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martedì 31 maggio 2016

PREMIO "GIUBBE ROSSE INEDITI 2016"




CONCORSO LETTERARIO
PREMIO GIUBBE ROSSE-INEDITI 2016


Regolamento

1.   È indetto un concorso letterario denominato ‘Premio Letterario Giubbe Rosse – Inediti 2016’.
2.   Il concorso è organizzato dal Caffè Storico Letterario Giubbe Rosse con sede in Firenze, Piazza della Repubblica, 13/14.
3.   Organizzatori, Claudio Catalani (Titolare Giubbe Rosse), Roberta Degl’Innocenti (Poetessa, Presidente di Giuria).
4.   Il concorso prevede due sezioni: la 1a dedicata alla poesia a tema libero, la 2a denominata ‘Sezione Speciale’ dedicata alle Giubbe Rosse (che sarà un racconto con riferimento alle Giubbe Rosse).
5.   Ogni autore può partecipare a entrambe le sezioni.
6.   Il concorso – esclusivamente in lingua italiana - è aperto a tutti coloro che abbiano compiuto i 18 anni di età, esteso a 16 anni previa autorizzazione di chi esercita la patria potestà.
7.   Le opere dovranno essere inedite e l’autore dovrà attestarlo, come specificato al punto seguente.
8.   Alle opere in concorso dovrà essere allegata la seguente dichiarazione firmata: ‘dichiaro sotto la mia responsabilità che l’opera inviata al Concorso Giubbe Rosse – Inediti 2016 è inedita’.
9.   Alle opere dovrà inoltre essere accluso il consenso al trattamento dei dati personali di cui ai punti ’19 e ’20.
10.                   Sez. (1a) Poesia a tema libero: si può partecipare con due poesie (max 36 versi ciascuna) da inviare in 6 copie di cui solamente una riporterà:
1)i dati anagrafici dell’autore, numero telefonico, indirizzo e-mail;
2)dichiarazione firmata: ‘dichiaro sotto la mia responsabilità che l’opera da me inviata al concorso Giubbe Rosse-inediti 2016 dal titolo... è inedita’;
3)consenso al trattamento dei propri dati;
le opere di lunghezza maggiore di quella indicata verranno cestinate.
11.                   Sez. Giubbe Rosse (2a): si può partecipare con un racconto di max 6.000 caratteri (spazi inclusi) da inviare in 6 copie di cui una solamente riporterà:
1)i dati anagrafici dell’autore, numero telefonico, indirizzo e-mail;
2) dichiarazione firmata - ‘dichiaro sotto la mia responsabilità che l’opera da me inviata al concorso Giubbe Rosse-inediti 2016 dal titolo... è inedita’;
3)consenso al trattamento dei propri dati.
Le opere di lunghezza maggiore di quella indicata verranno cestinate.
12.                   Tempistica: il termine ultimo per l’invio delle opere è fissato al 30 giugno 2016; la proclamazione dei vincitori (che saranno avvertiti via e-mail o, ove possibile, per via telefonica) avverrà nell’ultima decade del mese di settembre 2016; la cerimonia di premiazione – che si terrà a Firenze presso le Giubbe Rosse - avverrà in data sabato 22 ottobre 2016 con inizio alle ore 16,00.
13.                   Invio: le opere vanno inviate per POSTA a Giubbe Rosse, piazza della Repubblica, 13/14 - 50123 Firenze; la busta dovrà riportare all’esterno: mittente, sezione o sezioni (è sufficiente elencarle con il numero 1a,2a), e la dicitura Concorso Giubbe Rosse; eventuali invii tramite raccomandata o mail non verranno presi in considerazione; per i termini di scadenza farà fede la data indicata dal timbro postale; non verranno prese in considerazione quelle spedite dopo la scadenza.
14.                   La giuria si compone di:
Presidente: Roberta Degl’Innocenti, poetessa, scrittrice; Giurati: Jacopo Chiostri, giornalista, scrittore, resp. eventi letterari Caffè Storico Letterario Le Giubbe Rosse; Giuliana Gennai, scrittrice; Enrico Nistri, giornalista, storico; Anna Balsamo, poetessa, scrittrice.
15.                   Premi: verranno premiati – a insindacabile giudizio della Giuria – i primi tre classificati di ciascuna sezione; saranno inoltre premiati tre ‘segnalati’ di ciascuna sezione; vi sarà infine un premio ‘assoluto’ denominato Premio Giubbe Rosse – inediti 2016.
16.                   i premi in palio consistono in targhe personalizzate per ciascuno dei primi tre classificati delle due sezioni, di un buono di € 100 da spendere presso il Centro stampa della Cartoleria-belle Arti Lory di Firenze (p.zza Frescobaldi, 8 r - Firenze) per i due vincitori di ciascuna sezione, di pergamene per i nove selezionati;
per il Vincitore assoluto la pubblicazione a titolo gratuito di un proprio libro (poesia o racconti) ad opera della casa editrice Ibiskos Ulivieri con sede in via S. Lavagnini, 40, Empoli, una targa e un buono per un tour gastronomico alle Giubbe Rosse per 2 persone.
17.                   A parziale rimborso delle spese organizzative è richiesto un contributo di euro 10,00 per ogni sezione cui si intende concorrere.
18.                   Metodo di pagamento: allegando la somma nella stessa busta contenente le opere, bonifico su Iban IT21H03268223000CA007905164 intestato: Claudio Catalani (titolare Giubbe Rosse) ed invio di fotocopia dell’avvenuto pagamento unitamente all’opera/e.
19.                   É consentito il ritiro dei premi per delega, debitamente sottoscritta; qualora i premi non vengano ritirati il giorno della Premiazione non è prevista la loro spedizione.
20.                   Legge 675/1996: i dati personali forniti saranno trattati esclusivamente per il perseguimento diretto delle finalità del Premio.
21.                   la partecipazione al Premio comporta l’accettazione della clausola di cui sopra, fermo restando quanto disposto dalle vigenti normative al riguardo.
22.                   La partecipazione al concorso implica l’accettazione incondizionata al presente Regolamento; il venir meno da parte dei partecipanti di una sola delle condizioni previste determina l’automatica esclusione dal Concorso.



