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giovedì 14 aprile 2016

N. PARDINI "TORNAVO CH'ERA SERA"

Tornavo ch’era sera       


Tornavo ch’era sera. Di città
portavo in cuore i rumori rochi
delle vergelle serpeggianti per strada;
le parole che sfuggivano ai tacchi per il corso;
ed il fiume che intarsiava nei gorghi i suoi ricami.
Il campanile
perdeva la sua sagoma nel cielo
ch’io lasciavo al ritorno. Ed era l’ora
di stendere lo sguardo sopra i grani
biondi rosati. E’ là che la mia sera
apriva le sue braccia di fanciulla
innamorata. Ed io mi ci immergevo.
Confondevo il sapore dei suoi sepali
coi fremiti vaganti dei papaveri.
Come era larga l’aria che azzurrava!

Era venuta sera. E mi acquietavo.         












8 commenti:

  1. In questa nuova poesia s’avverte lo stile e la forza emozionale che contraddistingue le opere del Nostro Poeta. Infatti, in essa si trovano i molteplici dialoghi dell’uomo e del poeta con la terra, la natura, il tempo e le sue memorie, e anche del tempo nel suo scorrevole presente. Un Climax armonioso che, avvolge e porta verso la meditazione nel vespro del giorno, simile a quello della vita. In questo momento l’uomo colmo della sapienza della vita sospende la quotidianità e, incontra ancora una volta il suo alter ego nelle braccia della poesia
    ...le sue braccia di fanciulla
    innamorata...
    Qui il poeta esprime con il suo ampio humus culturale, il suo tipico simbolismo musicale, con l’aurea febbrile che confonde
    ...Confondevo il sapore dei suoi sepali
    coi fremiti vaganti dei papaveri...
    e nutrito dal latticello dolce dell’amore per l’arte e per la sua terra, s’acquieta dolcemente, donandoci versi d’impareggiabile bellezza.
    Ed è forse questo un aspetto della poesia l’immergersi ne
    “le braccia di una fanciulla innamorata”.

    Francesco

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    1. Bellissima questa poesia imperniata su un susseguirsi incessante di immagini, ricordi, sensazioni; la parola è centrata su simboli e diviene suggestiva quando tocca atmosfere notturne, l’aprirsi al fantastico. Immagini che sembrano ardere nell’assoluta fusione col sentire. Ciao caro Nazario, sempre bravissimo a cogliere l’essenza delle cose, specie le più semplici. Un abbraccio.

      Emma Mazzuca

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  2. Tra un incipit quasi pasoliniano e una chiusa dal sapore foscoliano, si compone il ricordo del Nostro Poeta di quando, a sera, rientrava nel suo paesello di campagna dopo una giornata lavorativa trascorsa in città. Siamo nella Pisa di Nazario Pardini, con il suo Corso Italia, l'Arno e la Torre pendente che "perdeva la sua sagoma nel cielo ch'io lasciavo al ritorno" e con tutti i suoi rumori portati dentro il cuore.
    Era l'ora del ritorno ed il paesaggio mutava immantinente passando dalle "vergelle serpeggianti per strada" ai campi di "grani biondi rosati". Era l'ora che dantescamente "volge il disio/ai navicanti e 'ntenerisce il core", intrisa di quel nostalgico sentimento che sempre accompagna Nazario nelle sue ricordanze poetiche.
    La sera si personifica in una fanciulla innamorata che lo accoglie a braccia aperte e persino l'aria si fa "larga" all'abbraccio dentro cui abbandonarsi e immergersi acquietando l'animo dai frastuoni del giorno appena trascorso con incantamento erotico.
    Una memoria che si fa metafora della vita attraverso i simboli naturali e l'eros. Una poesia di grande spessore poetico e umano che avvolge e coinvolge emozionando.
    Grazie.

