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Ester Cecere, poetessa, scrittrice |
“CON
L'INDIA NEGLI OCCHI, CON L'INDIA NEL CUORE”
DI
ESTER CECERE
NOTA
DI CRITICA
DI
FRANCESCO MULÈ
Ennesimo
capolavoro poetico/culturale, partorito con gli occhi e la voce del cuore della
poeta / scrittrice Ester Cecere, nata a Taranto, dove vive e lavora come
ricercatrice presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche, occupandosi di
biologia marina. Dopo gli ampi consensi di critica registrati dalle prime tre
sillogi poetiche: “Burrasche e brezze” (Il Filo, Roma, 2010), “Come foglie in
autunno” (Tracce, Pescara, 2012), “Fragile. Maneggiare con cura” (Kairòs,
Napoli, 2014) e dopo il brillante esordio e i numerosi apprezzamenti nel mondo
della narrativa con la raccolta di racconti “Istantanee di vita” (Kairòs,
Napoli, 2015), Ester Cecere si consegna ai suoi affezionati lettori col suo
ultimo 'travaglio' poetico “con l'India negli occhi, con l'India nel cuore”
(WIP Edizioni, Bari, 2016).
Veniamo
adesso alla poesia della nostra Autrice che si presenta con uno splendido
ritratto dei vari aspetti socio / culturali e ambientali del popolo indiano.
Silloge poetica, minuziosamente scritta, al rientro dal viaggio in India, dove
ha potuto ammirare e conoscere lo sfarzo dei palazzi reali, i maestosi
mausolei, la terra degli elefanti e dei fiori di loto e, nel contempo, intristita
dalla presenza di fogne a cielo aperto, commistione di buoi, cavalli, cani,
pecore e bambini per le strade piene di rifiuti urbani, donne che lavano i
panni in pozzi d'acqua melmosa; e tu, donna, seduta su un mattone nella propria
dimora di stracci
(III)
preparavi delle pizzette gialle
- la
farina da un sacco prelevando
da
cuocere nell'unica pentola che vidi
su di
un rudimentale focolare
da
sterco di bue alimentato.
D'intorno,
vocianti donne e bimbi seminudi,
il
loro unico pasto impazienti ad aspettare.
Anziani
che lavorano fino all'ultimo respiro della loro vita.
(V)
Differente unità di misura ha il tempo in India.
Ben
altra cosa rispetto al mondo occidentale.
Una
realtà, scritta e descritta con gli occhi del cuore e col sangue nel cuore, non
può che essere vera perché è stato un viaggio che ha permesso alla Nostra di
conoscere e toccare con mano la “miseria assoluta” che “ha sovvertito” tutta la
Sua scala di valori.
“Ritornata
in Italia, -commenta Ester Cecere- rientrando nella mia lussuosa e grande casa,
mi sono profondamente vergognata di tutto quello che possiedo, la maggior parte
del quale è assolutamente inutile!”
Ha
fatto Sua la considerazione di Vittorio Russo: “Si dice che si può entrare in
India da cento porte, ma è difficile trovarne poi una sola per uscire. L'unica
porta è quella che il più delle volte cambia il cuore”.
Siccome
la lingua nella poesia ha una doppia funzione di vettore sia di significato sia
di suono, di contenuto sia informativo sia emotivo, la sintassi e l'ortografia
possono subire variazioni (le cosiddette licenze poetiche) se questo è utile ai fini della
comunicazione sia particolare sia complessiva.
Queste
strette commistioni fra significato e suono rendono estremamente difficile
tradurre una poesia in lingue diverse dall'originale, perché il suono e il
ritmo originali vanno irrimediabilmente persi e devono essere sostituiti da un
adattamento nella nuova lingua, che in genere è solo un'approssimazione
dell'originale.
La
nostra Poeta ha scritto sempre in versi liberi come libera è la sua psiche,
perché ama questo genere di scrittura, la scrittura che tanto Le appartiene.
Alla nostra Autrice non piace essere chiusa in una gabbia. Ella è oggi tra i
pochi Poeti contemporanei a denunciare le ristrettezze, i limiti imposti da
certe correnti letterarie che non servono a dare sfogo all'arte, alla
spontaneità, perché scrivere è arte e l'arte è libertà, vita, voce del cuore e,
perciò, di sentimenti. La poesia non è lavoro. Ebbe a dire un giorno un certo
poeta romano Valerio Magrelli, laureato in Filosofia, classe 1957, che tra i
versi che scrive lui e quelli scritti secondo regole tradizionali c'è un
rapporto simile a quello che va tra la ginnastica a corpo libero e quella con
gli attrezzi.