lunedì 30 maggio 2016

CLAUDIO FIORENTINI SU "L'EPIGONO DI MAGELLANO" DI U. DE ROBERTIS

 
Claudio Fiorentini collaboratore di Lèucade

L’epigono di Magellano, di Ubaldo De Robertis




L’epigono di Magellano è un gran libro. Iniziamo dal linguaggio: compresso, pieno d’ironia, brillante, inaspettato e compresso, a tratti anche fiabesco. Lo stile di Ubaldo De Robertis convince subito e serve da esempio ai tanti scrittori che oggi cercano di farsi strada nell’affollato mondo della narrativa contemporanea, ma serve anche da elisir di piacere per i lettori che hanno dimenticato che oggi si può leggere qualcosa di diverso. L’autore è un poeta, e si vede nelle descrizioni, nei dialoghi, nelle situazioni che narra: “Lassù, oltre il crinale di ulivi, l’assalto di rovi e cespugli. Le ombre penetrano il bosco, divorano i colori; rimane l’odore del muschio asservito alle rocce, ai tronchi più vecchi e cadenti…”. Questa qualità è mantenuta in tutte le pagine e l’opera vanta un ritmo fortemente lirico e musicale. Anche nelle situazioni comiche, che non sono poche.
L’originalità, tratto principale di quest’opera, sta nel partire da una trama apparentemente insignificante, trasformando ogni minimo evento in una fonte di arricchimento sia lirico che di pensiero. La trama, comunque, a un certo punto esplode e si dipana come un filo di Arianna in un labirinto, guidando il lettore verso la soluzione della stessa, che ci mette in pace con quella parte di noi che borbotta, sbuffa, tentenna e brontola sempre. In pace, direi, temporanea, perché quella parte rimane pur sempre un nodo irrisolto di un uomo che si vuole irrisolto per essere in qualche modo felicemente in pace con se stesso. Quindi essere in pace non porta la pace, semmai soffoca il brontolio, che alla fine ci piace e ci permette di identificarci nel personaggio che ci fa da specchio.
La narrazione è in prima persona. Il protagonista, Mike, un ricercatore di fisica che si vuole scrittore, ha un gattone, Magellano, che osserva il mondo dai suoi vispi occhietti, diventando alter ego del protagonista, riuscendo là dove Mike fallisce, essendo migliore degli uomini in generale. Comparte il loro spazio vitale Camilla, la correttrice di bozze, che odia il gatto e che ha sempre una battuta acida pronta per partire come un fendente verso il suo datore di manoscritti nonché padron di casa. Le donne del romanzo, oltre Camilla, sono Margherita, amante dello scrittore, e Ottavia, donna di mezza età esperta di astrologia. Altro personaggio chiave è Marco, farmacista e amico per la pelle, ed è proprio con lui che si verificano le situazioni più esilaranti. La trama ha un punto di svolta quando muore Magellano, il gatto tricolore, grasso e saccente, e Mike, vedendosi costretto ad affrontare la vita da solo, rimette a posto i tasselli del suo rompicapo, grazie alla grandezza e alla saggezza delle sue amiche, donne, meravigliose donne che hanno una marcia in più, e che per dimostrarlo non hanno bisogno di superpoteri, ma di gesti minimi, di parole, di dignità.
Aleggia in tutto il libro Bulgakov, con il suo Il maestro e Margherita, che riesce a riportare il lettore verso veri riferimenti letterari, non certo sceneggiati di prima serata della TV. Troppi libri, infatti, oggi ricalcano ritmi e stilemi da sceneggiatura, come se la nostra letteratura, invece di essere guida, fosse trainata costantemente dalle tendenze della moda. L’autore dimostra che per fare un buon libro, oggi, non è necessario emulare linguaggi cinematografici, e grazie al suo stile e alla sua capacità descrittiva dell’animo umano, propone un romanzo di grandissimo pregio, partendo da spunti di vita quotidiana e restituendoli con cipiglio narrativo, preda di descrizioni poetiche, trasformandoli in grandi cose. Si sa, del resto, le grandi cose, quando le fai, non sai cosa sono, e cominciano piccole.

Claudio Fiorentini


VALERIA SEROFILLI: "INCONTRI CAFFE' DELL'USSERO"



Valeria Serofilli docente, poetessa, critico letterario



In occasione della chiusura della prima fase del Ciclo d'incontri all'Ussero, è  un piacere per me presentare ben tre validi autori, rispettivamente: Achille Concerto, con particolare riferimento al volumeLa tela e il trono (Leonida Edizioni 2015); Elisa Scotto, Radici di frumento (Ormadelibro Edizioni 2015); Alessandro Da Soller, con particolare riferimento al volume Anima semiseria – Racconti (Ed. Bip & Bop 2015). Letture di Rodolfo Baglioni e musica dal vivo di Da Soller (sax), Sergio Berti (chitarra) e del cantautore pisano Antonio Gentilini. L'evento si sarebbe dovuto svolgere presso la sede multimediale della Banca di Pisa Fornacette ma la presente data è stata sostituita in modo non del tutto corretto da altra concomitanza per la presentazione di un'autrice pisana. Ci troveremo dunque tutti al Caffè dell'Ussero, antica e storica sede degli omonimi Incontri e dibattiti.
Lieta con voi

Valeria Serofilli






giovedì 26 maggio 2016

CLAUDIO FIORENTINI: "RUBRICA: INVITO ALLA LETTURA"


Claudio Fiorentini, collaboratore di Lèucade






Recine, di Fiorenzo Bordi

Un ottimo romanzo storico e di avventura, vigore e spada, ambientato nel 200 A.C., nelle Marche, durante l’invasione cartaginese. Un prode tribuno viene salvato da un anziano etrusco sul Trasimeno. Perde la memoria, ma viene istruito dall’anziano e diventa una sorta di supereroe. Il libro è veloce e appassionante, scritto con grande slancio e ottimo stile. Essendo una narrazione di guerra, le figure femminili sono appannate, per quanto siano sempre determinanti, e più che dal travaglio intimo dei personaggi, si viene catturati dall'ambientazione e dalle vicende narrate. Ottima prova d'autore.




