DAL
TESTO: OLTRE LO SMERIGLIO
FELICITA’
L’invenzione
di aprile gioca al cielo
petali
e parole per svanire
nell’orizzonte
indeciso. Io un’altra volta
lascio
i colori alle catene, ai sorrisi,
alla
ruggine, per raccontare la felicità
come
lo sguardo che in piena notte
ripetesti
nei contorni della luna.
Lo so
che non tornerai, così rapita
dal crudele
ingannarmi della morte,
così
decisamente lontana dal presente. (Pag. 34).
Sono petali di fiori che il poeta ha “visto” in un'età precedente, quasi un altrove, ciò vale anche per le parole, per le idee creative, mentre ora il suo occhio (e il suo pensiero) non rifugge a quello della morte. “Lo so che non tornerai,” dice mesto alla felicità che vorrebbe ancora raccontare. Sembra proprio che ora l'arte di Antonio Spagnuolo poggi solo su un punto estremo. Quello buio visto che è costretto a lasciare i colori alle catene.
RispondiEliminaUbaldo de Robertis
Mi congratulo vivamente con Antonio Spagnuolo per la sua lirica.
RispondiEliminaDieci versi in cui non una parola è superflua: ha, ognuna, un suo peso specifico, una valenza evocativa di assoluto rilievo. A partire dall'incipit: dove l'uso del verbo "giocare" si addice, come nessun altro potrebbe, all'invenzione, fino alla chiusa: dove il non ritorno è solo una lontananza dal presente, un rapimento del "crudele inganno della morte".
Sandro Angelucci