La
poesia, quella vera, oggi è intenta a riflettere con il cuore sulle parole e
sulla forza che queste sanno imprimere al linguaggio; sulla parola scritta che
si fa luce, materia, e riesce a farci ritrovare il vigore di una lingua
condivisa, necessaria per ritrovare quello sguardo comune da contrapporre al
dialogo difficile di questi ultimi confusi anni.
La
poesia è opera del poeta e, siccome la poesia è arte, il poeta viene ad essere
un artista, artista della parola, dell'immagine, di tutto un complesso
contenutistico.
L'Autrice
della nuova silloge porta con Sé una cultura classica -umana e umanistica- che
oggi ha il potere di parteciparci una nuova poesia che si cura tantissimo della
essenzialità concettuale e della forza della parola.
Ester Cecere segue, attraverso la Sua voce fortemente lirica
e ricca di pathos, un iter poetico di fervida operosità nel mondo letterario,
ottenendo premi e ambìti riconoscimenti dalla critica nei vari concorsi
nazionali e internazionali che La vedono sempre -o quasi sempre- ai primi posti
nelle classifiche. “Con l'India negli
occhi, con l'India nel cuore” è l'opera letteraria che oggi la Nostra viene a
regalare ai numerosi lettori estimatori della Sua arte.
“Rare sono le persone che usano la mente, poche coloro che
usano il cuore, uniche coloro che le usano entrambe”. Così ebbe a scrivere Rita
Levi Montalcini. Peculiarità -mente e cuore- che appartengono alla Nostra,
poiché si manifestano, in tutta la loro interezza, in ogni verso e pagina di
quest'ultima fatica letteraria, doti che vivono in netta simbiosi nell'animo e
nell'anima di Ester, la quale, con tutta naturalezza, riesce a comunicare tutto
di Sé: emozioni, sensazioni, ansie, calore espressivo e ricchezza, profondità
di linguaggio e, in ultimo e non per ultimo, comprensione e amore per i deboli.
I suoi sono versi di cotanta veridicità che si leggono con
invidiabile scorrevolezza e ci permettono di avvertire tangibilmente
sentimenti fondanti e giusti, passione e ardore, encomiabile impegno che, in
modo esplosivo, caratterizzano l'andamento dei brani ai quali riesce a
consegnare una forte e ricca sensibilità e amarezza per quel mondo che non
riesce ad accettare, avendolo, purtroppo, toccato con mano ed osservato con
occhi, cuore e mente, esplorato e analizzato umanamente; elementi, questi,
intrisi di notevole sincerità, chiarezza espositiva ed estrema e sorprendente
freschezza e genuinità. L'amica Ester
riesce a imporre ai Suoi brani e, quindi, ai Suoi versi un ineguagliabile
stile, ricco di toni e di tinte, nonché una personale concezione estetica assolutamente
tutta Sua.
Un corpus
letterario, il libretto, che lascia trasparire una scrittura e una
verità decisamente poetico / ambientale di cui facilmente ci si innamora,
grazie alla veridicità delle argomentazioni partorite dallo spiccato spirito di
osservazione, da immensa sensibilità e da quella ricca padronanza culturale che
la Nostra viene a elargirci in ciascuna
delle Sue raccolte, ora in versi, ora in prosa, ma, soprattutto, con questo Suo
ultimo imponente travaglio poetico,
immensamente affascinante, coinvolgente e travolgente.
Una verità poetica che viene fuori in tutte le pagine
dell'opera, ma, aggiungerei, verità destinata a tramandarsi nel tempo come
elemento storico e, quindi, verità sine tempore. Un verseggiare che ci
accarezza, ci solletica e ci invita ad
apprezzare la meravigliosa esposizione degli incontri quotidiani con quella
gente così come la vedono i Suoi occhi e, ancora di più, come viene percepita
ed elaborata da un cuore nato per emozionarsi ed emozionare nel contempo
l'altro da Sé. La scrittura è, per Ester, alimento dell'anima.
Se scrivere è arte del pensiero, arte della comunicazione
del pensiero e della gnoseologia, quest'arte è propria di Ester Cecere, perché
essa Le appartiene dal momento in cui viene a fotografare con l'occhio attento,
nitido e obiettivo vicende e fatti quotidiani che, ancora oggi, i due millenni
andati non sono riusciti a risolvere, perché ancora oggi caduti
nell'indifferenza collettiva. Tutta la poesia del libro scaturisce, appunto,
dai molti e svariati aspetti ed elementi di ispirazione dalla realtà che alla
Nostra appare chiusa e terribilmente ostile. In quel contesto Ella ha dinanzi a
Sé spettacoli così truci, squallidi, fatiscenti, a dir poco, incomprensibili e
disumani, che la fantasia sembra rifuggirne sgomenta.