La vite e la vela, di Gianlivio Fasciano


Gianlivio Fasciano è un avvocato, ma scrive come un esperto narratore. La vite e la vela è un ottimo romanzo, abbastanza breve, e si distingue più per il linguaggio e per l’originalità che per la trama, che comunque è stimolante. Alcuni passaggi sono profondamente poetici, i personaggi sono descritti in modo assai originale e non mancano stille di degna ironia. Il linguaggio, che qualcuno ha giustamente definito centrifugato, è la caratteristica che rende oltremodo piacevole la lettura. Occorre concentrazione, è vero, ma il libro è bello dalla prima all'ultima pagina.




Effetto Mozart, di Camilla Migliori


Camilla Migliori, nota per la sua produzione teatrale, ci propone questa piccola raccolta di racconti originalissimi e spigliati, scritti con profonda saggezza e con ottimo stile narrativo e, soprattutto, con leggerezza ed eleganza. Già, l'eleganza non deve mai mancare, e l’autrice sembra esserne consapevole e non lascia neanche una parola fuori posto. Ogni racconto è ricco di contenuti e venato d'ironia, e nell’insieme c’è una grande varietà di colore che in ogni parola lascia trasparire la gioia di narrare, traducendosi in piacere di lettura.









Il tempo dei frutti maturi, di Giuseppe Conforti


Intenso e avvincente romanzo che naviga tra noir, giallo e romanzo di costume. Molto bello e imponente (quasi 460 pagine), nessuna pagina è superflua. Si parla di trame oscure, di mafie, di omertà… il tutto con eleganza e professionalità degne di nota, e con linguaggio da romanzo d’azione. L'autore del resto è avvocato, e un po' se ne intende. Ottima lettura che merita un'edizione migliore (l’editing dovrebbe essere imposto per legge).




Claudio Fiorentini 

mercoledì 25 maggio 2016

FRANCESCO MULE' SU: "CON L'INDIA NEGLI OCCHI..." DI ESTER CECERE


Ester Cecere, poetessa, scrittrice

“CON L'INDIA NEGLI OCCHI, CON L'INDIA NEL CUORE”
DI ESTER CECERE

NOTA DI CRITICA
DI FRANCESCO MULÈ

Ennesimo capolavoro poetico/culturale, partorito con gli occhi e la voce del cuore della poeta / scrittrice Ester Cecere, nata a Taranto, dove vive e lavora come ricercatrice presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche, occupandosi di biologia marina. Dopo gli ampi consensi di critica registrati dalle prime tre sillogi poetiche: “Burrasche e brezze” (Il Filo, Roma, 2010), “Come foglie in autunno” (Tracce, Pescara, 2012), “Fragile. Maneggiare con cura” (Kairòs, Napoli, 2014) e dopo il brillante esordio e i numerosi apprezzamenti nel mondo della narrativa con la raccolta di racconti “Istantanee di vita” (Kairòs, Napoli, 2015), Ester Cecere si consegna ai suoi affezionati lettori col suo ultimo 'travaglio' poetico “con l'India negli occhi, con l'India nel cuore” (WIP Edizioni, Bari, 2016).
Veniamo adesso alla poesia della nostra Autrice che si presenta con uno splendido ritratto dei vari aspetti socio / culturali e ambientali del popolo indiano. Silloge poetica, minuziosamente scritta, al rientro dal viaggio in India, dove ha potuto ammirare e conoscere lo sfarzo dei palazzi reali, i maestosi mausolei, la terra degli elefanti e dei fiori di loto e, nel contempo, intristita dalla presenza di fogne a cielo aperto, commistione di buoi, cavalli, cani, pecore e bambini per le strade piene di rifiuti urbani, donne che lavano i panni in pozzi d'acqua melmosa; e tu, donna, seduta su un mattone nella propria dimora di stracci
(III) preparavi delle pizzette gialle
- la farina da un sacco prelevando
da cuocere nell'unica pentola che vidi
su di un rudimentale focolare
da sterco di bue alimentato.
D'intorno, vocianti donne e bimbi seminudi,
il loro unico pasto impazienti ad aspettare.

Anziani che lavorano fino all'ultimo respiro della loro vita.
(V) Differente unità di misura ha il tempo in India.
Ben altra cosa rispetto al mondo occidentale.