    Lorena Turri

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  3. Poesia dalle immagini stupende e dai concetti puri. Sta il mio sguardo piantato, immobile, “sopra i grani biondi rosati” in un atteggiamento sentimentale complicato come se qualcosa da dentro dovesse essere cavato a tutti i costi, e quando penso di esserci riuscito, mi sovviene il ricordo di una fanciulla lontana che amava stare coricata per ore e ore su quel campo. Ancora mi assale il suo profumo... E quella fanciulla non era, di certo, la Poesia.
    Ubaldo de Robertis

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  4. Memoria. Da dove vengono i luoghi, le cose, le emozioni, i ricordi, i sentimenti che non muoiono? da quale profondità sono in nostra intima stringente relazione? Forse da un mondo profondo, personale, quello della vissuta Felicità: la memoria non appartiene esclusivamente al passato, più che dietro, ci sta di fronte, ci avvolge in un gioco di cui noi siamo pedine.
    La memoria registra, rievoca, illude, confonde suoni, rumori, emozioni, intuizioni…: è un gioco costantemente in gioco, mai fissa nel tempo eppure mai arbitraria. È presenza costante, non serbatoio di un passato inerte. In lei si giocano i sensi delle vite che si legano e si sciolgono fra loro, nei nostri tempi e nelle nostre storie che ne tessono la rete.
    Nascono allora da questo intrico misterioso parole emozionanti pur senza definitivi significati, itinerari mentali dagli argini sfumati senza contorno…
    Questo è l’itinerario del poeta Pardini. Pisa lontana…Il lavoro intellettuale, le parole come veicoli del mondo ci inseguono ancora un poco: le carte vergate hanno lasciato un’impronta che si fatica a dismettere, le parole preziose e meditate a poco a poco, sotto l’incalzare del passo giovanile si perdono lungo il corso…
    Prende spazio nel pudore intimo il paesaggio: il fiume lento, il campanile in trasparenza….Altri strati di significato si aggiungono alla muta conversazione. Poi l’implicito erotismo del nuovo approdo, e l’ erotismo della parola innamorata.
    Anche la parola nel testo compie la sua avventura: preziosa, ricercata, dotta…diventa emozionata, sfumata, dolce, consueta, amata.
    La campagna lavorata, la casa, il paesaggio consueto, l’attesa che rivendica l’integralità. Gioventù innamorata , immersione senza freni. Altre fascinazioni. Dolce Sera.
    Largo cielo, azzurra l’aria, quieto finalmente l’animo. Emozioni, ricordi da far invidia alla dea Mnemosine, un epos che diventa musica, una dolcezza intera che stringe ed accarezza l’animo. Poesia.

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  5. "E’ là che la mia sera
    apriva le sue braccia di fanciulla
    innamorata. Ed io mi ci immergevo."
    Eccolo il nostro Nazario: l'innamorato della poesia, della vita e della natura. Eccolo il Poeta che canta, che non ha mai finito di stupirsi: torna dalla città, dal rumore dei passi sull'asfalto, perché sa che si è fatta l'ora, quella
    "di stendere lo sguardo sopra i grani / biondi rosati", quella di camminare a piedi nudi sull'erba e dimenticare tutto il resto; l'ora della SUA sera che lo aspetta per abbracciarlo, per dargli tutto l'amore di cui ha bisogno.
    E così si acquieta la spasmodica ricerca dell'uomo.

    Sandro Angelucci

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  6. Il mio vuole essere solo un sentito grazie al poeta Pardini perché leggere una poesia come questa, prima di chiudere gli occhi al giorno, ci porta ad abbandonare almeno per un po', le ombre che inevitabilmente offuscano il nostro vivere quotidiano, consegnandoci là, dove anche per noi lettori affezionati improvvisamente si allarga " l'aria che azzurrava" e tutto torna a calmarsi tra le braccia della sera e di una poesia che fa bene all'anima, la nutre di dolci e splendide immagini che il nostro Nazario ha nel cuore e con generosità, magistralmente ci dona con i suoi versi.
    Annalisa Rodeghiero

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  7. Grazie a tutti gli amici (Francesco, Emma, Lorena, Ubaldo, Maria Grazia, Sandro, e Annalisa, non ultima di certo per lo splendore del suo canto sul canto); grazie a tutti per i loro interventi pregni di sentimento e di inconfondibile levatura critica. A tutti quanti dalla mia isola burrascosa di emozione giungano abbracci, amore, e ventate di poesia.

    Il vostro Nazario da Lèucade

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