Roberto
Taioli: Ascendit,
poema alpino. Ed.
Ulivo, 2016
“Ascendit” è il titolo, sottotitolo “Poema
alpino”. Terza persona di un verbo per sé impegnativo, di suggestione etico-spirituale;
il soggetto indefinito, mutevole pertanto, quanto è necessario alla
progressione del canto.
Si
velano si svelano
dimmi
se continua la vita
dove
tutto finisce
se
qualcosa s’accampa s’inerpica
più
alto del cielo…
È
difficile definire la poesia di Roberto Taioli.
Non è
un racconto, non è un itinerario di viaggio (montano), non è un’espansione
lirica, non è una biografia, non è una
confessione, non è preghiera. Eppure è tutte queste cose insieme e di
più.
Forse
è poesia filosofica, preghiera ed introspezione, memoria e recupero doloroso e
faticoso della propria storia: un impegno defatigante, non solo per le scelte
letterarie, espressive, di vocabolario innovativo, (il clisma che infrangerà la sua crosta- le speridi che non tradiscono-
le parole deiecte, la parola fragma, il tedio del peyo..) e per i latinismi che riconducono a
un’atmosfera liturgica ( ascendit, exultet, finibusterae, e et incarnatus
est, kyrie, escathton, compieta…) ma per
l’impegno, la concentrazione totale del pensiero sulla strada difficoltosa. La
scelta letteraria non può essere che la forma “poemetto”: canto a voci diverse,
unite e legate nello spazio e nel tempo.
L’autore
ha intrapreso un viaggio di immersione e di ascensione che richiede la fatica
della condivisione e può scoraggiare, proprio per questa impresa totalizzante, un lettore comune o comunque di più facili
gusti. Al lettore è richiesto impegno: di lettura e rilettura., di completa immersione,
di immaginazione.
Eppure
ci sono tutti i componenti di un racconto: la montagna, la val d’Ayas con la
sua potente natura: gli alberi che diradano nell’ascensione, l’acqua che sgorga
detersa come vetro, il fiume col suo ritmo che corre e si nasconde, la frana, la
ghiaia, l’erba d’alta quota, la poesia della vita del monte, i laghi- pozze
alpine, che riflettono quelli delle nubi ariose….la memoria delle stagioni.
C’è
nebbia, fumo, nubi, estati e fiori, e le cose: l’acqua nell’acquasantiera, la pietra ollare,
il legno del leggio, e le persone .
laghi
che prima d’acqua
stagnano
nell’aria
sospesi
nell’età
oltre
tutte le morti e tutti i vivi
per
sempre,….
Incontri.
Il padre in primis, memoria presente e
pervasiva, che si cancella e si restituisce intera.
Non sia io a cercarti ma tu che fai del
mio viso
Un occhio perenne…
C’è un autoritratto nell’interrogare continuo,
nell’indagare, dubitare, nel selezionare incontri ed emozioni, paesaggi e
sgomenti.
L’ascensione
prosegue. Riprende quasi a chiusura l’affermazione iniziale: ( si velano si svelano/ dimmi se continua la
vita/ dove tutto finisce…).Una richiesta che si potenzia.
La
poetica del tempo interiore e dell’attesa irriducibile dell’accordo delle stagioni del mondo e della propria vita
diventa respiro cosmico, fine e
principio, buio e luce.
Compieta: si recita prima del riposo.
Compieta.
si è
consumata
qui e
ora tra i ponti del torrente
e
l’ultimo stambecco svagato
ai
bordi del villaggio
nutrito
d’erbe
selvaggio
come
la tua preghiera…
Certamente
questa è poesia impegnativa, poesia nonostante tutto, preghiera che non sa di
esserlo o che non vuol esserlo.
Se
insisti a farti assorbire dalla parola, ed è un esercizio necessario per
indagarne la complessità, allora scopri i silenzi, le tracce che conducono ai
luoghi dell’anima e le emozioni apparentemente serene, calme, tranquille, che
nondimeno si giocano tra orizzontalità e verticalità, ti conducono alla
profondità, allo scavo interiore, ma che sono anche tracce di viaggio mentale,
di attese epifaniche.
Emerge
una vitalità “geometrica” - che affronta e sfida l’infinito e lo configura in orizzonti variabili di silenzi sconfinanti
ed emozionanti.
Mi è
stato difficile, impegnativo stabilire
una condivisione. Rimane l’ammirazione per chi ha intrapreso un così arduo
percorso e una sottile nostalgia per le emozioni intellettuali e spirituali che mi erano congeniali da
adolescente.
Maria Grazia Ferraris
Roberto Taioli, milanese, cultore di filosofia (cattedra di estetica) presso Università Cattolica di Milano, docente di filosofia morale all’Unitrè di Milano, collaboratore della rivista Materiali di Estetica, ha pubblicato un saggio sulla poesia di Giampiero Neri, sull’estetica di Cristina Campo.
Roberto Taioli, milanese, cultore di filosofia (cattedra di estetica) presso Università Cattolica di Milano, docente di filosofia morale all’Unitrè di Milano, collaboratore della rivista Materiali di Estetica, ha pubblicato un saggio sulla poesia di Giampiero Neri, sull’estetica di Cristina Campo.
I suoi
testi poetici sono apparsi sulle maggiori riviste italiane e sulle pagine
culturali del Corriere della sera. Le principali pubblicazioni: Segnavia, 1996,
ed. ulivo di Balerna, Ciclo di Ayas
2000, Alto Bosco 2001, Acque a Cortot, 2003, Colligite fragmenta 2005, Natura
naturans 2006.
Leggendo la recensione del critico, viene spontaneo fare i complimenti a tanto dire onesto e competente. Una vera analisi specifica e dettagliata che apre le porte a una poesia di ricerca e di studio, di conflittualità e di esistenzialità che invoglia alla lettura. Ma i miei complimenti vanno tutti alla Ferraris che fa della parola uno strumento che taglia e cuce; che disegna e crea.
RispondiEliminaProf. Angelo Bozzi