Una realtà, scritta e descritta con gli occhi del cuore e col sangue nel cuore, non può che essere vera perché è stato un viaggio che ha permesso alla Nostra di conoscere e toccare con mano la “miseria assoluta” che “ha sovvertito” tutta la Sua scala di valori.
“Ritornata in Italia, -commenta Ester Cecere- rientrando nella mia lussuosa e grande casa, mi sono profondamente vergognata di tutto quello che possiedo, la maggior parte del quale è assolutamente inutile!”
Ha fatto Sua la considerazione di Vittorio Russo: “Si dice che si può entrare in India da cento porte, ma è difficile trovarne poi una sola per uscire. L'unica porta è quella che il più delle volte cambia il cuore”.
Siccome la lingua nella poesia ha una doppia funzione di vettore sia di significato sia di suono, di contenuto sia informativo sia emotivo, la sintassi e l'ortografia possono subire variazioni (le cosiddette licenze poetiche) se questo è utile ai fini della comunicazione sia particolare sia complessiva.
Queste strette commistioni fra significato e suono rendono estremamente difficile tradurre una poesia in lingue diverse dall'originale, perché il suono e il ritmo originali vanno irrimediabilmente persi e devono essere sostituiti da un adattamento nella nuova lingua, che in genere è solo un'approssimazione dell'originale.
La nostra Poeta ha scritto sempre in versi liberi come libera è la sua psiche, perché ama questo genere di scrittura, la scrittura che tanto Le appartiene. Alla nostra Autrice non piace essere chiusa in una gabbia. Ella è oggi tra i pochi Poeti contemporanei a denunciare le ristrettezze, i limiti imposti da certe correnti letterarie che non servono a dare sfogo all'arte, alla spontaneità, perché scrivere è arte e l'arte è libertà, vita, voce del cuore e, perciò, di sentimenti. La poesia non è lavoro. Ebbe a dire un giorno un certo poeta romano Valerio Magrelli, laureato in Filosofia, classe 1957, che tra i versi che scrive lui e quelli scritti secondo regole tradizionali c'è un rapporto simile a quello che va tra la ginnastica a corpo libero e quella con gli attrezzi.
La poesia, quella vera, oggi è intenta a riflettere con il cuore sulle parole e sulla forza che queste sanno imprimere al linguaggio; sulla parola scritta che si fa luce, materia, e riesce a farci ritrovare il vigore di una lingua condivisa, necessaria per ritrovare quello sguardo comune da contrapporre al dialogo difficile di questi ultimi confusi anni.
La poesia è opera del poeta e, siccome la poesia è arte, il poeta viene ad essere un artista, artista della parola, dell'immagine, di tutto un complesso contenutistico.
L'Autrice della nuova silloge porta con Sé una cultura classica -umana e umanistica- che oggi ha il potere di parteciparci una nuova poesia che si cura tantissimo della essenzialità concettuale e della forza della parola.
Ester Cecere segue, attraverso la Sua voce fortemente lirica e ricca di pathos, un iter poetico di fervida operosità nel mondo letterario, ottenendo premi e ambìti riconoscimenti dalla critica nei vari concorsi nazionali e internazionali che La vedono sempre -o quasi sempre- ai primi posti nelle classifiche.  “Con l'India negli occhi, con l'India nel cuore” è l'opera letteraria che oggi la Nostra viene a regalare ai numerosi lettori estimatori della Sua arte.  
