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domenica 13 dicembre 2015

PASQUALE BALESTRIERE: "ERA L'ETA' DEL SAPIAS VINA..."


Era l’età del sapias, vina… 



Poesia nitida, netta, robusta, il cui incipit, prodromico di un succedersi di eventi che riguardano l’intera vita, fa da spia ad una prosodia di oraziana memoria; ad una filosofia di timbro eracliteo, ad un’arte che non ha età: “A martello suona il tempo che grida/ la fuga irreparabile dell’ora”. Un panta rei in versi che, con superbi scarti semantici, con rara potenza icastica, si fa corpo di un sentire di ampia e profonda intimità; di un canto che richiama il saggio, e classico abbraccio lessico-metrico ma, anche, un grido universale, totale, plurale, energico, polivalente per un significante esistenziale che va oltre il condizionamento dell’ora e del giorno. Una voce che parla, sì, della futilità dell’essere ma che dice anche del carpe diem, del cogli l’attimo, e di conseguenza della irripetibilità di questo miracolo che è l’esistere, dacché tende al ricupero della sacralità del suo corso; di quel patrimonio più vero del reale; di quel carico vicissitudinale che, a tu per tu col tempo, ha vinto l’ingordigia dell’oblio facendo di sé la vera vita: “Era l’età/ del sapias, Vina liques, carpe diem,/ dell’umanistica ebbrezza. Sapore/ avevano le donne d’albicocca…”... Qui l'urgente sintonia di questa misteriosa arte che sa forgiare collane di pietre preziose estratte da una roccia che embrica in sé passato, presente e futuro: “Quanto io abbia vissuto/ ignoro. Ma del tempo che rimane/ ruminerò con grande dolcezza il pane.”; quel pane di ogni tempo dell’umano vivere che, lievitato al caldo di tale euritmica musicalità, tende a soddisfare il gusto di quelli che sentono il bisogno, magari, di un solo suo verso, come afferma Neruda: "La poesia deve camminare nell'oscurità e incontrarsi con il cuore dell'uomo, con gli occhi della donna, con gli sconosciuti della strada, di quelli che a una certa ora del crepuscolo, o in piena notte stellata, hanno bisogno magari di un solo verso..." (Neruda).

Nazario Pardini




Pasquale Balestriere collaboratore di Lèucade









7 commenti:

  1. Che sorpresa, carissimo Nazario!
    Il tempo di commentare i tuoi auguri natalizi, scorro l'indice e zac! il colpo a sorpresa pardiniano.

    Grazie, Amico, per l'offerta di questa pagina.

    Pasquale

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  2. Grazie a te, amico, e alla tua straordinaria poesia.
    Tanti auguri
    Nazario

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  3. Caro Pasquale, concordo con Nazario, la tua è proprio una straordinaria Poesia. E prendo per me il tuo verso:
    E tu calmati, cuore.
    Lo prendo come un grande Augurio ricevuto da un vero Amico.
    Ubaldo de Robertis

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  4. Passi pure il tempo, caro Pasquale. E' questo che deve fare: passare. La sola cosa che conti è non perdere tempo, è assaporare ogni attimo dell'esistenza, positivo o negativo che sia, "ruminando con gran dolcezza il pane". Grande saggezza e straordinaria poesia.
    Franco Campegiani

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  5. Caro Pasquale, sai come la penso su Te e sulla tua poesia tutta, ma questa per me è inconfutabilmente la migliore in assoluto. L'ho letta, riletta e ancora riletta sul blog di Mimesis (di Itri)dopo il riconoscimento avuto e pù che meritato; pertanto ho chiesto alla Stefanelli la cortesia di averne una copia dell'antologia che conservo gelosamente. Rare volte, nel leggere poesie,ho sentito quel trasporto psicologico come quando ho letto questa tua che la trovo (inutile dirlo)eccellente. Consentimi di essere, nel senso più che buono del termine invidioso- di tanta Tua capacità e sensibilità espressiva. Caramente Pasqualino Cinnirella

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  6. Certo, Pasquale, "era l'età del sapias, vina liques". Ma come fa a calmarsi il cuore, se la corsa è sempre più eccitante, esaltante? Soprattutto se ti trovi sotto la torre campanaria di Buonopane, dove trovavi "impiccate" tutte le favole più belle della tua fanciullezza e della tua giovinezza? Della tua intera vita? E se "un fuoco divorava a riga a riga / le parole sul foglio della vita"?
    Impareggiabile la tua splendida humanitas!
    Umberto Cerio

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  7. Ringrazio vivamente gli amici de Robertis, Campegiani, Cinnirella e Cerio per essere così efficacemente intervenuti sui miei versi. E grazie di nuovo a Nazario per l'amichevole ospitalità.
    Pasquale Balestriere

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