(VI) Un brulicare silenzioso ovunque.
Buoi, pecore, cinghiali, cani
d'ogni età e d'ogni dimensione
per le cittadine concitate strade
di rifiuti sui mucchi a frugare
e in ristoranti e alberghi
il chapati persino a reclamare.
La poesia è ritmo di parole, la musica è ritmo di suoni, la
pittura è ritmo di colori; parole e colori convergono verso il ritmo di suoni.
Possiamo dedurre, pertanto, che la poesia dell'Autrice si presenta molto
affascinante e corposamente ricca di quell'amore suggerito e dettato dalla
grande e importante voce del cuore, decisamente romantico, di quel cuore che
riesce a parlare in versi molto toccanti in quest'ultimo suo lavoro. Che viene
a sottolineare la triste realtà umana, sociale, culturale, ambientale, ad oggi,
ignorata dal nostro industrializzato
Occidente.
Alla
base della sua poetica si sente un forte desiderio di speranza in un roseo
futuro e di amore per quella popolazione che ha ereditato dalla nascita la
fame, la miseria, la mancanza di igiene, la povertà in assoluto.
Tacitai
così la mia coscienza / di benestante turista occidentale, commenta la Cecere
con tanto disgusto civile e sociale. Pagine, alcune delle quali corredate da
forte energia fografico/artistica che vengono a raccontare il forte
sbigottimento della Nostra nel vedere, osservare e, purtroppo, vivere quella
triste e squallida realtà da cui, in quel breve periodo di soggiorno
“vacanziero”, viene circondata.
Sono,
questi, veri e propri quadri d'autore che parlano con un linguaggio chiaro,
perfettamente rappresentativo della crisi della coscienza umana assolutamente
universale. Madre Teresa di Calcutta, l'altro ieri, diceva: “Si parla tanto dei
poveri, ma nessuno parla con i poveri”. Ester Cecere, che si occupa di biologia
marina come ricercatrice presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche, con
questo ultimo suo libro di ricca poesia si può definire una grande donna alla
pietosa ricerca dell'uomo nuovo, dell'uomo dell'amore, della solidarietà e
della fratellanza tra tutti gli esseri umani del pianeta Terra.
Ester
Cecere riesce a poetizzare la vita dell'India, narrandola in modo semplice,
lineare e scorrevole, attraverso 25 ritratti poetici con uno stile sobrio. La
poesia ceceriana possiede una forma assolutamente aperta senza norme ritmiche necessitanti. La lingua usata è una lingua
“parlata”, la lingua di tutti gli uomini e di tutti i giorni.
L'Autrice
del libro fa poesia per egemonizzare il
valore del sentimento, l'eticità della persona che, oggi, viene distrutta dal
consumismo sfrenato costantemente predicato dai mass-media e dal cieco
materialismo in cui l'uomo, volente o nolente, è caduto e continua a cadere.
Ester
Cecere, con questa ultima sua opera, si rivela una eccellente poeta, degna di
immensa stima e di tanto apprezzamento e, sicuramente, una voce che canta, con
tutta la passione di una grande scrittrice, l'amore per la vita, per la
solidarietà tra le genti di tutta la Terra.
Un'opera
poetica, quest'ultima, decisamente completa che non poteva non chiudersi se non
con la bellissima e floreale lirica, intrisa di calore umano e di tanta festa
interiore della popolazione indiana.
La
Festa del Diwali è una delle più antiche e importanti feste celebrate in tutta
l'India. Il Diwali è la festa delle luci, si protrae per 5 giorni e celebra il
trionfo del bene sul male; è compresa tra metà ottobre e metà novembre con
festeggiamenti che prevedono spettacoli pirotecnici.
Il
libro, un grande insegnamento e un forte messaggio: “Parlare anche con i
poveri”.
Ester
Cecere, la poeta che ascolta la voce del cuore:
(XXV) Gioiva e festeggiava l'India
finalmente
-
la tanta miseria per un po' dimenticata -
negli allegri giorni della festa di
Diwali.
Francesco
Mulè
(Poeta,
Prefatore, Operatore culturale, Autore e Compositore di canzoni, Presidente e
Fondatore del Circolo culturale 'Smile', Giornalista)