“Rare sono le persone che usano la mente, poche coloro che usano il cuore, uniche coloro che le usano entrambe”. Così ebbe a scrivere Rita Levi Montalcini. Peculiarità -mente e cuore- che appartengono alla Nostra, poiché si manifestano, in tutta la loro interezza, in ogni verso e pagina di quest'ultima fatica letteraria, doti che vivono in netta simbiosi nell'animo e nell'anima di Ester, la quale, con tutta naturalezza, riesce a comunicare tutto di Sé: emozioni, sensazioni, ansie, calore espressivo e ricchezza, profondità di linguaggio e, in ultimo e non per ultimo, comprensione e amore per i deboli.
I suoi sono versi di cotanta veridicità che si leggono con invidiabile scorrevolezza e ci permettono di avvertire tangibilmente sentimenti fondanti e giusti, passione e ardore, encomiabile impegno che, in modo esplosivo, caratterizzano l'andamento dei brani ai quali riesce a consegnare una forte e ricca sensibilità e amarezza per quel mondo che non riesce ad accettare, avendolo, purtroppo, toccato con mano ed osservato con occhi, cuore e mente, esplorato e analizzato umanamente; elementi, questi, intrisi di notevole sincerità, chiarezza espositiva ed estrema e sorprendente freschezza e genuinità.  L'amica Ester riesce a imporre ai Suoi brani e, quindi, ai Suoi versi un ineguagliabile stile, ricco di toni e di tinte, nonché una personale concezione estetica assolutamente tutta Sua.
Un corpus  letterario, il libretto, che lascia trasparire una scrittura e una verità decisamente poetico / ambientale di cui facilmente ci si innamora, grazie alla veridicità delle argomentazioni partorite dallo spiccato spirito di osservazione, da immensa sensibilità e da quella ricca padronanza culturale che la Nostra viene a elargirci  in ciascuna delle Sue raccolte, ora in versi, ora in prosa, ma, soprattutto, con questo Suo ultimo  imponente travaglio poetico, immensamente affascinante, coinvolgente e travolgente.
Una verità poetica che viene fuori in tutte le pagine dell'opera, ma, aggiungerei, verità destinata a tramandarsi nel tempo come elemento storico e, quindi, verità sine tempore. Un verseggiare che ci accarezza, ci solletica e ci  invita ad apprezzare la meravigliosa esposizione degli incontri quotidiani con quella gente così come la vedono i Suoi occhi e, ancora di più, come viene percepita ed elaborata da un cuore nato per emozionarsi ed emozionare nel contempo l'altro da Sé. La scrittura è, per Ester, alimento dell'anima.
Se scrivere è arte del pensiero, arte della comunicazione del pensiero e della gnoseologia, quest'arte è propria di Ester Cecere, perché essa Le appartiene dal momento in cui viene a fotografare con l'occhio attento, nitido e obiettivo vicende e fatti quotidiani che, ancora oggi, i due millenni andati non sono riusciti a risolvere, perché ancora oggi caduti nell'indifferenza collettiva. Tutta la poesia del libro scaturisce, appunto, dai molti e svariati aspetti ed elementi di ispirazione dalla realtà che alla Nostra appare chiusa e terribilmente ostile. In quel contesto Ella ha dinanzi a Sé spettacoli così truci, squallidi, fatiscenti, a dir poco, incomprensibili e disumani, che la fantasia sembra rifuggirne sgomenta.
(VI) Un brulicare silenzioso ovunque.
Buoi, pecore, cinghiali, cani
d'ogni età e d'ogni dimensione
per le cittadine concitate strade
di rifiuti sui mucchi a frugare
e in ristoranti e alberghi
il chapati persino a reclamare.

