Pagine

mercoledì 2 marzo 2016

FRANCESCO CASUSCELLI: "UNA FOTO"


Francesco Casuscelli



Una poesia intensa, zeppa di pathos, di energica emotività, che ti prende e ti fa riflettere sui tanti malanni di una società egoista, consumisticamente abbandonata a un egotismo di viandanti sperduti; di uomini che non reggono più nemmeno le memorie. Ma qui c’è una realtà graffiante, urticante; una realtà che scuote e che sbatacchia in faccia un dramma davanti al quale spesso si chiudono gli occhi; o peggio ancora si tengono aperti corazzati dall’indifferenza: eppure si tratta di esseri umani che disperatamente migrano come tanti uccelli in cerca di acqua di cibo di terre accoglienti; in cerca di una dignità che dovrebbe spettare ad ogni uomo in quanto tale. Il poeta si rifà al simbolo di questa tragedia, a quel bambino dalla maglietta rossa immobile sulla battigia. E quando si tratta di giovani ancora imberbi la commozione cresce a dismisura; la stessa natura sembra soffrire davanti a questo strazio: ma non può essere il mare ad avere pietà né l’allodola a cantare l’accoglienza, servono tante colombe di pace, afferma lo scrittore; quella pace di cui tanto ci riempiamo la  bocca  ma che non riusciamo a realizzare forse per i tanti interessi che dominano e sempre hanno dominato macchiando la storia: “Giace naufraga l’umanità/ la risacca accarezza la conchiglia/ di un angelo con le ali spezzate/ vittima dell’egoismo politico/ a costruire speranze di futuro”. La musicalità del verso sembra stridere ossimoricamente con il tema trattato; con un pianto che avvolge e sconvolge; che lascia lo sgomento al lamento di un gabbiano: “Non si trattiene nel suo volo/ e quel gabbiano infine piange/ per quanto è atroce il mare”


Nazario Pardini



Una Foto
                           Ispirata dalla tragedia di Aylan
Non si trattiene nel suo volo
e quel gabbiano infine piange
per quanto è atroce il mare

Giace naufraga l’umanità
la risacca accarezza la conchiglia
di un angelo con le ali spezzate
vittima dell’egoismo politico

La storia ricomincia da una foto
un’icona per cristallizzare il dramma
e risvegliare l’umanità dei popoli
Un prima e un dopo scavano solchi

nelle coscienze mentre una dolorosa
indifferenza turba il mondo mediatico
Le domande cadono in frantumi
il rumore del silenzio ingoia le risposte

Non può essere il mare ad avere pietà
né l’allodola a cantare l’accoglienza
servono tante colombe di pace
a costruire speranze di futuro


Nessun commento:

Posta un commento