Padre
Padre
quando mi lascerai
con la ferita nella schiena
e con l'amarezza della mia età
non morire nell'eternità di questi cieli
perché solo sarà mio il peso di
quest'infanzia
mai più goduta
né la rabbia di un tuo sorriso
Quando tu mi lascerai
il dolore non sarà tanto dolore
quanto aver perso parte della vita
e il sapore di quei pochi incontri
saranno pietre a ricordare
la mia solitudine
Non andare
con l'abbandono di questo figlio perduto
Nella bocca
c'è sempre il freddo di una morte incatenata
Giannicola Ceccarossi
La morte, specialmente quella di un padre, è sempre una "ferita nella schiena", soprattutto se arriva improvvisa. Allora il dolore si configura come perdita di "parte della vita", sicché trova ampia giustificazione e pregnanza la filiale richiesta (ch'è quasi un grido) "Non andare / con l'abbandono di questo figlio perduto". Giannicola Ceccarossi mi aveva abituato a una poesia di grande dolcezza, anche se talvolta permeata di dolore. La lirica qui riportata, che giunge alla mia attenzione dopo la lettura della sua recentissima e intensissima “Birkenau” - a tutti gli effetti silloge della Memoria, di commossa memoria-, mi svela una personalità poetica che già in passato (perché presumo che la lirica non sia recente) aveva nelle sue corde toni più “forti”, amari e vibranti. Però l’humus della poesia di Ceccarossi è sempre e comunque profondamente intriso d’amore, espresso in tutte le note con le quali la vita ce lo comunica. Con la musicalità che si conviene al figlio di un grande musicista.
RispondiEliminaPasquale Balestriere