27 gennaio — Giornata della memoria
In una silloge di liriche il ricordo del padre internato
Gli Imi anche nella poesia
Vola alto, Maria Luisa Daniele Toffanin, in questa silloge poetica dall'emblematico titolo Fragmenta (Marsilio - Elleffe, pp. 124, € 11,50). I suoi sono, infatti, frammenti di vita dello spirito che si nutrono di memoria e di sentimento, di realtà e di sogno, con una ricerca, quasi spasmodica diremmo, del bello e del buono ad un tempo. È una raccolta di liriche con al centro la figura femminile immersa nella natura, che è bosco, mare, ma anche cielo, azzurro. sole, riflessi, e in questo ambito, in questo rincorrersi di colori e di effluvii, immagini splendenti e suggestive, come il cuore che è "...anche luce di viole fiorite | sulla linea ultima del giorno che a noi così non muore. | Miracolo, poeta, l'infinita nostra attesa".
Il libro della Toffanin, che si avvale di notazioni critiche (ovviamente, altamente, positive) del cattedratico dell'Università di Padova Mario Richter, e del poeta Andrea Zanzotto, rappresenta una ricerca lirica e stilistica durata un decennio, e gli esiti sono — come si diceva all'inizio — di alto livello.
Non sono estranei, peraltro. in queste poesie. le esperienze vissute nel secolo passato, secolo di pena, di dolore, di sofferenze, da tanta parte dell'umanità. Ecco, allora, una particolare attenzione dell'autrice a una vicenda familiare: catturato dai tedeschi all'indomani dell'8 settembre 1943. il padre di Maria Luisa fu uno dei seicentomila e passa internati militari italiani (IMI) nei lager nazisti: come Guareschi, Novello, Piasenti, Coppola, Tedeschi, Paci, Rebora (Roberto: poeta e critico), Lazzati, Ascari, e via elencando.
"La grande attesa", reca come una sorta di sottotitolo: "Campo di Benjaminow (ndr, cittadina polacca) n. 5437" e sottolinea i silenzi, il `"pudore-dignità-sudario" caratterizzanti l'atteggiamento paterno, appunto: di un genitore che scelse e patì, conservando a duro prezzo la sua dignità; poi, tornato in Patria, ecco un grande pudore nel rievocare quella traumatica esperienza.
Giovanni Lugaresi
Maria Luisa Daniele Toffanin
in: Fragmenta (2006) La grande attesa
Campo di Benjaminow n. 5437
Padre, dal campo di Benjaminow
di te ormai solo echi-pallide sillabe raccolte come reliquie dalla casa-cuna franta per sempre. Vi ausculta il mio tempo assorto in filiale devozione, il battito del tuo non detto per quel pudore-dignità-sudario sull'altare del dolore, per la difesa della madre vestale della stanza, sola. Quanta vita, padre, si trascina s'innalza velata celata tra le righe e tu, da numero segnato, ti riformi intero persona anche allora in note pregne d'umano cerchi d'interiore trasparenza sempre più compiuti e chiari.
Straziante elegia la lontananza
nel cubo della notte invasa da alienanti odori rumori e confortante angelica presenza l'immagine baluginante ad ogni ora di sguardi sorrisi incisi nella cavità del cuore richiamo che chiama richiama la vita la casa-gomitolo di speranza infinita.
Logorante la trama del vissuto
incubo di giorni umiliati arresi nel vuoto smarrimento del proprio ego alle fauci della fame del gelo al raschio degli insetti all'alito di morte sui reticoli ma lietante il fruscio del pacco dalle tue mani fraterne aperto col pane benedetto dalla terra dei tuoi padri condiviso come una comunione. Lietante il fruscio dell'ago-filo tra le tue dita solerti all'amico su mostrine ufficiali divise cucito ricucito rispetto di sé che salva gli IMI orlati di naufragio.
E consolante come una preghiera,
divino nutrimento all'anima tra voi, nella camerata a sera, la linfa-logos dei Grandi che scorre scavata da Paci il filosofo, captivo d'uguale destino, voce-riaccensione di sé ed altri in archetipi-comune appartenenza all'umano procedere sempre oltre il limite delle baracche oltre lo sguardo folle del presente. |
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