Alessandra Paganardi: LA PAZIENZA DELL'INVERNO. puntoacapo Editore. 2016 |
Scelgo la stagione morta che morte non è mai. E corre il pensiero
infilandosi nel ritmo di una stagione paziente e s'appresta il lettore a
festeggiare il passaggio dall'inverno alla primavera bruciando, per così dire,
o accendendo un falò e scendere fino al
centro del fuoco. Ad alimentarlo
serve tutto: chicchi tropicali,
mangrovie, le foglie d'ottobre e il
carbone pesante della festa.
Si
affaccia sorprendendo l'ascolto, la "pazienza" ricorrente con le
infinite valenze di sonorità interrotta per essere ripresa al volo come filo
d'aquilone e nelle riflessioni linguistiche si sperimenta l'existenz e l'affinità tra ciò in cui l'uomo si
smarrisce e si ri-trova rimpolpando l'inverno
nella sua stessa condizione di mancanza e pienezza; poros e penìa in escursioni
termiche vibranti perché tutto duri in eterno alla condizione di scendere dal tetto nella rinnovata paura di questo dono feroce di sole.
La pazienza dell'inverno è
immagine di un caleidoscopio che sa creare simmetrie nell'ombra dolente di un
tributo al poeta delle Langhe, alla tragedia che ha scavato il solco e dal
solco muovono resurrezioni necessarie a dare
il via alla voce. L'inverno, la stagione senza suoni, raggruma il
potenziale di immagini future e futuribili, nell'esperire la libertà della primavera nella sua forma limitata dal buio e dalle sue
incapacità. L'inverno nella testa, ma l'eterna primavera del cuore sono le
suggestioni di V. Hugo nel sodalizio tra il carapace levigato della Pietà Rondanini e l'affondo sghembo inaggirabile incompreso interrogativo: e non si sa chi muore.
Alessandra
tocca vertici di puro lirismo in quel Non
dire ove il tempo rosicchia ciò che
deve non nella dimensione dolorante e dolorosa dell'essere, ma all'interno
di quell'agonismo esistentivo in grado di conquistarsi la rinascita della vita
nella condizione di sostare diligentemente
nell'inverno e meticolosamente onorarlo nella goccia rotonda di una parola plastica di notevole effetto
evocativo.
Cristina Raddavero
Colpita da questa analisi lucida, di notevole peso specifico e in perfetto stile aforistico, che come noto ammiro: poche parole, dense e precise, dritte al cuore di una poetica. Sono tanto più felice, quanto più l'incontro di Cristina Raddovero con la mia poesia (e mio con la sua scrittura: incontro reciproco, intenso, immediato) è stato a tutta prima estemporaneo e casuale, occasionato da una lettura pubblica a Novi Ligure. E quando la poesia arriva in questo modo, ripaga da tutte le fatiche e i momenti di depressione inevitabili (ne ho avuti e ne avrò tanti e nei miei nuovi scritti lavoro molto su questo...). Grazie per questo bellissimo dono di Pasqua e complimenti per l'acume critico. Alessandra Paganardi.
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