La poesia è ritmo di parole, la musica è ritmo di suoni, la pittura è ritmo di colori; parole e colori convergono verso il ritmo di suoni. Possiamo dedurre, pertanto, che la poesia dell'Autrice si presenta molto affascinante e corposamente ricca di quell'amore suggerito e dettato dalla grande e importante voce del cuore, decisamente romantico, di quel cuore che riesce a parlare in versi molto toccanti in quest'ultimo suo lavoro. Che viene a sottolineare la triste realtà umana, sociale, culturale, ambientale, ad oggi, ignorata dal  nostro industrializzato Occidente.
Alla base della sua poetica si sente un forte desiderio di speranza in un roseo futuro e di amore per quella popolazione che ha ereditato dalla nascita la fame, la miseria, la mancanza di igiene, la povertà in assoluto.
Tacitai così la mia coscienza / di benestante turista occidentale, commenta la Cecere con tanto disgusto civile e sociale. Pagine, alcune delle quali corredate da forte energia fografico/artistica che vengono a raccontare il forte sbigottimento della Nostra nel vedere, osservare e, purtroppo, vivere quella triste e squallida realtà da cui, in quel breve periodo di soggiorno “vacanziero”, viene circondata.
Sono, questi, veri e propri quadri d'autore che parlano con un linguaggio chiaro, perfettamente rappresentativo della crisi della coscienza umana assolutamente universale. Madre Teresa di Calcutta, l'altro ieri, diceva: “Si parla tanto dei poveri, ma nessuno parla con i poveri”. Ester Cecere, che si occupa di biologia marina come ricercatrice presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche, con questo ultimo suo libro di ricca poesia si può definire una grande donna alla pietosa ricerca dell'uomo nuovo, dell'uomo dell'amore, della solidarietà e della fratellanza tra tutti gli esseri umani del pianeta Terra.
Ester Cecere riesce a poetizzare la vita dell'India, narrandola in modo semplice, lineare e scorrevole, attraverso 25 ritratti poetici con uno stile sobrio. La poesia ceceriana possiede una forma assolutamente aperta senza norme ritmiche  necessitanti. La lingua usata è una lingua “parlata”, la lingua di tutti gli uomini e di tutti i giorni.
L'Autrice del libro fa poesia per egemonizzare  il valore del sentimento, l'eticità della persona che, oggi, viene distrutta dal consumismo sfrenato costantemente predicato dai mass-media e dal cieco materialismo in cui l'uomo, volente o nolente, è caduto e continua a cadere.
Ester Cecere, con questa ultima sua opera, si rivela una eccellente poeta, degna di immensa stima e di tanto apprezzamento e, sicuramente, una voce che canta, con tutta la passione di una grande scrittrice, l'amore per la vita, per la solidarietà tra le genti di tutta la Terra.
Un'opera poetica, quest'ultima, decisamente completa che non poteva non chiudersi se non con la bellissima e floreale lirica, intrisa di calore umano e di tanta festa interiore della popolazione indiana.
La Festa del Diwali è una delle più antiche e importanti feste celebrate in tutta l'India. Il Diwali è la festa delle luci, si protrae per 5 giorni e celebra il trionfo del bene sul male; è compresa tra metà ottobre e metà novembre con festeggiamenti che prevedono spettacoli pirotecnici.

