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sabato 12 marzo 2016

NINNJ DI STEFANO BUSA': "LA POESIA: ARTE DEL VERBO"



Ninnj Di Stefano Busà collaboratrice di Lèucade


La pienezza del mondo


In te le ferite del mattino paiono
incorruttibile luce che si propaga,
quando la pienezza del mondo
si fa astro nascente, ellittica stella all’abbraccio.
Tu chiudi la morte in palpebre d’attesa,
scontorni il mantra oscuro, ti fai scintilla
e poi suono, ramo sfrangiato del mattino.
E gravida la notte di splendore,
l’anima ne dipana le sue forme. 

Ninnj Di Stefano Busà (Tutti i diritti coperti da copyright)

La poesia: arte del verbo 
di Ninnj Di Stefano Busà
Avvalendosi dell’estetica che è la materia prima del Bello più in generale, la poesia si allinea all’attività creativa del pensiero che la modula e la realizza, avvalendosi soprattutto del linguismo che tale stimolo artistico produce.
Il poeta è colui che fa del soggetto creativo una manifestazione della natura –eccellente-.
Va subito detto che, la poesia più di ogni altra forma d’arte esplicita un’attività dell’intelletto e dell’armonia fonica; si sincronizza con l’interscambiabilità che esiste tra l’essenza interiore delle cose e il segno effettuale che permette l’estrinsecazione del correlativo oggettivo: avviene, cioé, che forma e sostanza si ricompongono liricamente. In tal senso, Poesia è intesa come la vita segreta illuminata dal punto di vista induttivo di ognuno e di tutti.
È ciò che Platone (se non ricordo male) chiamò “monsikè”.
La poesia è una strana compagna di viaggio, poiché si affianca e trae origine dalla vita dell’intelletto che esige il suo spazio per estendersi, trovare un rifugio nell’anima e una sincronia nell’universo che sono dotati di arcane magìe, siano esse fatte di suoni, parole, echi, fruscii che, in determinate circostanze, ci spalancano all’eterno, o ci ripropongono a condizioni, stupori ancestrali, fragilità, suggestioni segrete che si proiettano all’esterno con fragore ineluttabile: intelletto e ragione (vi confluiscono entrambi), perché non si può fare poesia senza il dono dell'intelletto e della ragione che la determini. Desidero evidenziare che tali termini sono riferiti all'energia spirituale del prodotto d'anima, chiamato comunemente – poesia – presuppone l'elemento imprescindibile che la strutturi nel profondo e nel senso più ampio del suo significato. L'intelletto, anch'esso indispensabile, vi gioca un ruolo talmente regolatore da non poter essere disgiunto.
Ma la critica in tal senso vi apparirebbe estranea.
Invece, è ciò che la segue semanticamente per far fronte a questo dispiegamento di forze occulte, che vanno a sua volta ordinate, collocate e decifrate per produrre quell’energia del Bello indispensabile ad accendere in ognuna la “scintilla” vitale di entrambe: della forma sulla sostanza, della prassi, della procedura e dell’uso della cui condizione la lingua poetica necessita.
Si crede spesso troppo erroneamente che la poesia (in senso lato) sia forza calamitante che sfida l’immediatezza (si dice sia "quel che il cuore ditta"), è vero, ma sono: l'immaginario, il sogno, il mito che si presentano al senso più universale della nostra immaginazione e bucano l'intelletto.
Emette segnali esterni e interni, <LA POESIA> segnali sottilissimi, che muovono nella direzione di una materia quasi inconscia, eterea, di primo acchito inconsistente ed estemporanea che fa della parola un prodotto dell'intelligenza, dell'intuizione e non solo, il risultato, soprattutto, ne fa una produzione dell'uomo: il più qualificato prodotto del suo linguaggio.
Medawer disse: "la poesia è l'arte della vita"; non a caso il premio Nobel così si espresse nei confronti della parola poetica. Se parliamo di bellezza, si deve prima di tutto interpretare che cosa è bello e definirlo, fare una libera traduzione tra natura dell'uomo e natura del suo prodotto estetico. Dunque, cosa è questa esegesi, se non una critica del “verbo” lirico?
