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venerdì 1 aprile 2016

N. DI STEFANO BUSA': "IL CRITERIO E LA FORMA"


Ninnj Di Stefano Busà collaboratrice di Lèucade




Il Criterio e la Forma



In ogni opera umana, in ogni stralcio o frammento o abbozzo artistico, ci preme più di ogni altra cosa determinare due categorie importantissime dal punto di vista esegetico, esse sono nell'ordine il Criterio e la Forma. I due atteggiamenti con i quali tutti noi diamo l'approccio a qualsiasi valutazione artistica sono alla base di ogni nostro sentire in fatto di ottimizzazione del genere letterario, linguistico, pittorico, musicale etc.
Ogni fattore di esperienza artistico-culturale porta direttamente a valutare le caratteristiche di questi due fondamenti principali, dai quali poi si estrinsecano altri elementi valutativi che sono sempre in relazione alla competenza e alla reale progettazione e preparazione artistica di ognuno.
Prendiamo ad es. l'arte della parola (il linguaggio) che è la nostra più intensa e avvertita competenza: vi può essere più o meno travisamento, più o meno intendimento, il tutto, però, deve essere finalizzato ad ottenere esiti felici dall'espressione verbale (poesia), che s'intensifica con l'intensificarsi del linguismo, fa parte integrante di un iter artistico/culturale che ne delinea l'istanza. Questa espressione d'arte necessita di una preparazione adeguata, di un entroterra culturale che abbia avuto esperienze di lettura, di conoscenze, di competenze. Vi accennavo al Criterio e alla Forma perché entrambi sono il presupposto di chi si approccia alla creazione dell'opera d'Arte, e ne vuole individuare in profondità le caratteristiche peculiari, esprimerle nelle dovute linee, nelle risultanze massime di un confronto con la critica più diffidente e occhiuta, o più competente e autorevole..
Ogni esperienza in campo intellettuale o artistico necessita di un'adeguata disamina del fattore creativo: se ne determini l'intrinseco valore dell'opera (pittura, scultura, disegno) o dell'istanza intellettiva (lirica, narrativa, saggistica, critica, filosofica, etc. La verosimiglianza in arte è determinata dal concetto del Bello in assoluto, ma in epoche più moderne il concetto di Bello assoluto si è andato mano a mano trasformando fin quasi a divenire un Bello relativo.
Siamo pervenuti ad un sovvertimento di valori, ad un fraintendimento di gusti, di criteri valutativi che non hanno più la componente morale in Arte.
Oggi la società dei "valori commercializzabili" è andata affermando un genere diverso di accostamenti, la contaminatio è originata dalla prospettiva dell'utile, dal guadagno facile, dall'economia di mercato, dalla commercializzazione del Bene ai fini di una diffusione propagandistica dentro una finanza interscambiabile, subordinata ai diversi gradi dell'interesse più spicciolo e immediato, direttamente dipendente dall'oggetto d'arte. L'Arte sta a monte di una speculazione mercenaria che non ha nulla di eticamente perfetto. Niente avviene più per meritocrazia, neppure l'Arte che dovrebbe essere su un piano superiore a qualsiasi peculato o inquinamento. Il Criterio di valutazione e la Forma con i quali si viene affermando il concetto di Bellezza sono all'antitesi di quello che veniva enunciato ed enucleato come essenziale modello nei secoli passati.


4 commenti:

  1. Cara e gentile Ninnj, negli enunciati di qualche mente eccelsa le cose stavano come afferma e c'era un modello che veniva almeno enunciato. Ha ragione nel pensare che al tempo d'oggi un modello di alto profilo non viene nemmeno esposto. Ma quando non era ancora avvenuta la contaminatio, l'affermazione dei "valori commercializzabili", è sicura che all'oggetto d'arte e all'artista rispondesse un valore meritocratico? In questi benedetti secoli passati quanti veri artisti sono stati ignorati, ostracizzati? L'elenco sarebbe lunghissimo sia nel campo artistico sia in quello scientifico, più vicino alla mia vecchia professione. Molti sono finiti in povertà. Solo qualche nome: Van Gogh, Ligabue, Poe, Lovecraft, Kafka, Dickinson, Bach, Monet, Bizet, e nel mio campo, Meucci, Mendel, Tesla, un grandissimo scienziato: “Mi chiamarono pazzo nel 1896 quando annunciai la scoperta dei raggi cosmici.” Innumerevoli personaggi siamo stati noi, oggi, a farli conoscere al pubblico, mentre l'andazzo ufficiale dell'epoca reclamizzava delle mezze calzette.

    Cordiali saluti, Ubaldo de Robertis

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  2. Gent.mo Dr. De Robertis, forse ha ragione, se pensiamo che dopo l'illuminismo, tutti gli "ismi" hanno rivelato grosse falle nella meritocrazia e nell'impiantistica dei modelli venuti fuori dai campi artistici più disparati: a iniziare dalla pittura, narrativa, filosofia, musica, scienza..etc.
    Ma non era questo il punto focale del mio saggio, piuttosto la verifica dei parametri che ne hanno determinato il modello. Il mondo, purtroppo, è sempre lo stesso, i vizi e i difetti sono sotto gli occhi di tutti, e non soltanto da ora, come lei giustamente osserva. Si abbia tutta la mia stima e sentimenti di amicizia.
    Ninnj Di Stefano Busà

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  3. La premessa al mio commento è rimasta esclusa dal copia-incolla e recita così:
    Magistrale come sempre questa riflessione di Ninnj Di Stefano Busà: Il Criterio e la Forma. Eccellente e condivisibile.
    Ma c'è qualcosa nelle sue abituali esposizioni che ogni volta mi lascia un tantino perplesso e si tratta sempre dello stesso concetto, come a dire: oggi le cose vanno male e rispetto ai secoli passati si è perso molto. L'autrice sostiene ad esempio che: “Il Criterio di valutazione e la Forma con i quali si viene affermando il concetto di Bellezza sono all'antitesi di quello che veniva enunciato ed enucleato come essenziale modello nei secoli passati.”

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  4. Cara Ninnj, complimenti per le tue riflessioni, che ci portano tutti sul terreno dell'analisi del secolo in cui viviamo. Non v'è dubbio che oggi il marketing prediliga il 'bello relativo', ma, a mio umile avviso, non possiamo usare come metro della creatività il mondo commerciale. La società dei consumi e dell'apparire ha regole tristi e scontate: nessun premio alla meritocrazia, molti meriti ai prodotti che 'si vendono'. Ne abbiamo parlato fin troppe volte e non immagini in quante occasioni leggo opere di contemporanei sconosciuti che meriterebbero la gloria e restano confinati nel sottobosco delle piccole case editrici. Ciò non toglie che la creatività è un bene dell'umanità e non passa di moda. Si adegua ai tempi, o resta dignitosamente in disparte, magari sul blog di un'isola che il caro Nazario sta rendendo cara ai cuori di tutti e che, in passato, si identificava nell'Itaca di Ulisse... Io credo nell'Uomo e nelle sue sconfinate possibilità e non mi arrendo alle logiche di mercato. Mi ostino a credere, come Ubaldo, che rispetto ai secoli passati non si è perso poi tanto, e saranno i posteri a dare 'l'ardua sentenza'.
    Il talento è un valore che appartiene a moltissimi individui come una seconda anima... Occorre credere che verrà capito e valorizzato. Altrimenti ci riduciamo a ben povera cosa.
    Ti ringrazio per gli argomenti stimolanti e per le eccellenti disamine e sono certa che il tuo dolore si avvicina molto al mio...
    Maria Rizzi

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