Il libro, un grande insegnamento e un forte messaggio: “Parlare anche con i poveri”.
Ester Cecere, la poeta che ascolta la voce del cuore:
       (XXV) Gioiva e festeggiava l'India finalmente
- la tanta miseria per un po' dimenticata -
           negli allegri giorni della festa di Diwali.

Francesco Mulè
(Poeta, Prefatore, Operatore culturale, Autore e Compositore di canzoni, Presidente e Fondatore del Circolo culturale 'Smile', Giornalista)  




CLAUDIA TRIMARCHI: "TESI DI LAUREA SU DOMEMICO DEFELICE"

CLAUDIA TRIMARCHI: LA FUNZIONE CATARTICA E RIGENERATRICE
DELLA POESIA IN DOMENICO DEFELICE. IL CONVIVIO EDITORE.
CASTIGLIONE DI SICILIA. Pag. 136. EURO 13,00







“… Questa indagine comparativa permette di tracciare sentieri tematici macroscopici, quelli che comunemente si dicono temi, ai quali si intrecciano peculiarità e caratteristiche distintive per ogni opera. A queste strutture individuate da claudia Trimarchi si associano i tempi e il tempo, sia esso inteso come momento di scrittura sia come riflessione generale. Il tempo, in Defelice, è intimamente legato al contesto, e quindi alla meditazione collettiva. In questo tessuto rientrano non solo le riflessioni sulla questione meridionale, ma anche e soprattutto l’urgenza sociale, che è nota caratteristica della scrittura dell’autore…”. (Dalla prefazione di Giuseppe Manitta).

martedì 24 maggio 2016

LUCIANO DOMENIGHINI SU "DICOTOMIE. POMEZIA" DI N. PARDINI





Luciano Domenighini poeta, scrittore, saggista, critico letterario




SERENELLA MENICHETTI: "INEDITI"

