Invito
Martedi 19
gennaio, ore 17.30
via San Gallo 25/r FIRENZE
Incontro
con gli Autori
della
collana 'Dedali Liberi'
(terza parte)
Poesia
GIUSY
FRISINA - Dove finisce l'amore
GIUSY
FRISINA
DOVE
FINISCE L'AMORE -
Poesie
Edizioni Teseo - I minotauri 2015
Edizioni Teseo - I minotauri 2015
«L’amore
cantato da Giusy Frisina si dispiega in un ininterrotto susseguirsi di
innumerevoli “misteriosi scenari del desiderio” che compongono lo spazio
onirico, visionario e il tempo ondivago e straniante di un’erranza senza fine.
La sua poesia diviene allora un intermittente, frammentato, eppure eloquente
diario di bordo di un viaggio che è peregrinazione ed esilio, navigazione senza
approdi, senza ormeggi, che traccia percorsi effimeri e tortuosi in un altrove
in cui terra, cielo e mare si confondono. [...] Per Giusy Frisina, l’amore,
questo suo amore sospeso, è “eterno”, è “per sempre”: sottratto alla storia, al
futuro, al divenire, è migrato nell’eterno presente di un poetico delirio. “Il
dolore, come l’amore, / scorre a fiotti nelle vene / dove ti ospito, ormai, per
sempre. / Volevo esserti rifugio nelle notti nere / ed invece sei solo, ora, /
nella mia luce più profonda / dove non sai neppure di esistere. / Dove non so
nemmeno se io sono più io”. (dallaPrefazione di Gavina Cherchi)
Un amore
può finire. Ma può davvero finire l'Amore? Una domanda che ci proietta in
un labirinto di risposte, in un'infinita ricerca di significato e di
significati da dare al desiderio e alla sofferenza di chi continua a vedere nell’amore,nelle sue misteriose
sfaccettature, il senso più autentico dell’esistenza. La
quête amorosa di Giusy Frisina è come un viaggio errabondo che sfugge alle
logiche della ragione alla ricerca di quell’Isola senza tempo, là dove l'amore
finisce, lontano, smarrito, eppure reso eterno dalla poesia.
CATERINA
BIGAZZI
TEMPESTA
(HISTORIA ET UNDA) -
Poesie
Edizioni
Quaderni dell'Ortica - Forlì 2012
«Di
fronte alla natura infuriata l’uomo è da sempre considerato come un misero
verme o come un granello di sabbia sperduto nell’immensità. Ne La
Tempesta Shakespeare scriveva: “… e allora, in sogno, sembra che le
nuvole / si spalanchino e scoprano tesori / pronti a piovermi addosso; / ed io
mi sveglio / nel desiderio di dormire ancora”. A sua volta, in Tempeste,
Caterina Bigazzi scrive: “L’acqua ha in serbo un fuoco che ti dona / e poi
disperde. / Hai paura del naufragio? / Ma se tutto all’acqua affidi / come
all’amore / non sarà mai il vuoto…”. Le definizioni relative all’acqua, al
mare, alle tempeste, sono disseminate nell’intero libro. Articolate o implicite
contribuiscono a rendere quest’opera obiettiva nei confronti del lettore il
quale, come il marinaio di un veliero, nella vita è pur sempre alle prese con
le bonacce e con le tempeste…” (dalla Prefazione di Luciano Foglietta).
Da sempre
le Tempeste sono metafora della storia di ciascuno. Il canto della bellezza
dell’acqua, nel suo fluire mobile e sempre diverso, principio di vita e di
creazione, si associa al canto delle mutevoli vicende della vita, ai ritorni
d'onda di amori e abbandoni, ai naufragi di approdi e nuove partenze.
Quest’opera, che ha vinto il Premio ‘Città di Forlì 2012', organizza in una
struttura simmetrica e tripartita le varie possibilità del liquido elemento,
costituendo un "diario di bordo", un "portolano" poetico ed
emozionale.
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