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giovedì 11 febbraio 2016

SERENELLA MENICHETTI "POESIE"




Serenella Menichetti collaboratrice di Lèucade


NEL MIO GIARDINO

E soffia ancora tra i capelli
il vento.
Lo smeraldo dell'erboso manto
increspa.
Ondeggia la tua vita.
Pur nel supplizio del morbo,
la maestosa palma
ancora oscilla le sue verdi ali.
Fanno da sentinella, di raso,
due magnolie.
Le succulente piante
tra duri e bianchi sassi
sfoderano spine.
E rari fiori
d'esistenza breve.
Due argentee tortore
sul filo della luce
tenere, flirtano.
E lui....
Lui, nel nostro giardino
interra semi.
Per rallegrare “poi”
di sole
e petali le retine.
Una stilla di luce
nella gemma del buio,
s'innesta
e brilla:
se non si è soli.

Serenella Menichetti


ISTINTO "Ricordando "Caffè, il mio cagnolino"

Fischiava stamani la merla
vicino alla folta magnolia,
quei fischi, parevan singhiozzi.
Chiamava, il suo piccolo merlo.
Quel povero sibilo, rompeva
il silenzio dell'alba.
L'erba, la rugiada spruzzava,
di stille di grigio dolore.
Nessuna risposta del figlio.
Ormai da tre giorni la madre,
invocava il piccolo uccello.
Il grido spandeva nel cielo,
un suono di nubi grigiastre.
La luce languiva pian piano.
Nessuna risposta nell'aria.
Un vuoto di suoni angosciante,
scendeva nell'animo, lento.
Un cucciolo nero di cane,
sdraiato sull'erba, giocava,
con un tenero corpo esanime,
proprio come fosse una palla.


Serenella Menichetti "Figure Mandaliche 2013"

2 commenti:

  1. La sensibilità di chi compone vera poesia va oltre il comune sentire, riesce a cogliere, anche dal fischio di una mamma merla al quale i più non darebbero alcun significato, il pianto di una mamma per il suo pulcino che non risponde al richiamo, riesce a percepire dalle piccole cose che i molti trascurano, significati che sfuggono; e così le gocce di rugiada si trasformano in lacrime “stille di grigio dolore” di una madre che invoca il suo piccolo: “Un vuoto di suoni angosciante, /scendeva nell’animo lento”.
    Claudio Vicario

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  2. Serenella, sai bene quanto ami le tue liriche... La scelta della brevità è sempre stata un valore aggiunto per il mio umile sentire. Tu sai riempire la gerla di ogni poesia di infiniti spunti, di immagini visibili,di emozioni condivisibili, di un neo - realismo dall'afflato lirico inconfondibile.
    "Lui, nel nostro giardino
    interra semi.
    Per rallegrare “poi”
    di sole
    e petali le retine".
    Lui è, forse, un cane, ma nell'affresco dell'opera, diviene la presenza che riempie tutto lo spazio lirico. Una presenza vaga, dispersa, ma corporea, carnale, ispirata allo scenario di un quadro composto di elementi essenziali: il sole, i fiori,i sassi, la solitudine inafferrabile. E, nella seconda poesia "Caffè" é:
    "Un cucciolo nero di cane,
    sdraiato sull'erba, giocava,
    con un tenero corpo esanime,
    proprio come fosse una palla".
    Le lacrime si fermano a stento sui bordi delle ciglia, di fronte a immagini così dolorose e, al tempo stesso, ricche di armonie foniche, semantiche, incantatrici.
    La tua è una rappresentazione straziata, con un disegno di trame magnetiche, che sanno rendere anche la morte una scena di lacerante evidenza pittorica. E sei sempre in ascesa. Sempre tesa a qualcosa di alto e mistico, che si cela tra i versi e non soffoca la vita. La rende lieve, di raso, come la tua anima....
    Maria Rizzi

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