Serenella Menichetti, collaboratrice di Lèucade



INCORNICIATA IN UN QUADRO DI MAGRITTE

L'intonaco danneggiato evidenzia il grigio.
Spegne le luci della ribalta.
La mancanza di colore ti cola addosso.
Ti spinge sulla sedia di un cinema di periferia:
Immagini in bianco e nero scorrono.
Volti antichi senza effetti speciali passano.
A tratti una torcia trafigge gli occhi
Il volto di Anna Magnani è maschera d'angoscia.
Che colpisce la bocca dello stomaco.
L'immobilità delle persone sedute
ti fanno sentire intrappolata
in un quadro di Magritte.
-Preferisco Dalì!- Vorresti gridare.
Vorresti muoverti- vorresti uscire.
Con gambe di piombo
rimani in un'immobilità senza confini.
Sospesa.
Lo spazio- il tempo- la vita
si annullano fino a scomparire.
Resti incorniciata.
Appesa ad una parete.
Di una stanza senza finestre.

Serenella Menichetti




NULLA

La voce rauca esce dall'abisso
in lettere sconnesse.
Troppi i buchi vuoti da colmare.
Le sordide nuvole:
sono così dense e nere.
Non riesco più a vedere gli astri.
Il dolore graffia la gola.
La verità è grumo di sangue
che ottura le vene.
Si è frantumato il mythos.
Sceso a terra tra la polvere.
Calpestato da piedi troppo grandi, geme.
Si dibatte tra le fauci del nulla.

Serenella Menichetti




lunedì 23 maggio 2016

PATRIZIA STEFANELLI: "SONETTO" INEDITO


Patrizia Stefanelli

Il sonetto di Patrizia Stefanelli  dal titolo L'Immutabile è piaciuto molto a Carla Maria Casula, giornalista pubblicista, che si occupa di linguistica sarda con particolare attenzione nei confronti dei fenomeni lessicali, fonetici e morfologici. Scrittrice e poetessa, laureanda in Filologia Moderna presso l'Università degli Studi di Cagliari, ha deciso di portarlo nella sua tesi di Laurea! Il Blog di cultura e informazione: La voce del gattopardo, ha pubblicato una sua recensione critica molto attinente al testo e apprezzabile. Questo il link dell'articolo e il sonetto:
http://www.lavocedelgattopardo.com/recensione-del-sonetto-doppio-limmutabile-patrizia-stefanelli/


L’immutabile

Sta qui nella mia testa un cingolato:               A
proviene dal costato                                      a
passando lentamente per il collo                    B
su per le arterie che pulsano al lato                A
e seguono lo stato                                          a
del cedersi angoscioso ad un tracollo.            B
Sta qui nella mia testa, appena nato               A
e già m’accorcia il fiato                                  a
mentre tritura i pensieri e barcollo                 B
per tutto quello che ho calamitato                 A
– ché io son folle e ho dato –                        a
senza tenere all’ossa né al midollo.                B
Questo rumore che mi atterra scioglie           C
degli occhi il limbo e trema in luce instabile   D
la natura, indomabile.                                     d
Ahi, credo nelle storie e poi ne ho doglie        C
– se concepisco inganno! – e non son abile     D
a sotterrarmi dentro le mie voglie.                   C
Così come le foglie                                          c
sta al cingolo e alla forza: l’immutabile.            D




Mentre il sonetto seguente, composto nella mattinata del 23, è ispirato dal celebre Addio ai monti, testo di prosa poetica  di Alessandro Manzoni. Racconta la vicenda vera di Lucilla,  madre della Stefanelli, profuga istriana. Il Gorilla è il nome di fantasia di un monte, nella memoria della madre, allora bambina. 



Addio monti 

Quel che m’appare qui oltre la soglia
è il culmine dannato del Gorilla
che desta meraviglia in chi si voglia
e tremulando luce frange e stilla
memorie scarne: gli addii di Lucilla.
E’ storia triste d’Istria e non si sbroglia
nel tempo quell’inganno e lei vacilla
pensando alla sua cima sempre spoglia.
Nei fossi il sangue è secco e dalle gole
le grida ancora sferzano gli orecchi
di gente che non sente o che non vuole
e dice: Ormai i dolori sono vecchi
tutto è cambiato lì, su quella mole
tra quelle rocce carsiche, sui becchi
arsi e degli occhi specchi
di una vita che torna con la mente
là dove nacque e strugge. Inutilmente.