che tutto ciò che proviene dal cuore è gradito a Dio e che nessuno ha il diritto di giudicare un altro per le colpe o per i peccati commessi.  
Non avveniva però che gli insegnamenti del maestro trovassero facilmente eco nel cuore di Maria di Magdala  che aveva ormai intrapreso a seguirlo per ascoltarne le parole che risultavano tuttavia quanto mai ostili all’animo rabbioso. Eppure la voce dell’Uomo la rasserenava, era come un balsamo per l'animo esacerbato al punto che la donna ebbe il coraggio di intrufolarsi tra gli interrogativi che minavano la serenità anche del Maestro e osò chiedergli se esistesse Dio. Non ebbe invero una risposta certa, definitiva, ma si convinse che tutto ciò che è vita energia e amore proviene da Dio e consiste in Lui. E inoltre “Dio è ovunque, è nell’infinito”. Ma anche dentro ogni essere umano, benché peccatore, perché non vi è nessun limite  al recupero della dignità, purché si diventi docili alla voce dell’amore.
Maria non capiva come potesse lei così peccatrice essere ritenuta degna di affiancare il Maestro nelle sue opere di misericordia, suscitando peraltro la gelosia dei discepoli. Se ne sentiva attratta e allo stesso tempo lo considerava troppo distante  da sé,  dalla sua umanità  perduta  eppure lo accompagnava dovunque ci fosse bisogno di opere di misericordia . Poco a poco uno stuolo di seguaci prese a seguire Yeshua e tra essi Maria e chiunque lo seguiva se ne innamorava purtroppo non comprendendo in pieno il messaggio spesso stridente rispetto alla vita quotidiana. Ognuno conservava il suo carattere, chi scontroso e dubbioso, chi duro,chi ossequioso, chi incredulo, chi infine con animo turbato fino a non essere capace di guardarlo serenamente negli occhi, ma sempre tutti con piena ammirazione e turbamento insieme.  
Turbamento che coglieva lo stesso Yeshua che a volte sentiva cedere la sua umanità  sotto il peso di una volontà altra dalla sua.   Presagiva anche il suo destino di morte in un contesto di confusione civile e politica e ogni giorno sperimentava la difficoltà  dell'incontro con l'altro, con chi non accettava i suoi insegnamenti ma egli continuava a parlare e ad aiutare la gente semplice bisognosa di aiuto, i deboli, gli storpi, i bambini. Capiva che questo era il suo compito, i suoi discepoli non lo capivano fino in fondo ma per diffondere questo messaggio avevano lasciato casa e famiglia e spesso si erano ritrovati in una dimensione di forte solitudine di sofferenza e di dubbio. Tentavano  di rincuorare loro le parole del Maestro a volte oscure, a volte enigmatiche, a volte piene di speranza quando parlava di amore di Dio, di fratellanza, di uguaglianza ma soprattutto d’ amore.
” Ama il tuo prossimo come ami te stesso” era una verità  capace di distruggere il vissuto di ognuno: amore fatto anche di grande rinuncia  e grandi sofferenze come quello di Maria di Nazareth che si vedeva ogni giorno portar via l’amato figlio.
 “Questo il destino dei profeti”. Nelle sue parole un misto di terrore e speranza ma soprattutto di dolore e di solitudine che lo avrebbero afflitto l'ultima ora come ogni essere umano ma non prima di istruire su tutti i doni che sono stati disseminati nella vita e per la vita da Dio Creatore .   
“Il male va accettato e la morte è un atto di generosità”, nonostante ogni volta che incontrava la morte in un essere umano chiedeva Dio Padre il perché.
Più pressante la solitudine e il senso di impotenza, più pressante si faceva il compimento doloroso della sua vita mentre sperimentava l’abbandono anche da parte di chi gli voleva bene.
Ma “Padre nostro che sei nei Cieli sia santificato il tuo nome venga il tuo regno sia fatto il volere tuo” e per questo volere con il cuore triste fino alla morte Yeshua affrontò tutte i pericoli e le cattiverie degli uomini e del potere ma ogni volta “sia fatta la tua volontà Padre mio”   desiderando, per contrasto, come qualunque mortale, la vita ed anche la compagnia di una donna e sapeva che Maria di Magdala non lo avrebbe abbandonato mentre qualcun altro sarebbe arrivato perfino a rinnegarne la conoscenza. 
Nessuno ebbe il coraggio di salvarlo, neppure Pilato. Intanto l'amarezza di non capire, di non riuscire ad accettare ciò che stava per succedere sempre più lo attanagliava ma sempre “Sia fatta la tua volontà, non la mia”. 
Le sequenze delle torture, dei patimenti e della crocifissione si susseguono come una serie di quadri   caravaggeschi per la crudezza delle descrizioni e il grande pathos che riescono ad esprimere. 
Le ultime scene del romanzo vedono ancora una volta protagonista Maria di Magdala, sostegno per la madre del Nazareno al momento della morte e pietosa e addolorata testimone del rito di morte. Colpisce l'espediente del seppellimento; ancora una volta si evidenzia lo spessore umano della protagonista e il riscatto della sua dignità. E il non far  cenno ad alcuno della sua pietà permise  che si diffondesse la convinzione che il Messia fosse risorto, gettando così le basi del Cristianesimo, ma non per lei che continuava a desiderarne la presenza fisica, un abbraccio affettuoso, un sorriso consolatorio. 
Nell'animo ridotto ad un deserto sterile, sopraffatta dal sonno, lo rivide splendido come non lo aveva mai visto, senti la sua voce chiamarla  premurosamente, sentì la morsa dell'abbraccio  e con il solito sorriso capace di contenere il mondo rassicurarla della sua presenza.   Occorrerebbe tracciare il profilo di altri personaggi come Giuda o gli apostoli, Pilato o la folla,  ma vale molto di più  farne una lettura personale perché infinite sono le suggestioni, infiniti i dubbi, infinita la ricerca della verità.
In conclusione posso affermare che che in tutto la narrazione circola un grande afflato d’amore che finisce col prevalere sul male e sul dolore, in una prospettiva forse trascendentale, che è anche espressione della volontà dell'Autrice di rendere più vicino alla sensibilità umana una figura enigmatica come quella di Jeshu.  

 Adriana Pedicini


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