Quando si cerca di stabilire cosa s'intenda per bellezza – in poesia –. Allora, ci accorgiamo che il rapporto dialogico tra il termine usato e i suoi significati intrinseci sono molto vasti, si entra per così dire, in un territorio minato, s'innescano mine sotterranee che potrebbero esplodere in polemiche bizzarre e lunghe diatribe. Questo è il compito della critica: dipanare il superfluo, tentare di fluidificarlo, riconoscere la Bellezza come valore aggiuntivo, essenziale e necessitante della teoria che si traduce in opera d’arte, tentando di emularlo, esumarlo, farlo nostro e appartenergli nella sua purezza e nell'assolutezza della sua verità.
L'arte, allora, racchiude in sé la magìa stessa dell’esistente, quella sorta di “verosimile” che ci sorprende emozionandoci ponendosi al nostro cospetto nella connotazione primordiale di Bellezza eterna e immortale.
Sopra il giudizio di parte, quale quello personale e soggettivo degli addetti ai lavori, pertanto, deve istruirsi quel meccanismo inalienabile della Bellezza, senza infingimenti, che assolve il suo ruolo di promotore dell’intelletto pensante. La poesia è <parola> nella sublimazione, nella raffinatezza di un suo precipuo messaggio al mondo. Ovunque c'è poesia, c'è l'uomo col suo intelletto e la sua forma artistica. La Natura nella sua impenetrabile realtà si produce in noi, libera e sincera, proiettando sulle cose la sensazione prepotente che noi siamo tutt'uno con le cose stesse (essenza dentro il cosmo). Quando infine riusciamo a cogliere una proporzione tra noi e gli oggetti circostanti, questo è il momento sommo, il momento in cui nasce la poesia. Qualora tale bellezza si riveli nel migliore dei modi e la si esprime in modo eccelso e imperituro, ecco che si rinnova il miracolo linguistico: la Poesia ci trascende, passa da noi al mondo, ne siamo trasmettitori; abbiamo realizzato il "transfert", raggiunta una verità insostituibile, la migliore tra le qualità dell'uomo.
Ovunque le capacità dell'individuo sanno realizzare le emozioni più violente o commoventi della razionalità e dell'intelligenza individuali, lì, si crea la poesia autentica.
La poesia è allora più vicina alla Verità e alla conoscenza di quanto possiamo immaginare. Prendiamo nota che anche la definizione di Oscar Wilde: "la natura imita l'arte" non sono molto ovvie, perlomeno per quanto riguarda la percezione della Bellezza nella natura.
Questa antologia si prefigge di esporre brandelli di una realtà lirica che vuole avallare il concetto del bello ed esporlo ad un pubblico più vasto.
La sua utilità non esiste in economia dell’individuo, ma trasferisce alla storia
la sua più grande ricchezza umanistico/spirituale. Vi è una varietà di toni, di stili, di modelli, tutti finalizzati a rendere l’uomo transfert di un processo sillogico che vede la natura più eletta impegnata a dare di sé segnale di assoluto indispensabile al progetto universale e ontologico della specie. Accogliamola con interesse, nella fattispecie, essa assolve l’uomo/pensante e ne fa un punto di riferimento, forse di catarsi e di rendiconto storico nel rafforzamento di una consultazione non commercialistica, forse solo eterodossa del progetto-vita.


1 commento:

  1. Grazie, Prof.ssa
    i suoi scritti mi ricordano sempre le sue lectio magistralis ai Corsi di Letteratura, dove io e molti altri bevevamo la coppa degli dei alla sua fonte. Che tempi! E Lei quanto era raffinata e brava e preparata in materia di Poesia. Grazie, desidero ancora ringraziarla, perché le sue lezioni mi sono state utili nella vita, ad affinare il mio senso estetico. Con riconoscenza, cordialissimi saluti.
    Walter Perrone

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