A Ubaldo De Robertis (Pisa)
il Premio della Giuria dell’XI Premio Letterario Internazionale
“Voci- Città di Abano Terme” 2016: POESIA IN ITALIANO a tema libero con “Ad immagine dell’infinito”.
«La
clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo
capovolta e tu con essa...»
Friedrich Nietzsche: La gaia scienza
capovolta e tu con essa...»
Friedrich Nietzsche: La gaia scienza
Ad immagine dell’infinito
La gravità zelante di un valletto, in
ombra,
sul cono più alto, stagnante, ad ogni soprassalto.
Estraniato. Nella bonaccia. Sul palcoscenico di vetro
si illude di mandare fuori tempo il congegno.
Tempo rubato. Dilazionato.
All’improvviso si sente mancare la terra sotto i piedi,
mentre si avvicina alla gola che apre al sottomondo segreto,
non può tornare indietro, sospinto, a capofitto declina
in tante traiettorie frenetiche, sul fondo,
stilla come sangue da una stretta ferita,
scontroso, perché sa che non potrà abitare
le stesse posizioni ogni volta che la clessidra
sarà sovvertita.
Ma c’è qualcosa che lo umanizza,
che oltrepassa e trascende il tempo.
Perduto?
Ritrovato?
O un irreversibile salto verso il nulla?
sul cono più alto, stagnante, ad ogni soprassalto.
Estraniato. Nella bonaccia. Sul palcoscenico di vetro
si illude di mandare fuori tempo il congegno.
Tempo rubato. Dilazionato.
All’improvviso si sente mancare la terra sotto i piedi,
mentre si avvicina alla gola che apre al sottomondo segreto,
non può tornare indietro, sospinto, a capofitto declina
in tante traiettorie frenetiche, sul fondo,
stilla come sangue da una stretta ferita,
scontroso, perché sa che non potrà abitare
le stesse posizioni ogni volta che la clessidra
sarà sovvertita.
Ma c’è qualcosa che lo umanizza,
che oltrepassa e trascende il tempo.
Perduto?
Ritrovato?
O un irreversibile salto verso il nulla?
E rovesciato, nell’aria, inizia un nuovo
ciclo
verso un tempo nuovo di cui è arduo carpire l’intensità
di ciò che passa, o anche la tenuità,
difficile esibire immagini coerenti della nostra presenza,
scoprire un’effettiva, reale, misura interiore,
per comporre tutti questi frammenti(di sabbia)
in pensieri dicibili.
Dicci pure, Louis Borges: fu realmente di miele
l’ultima goccia attingibile della tua clessidra?
verso un tempo nuovo di cui è arduo carpire l’intensità
di ciò che passa, o anche la tenuità,
difficile esibire immagini coerenti della nostra presenza,
scoprire un’effettiva, reale, misura interiore,
per comporre tutti questi frammenti(di sabbia)
in pensieri dicibili.
Dicci pure, Louis Borges: fu realmente di miele
l’ultima goccia attingibile della tua clessidra?
Quanti volti ha l’infinito! nel divenire e nell’essere. Inquietante l’immagine del tempo –infinito- che noi ci ostiniamo a misurare a misura nostra, di piccoli uomini, con la clessidra come su un palcoscenico di vetro: Nietzsche e Borges a confronto… Illusione che il congegno che misura e ci misura si spezzi, si rompa, ci dia una via di fuga.
RispondiEliminaIl sottomondo, vasto, sconosciuto ci attira, ci invita: una via stretta per un’apertura nuova di possibilità che si sovvertiranno ogni volta,-cieli variabili, situazioni nuove, provvisorie- inevitabilmente e per sempre. Tempo perduto o ritrovato?
Omini di niente siamo, che occupano posizione di niente eppur insistentemente e freneticamente al lavoro per dare senso al tempo infinito, alla parola, al nostro consistere. L’abbandono fluente ed inarrestabile di ogni certezza e sicurezza è veramente la soluzione, la goccia di miele di conforto del nostro esistere?
Una metafora della vita e della morte, eternamente riproponentisi, un ripensamento inquieto del nostro esserci. Ad immagine dell’infinito.
La lettura di Maria Grazia Ferraris tanto è bella coerente e sentita mi commuove affettuosamente.
RispondiEliminaLa devozione nei Suoi confronti, come autrice e critica letteraria, aumenta ogni giorno di più. Una che sa entrare nel segreto della poesia per cogliere l'aria grande o piccola che in essa respira. Grazie infinite. Ad Immagine dell'infinito.
Ubaldo de Robertis
Molte volte il tempo evoca la poesia, la stana, e la rincorre la cattura nella dimensione che piace al poeta. Lo scorrere dei granelli di sabbia rende visibile sia la gravità che il tempo e la poesia beffa entrambi, quando il poeta viene posseduto dal quid per comporre e consegnare quell'istante all'eternità
RispondiEliminaLa vita spiazza continuamente il piccolo uomo (valletto) che vorrebbe conservare le posizioni acquisite. La sabbia, nella clessidra, scivola inesorabilmente nel cono sottostante e si fa fatica a mantenere la bussola. Il mistero dello scorrere ci travolge. Non facciamo in tempo a prendere coscienza del nuovo stato, che già è ora di cambiare. E' un andare verso il Nulla o un andare verso l'Essere? Entrambe le cose, perché c'è qualcosa di noi che si estingue e qualcosa che resta per prendere coscienza dell'estinzione. E' molto difficile rendere poeticamente queste riflessioni filosofiche, ma Ubaldo ci riesce perché è un poeta vero. Complimenti.
RispondiEliminaFranco Campegiani
@ Francesco Casuscelli
RispondiElimina“ quando il poeta viene posseduto dal quid per comporre e consegnare quell'istante all'eternità”...
Adesso, dopo che è accaduto, senza che io sapessi bene come, nel riscontrare letture attente come la Sua, mi sento inaspettatamente infervorato. L'idea di aver depositato definitivamente il bagaglio e di non tornare più indietro, di restar “fuori” da ciò che si è scritto, è piacevolmente fallita. Sono di nuovo quel piccolo granello di sabbia, ma con maggiore consapevolezza e ...dignità.
La ringrazio sentitamente.
Ubaldo de Robertis
@ Franco Campegiani
Franco Campegiani è uno dei miei preziosi nuovi “conoscenti” capaci di lanciare lo sguardo verso cose lontane e nello stesso tempo nel profondo dell'animo umano. Leggendo la mia poesia si chiede: “E' un andare verso il Nulla o un andare verso l'Essere?”- e risponde: “Entrambe le cose, perché c'è qualcosa di noi che si estingue e qualcosa che resta per prendere coscienza dell'estinzione.” Campegiani sostiene, con molta generosità, che sono riuscito a trasformare queste domande filosofiche in poesia ed ecco che mi tornano in mente i momenti di questa riflessione quando pensiero e sentimento si interrogavano, lottavano per cercare l'espressione legittima, il disagio, lo sconforto, l'idea di rinunzia. Ora sono lieto di non aver disdetto quell'appuntamento!
Ubaldo de Robertis
È una riflessione sul "tempo" questa di Ubaldo De Robertis che inizia il falsetto, in diminuendo «la gravità zelante di un valletto» per poi procedere con una serie di segmenti di pensiero e di immagini che si intersecano a vicenda, si ostacolano e collidono. E questo crea il movimento ritardato della poesia, il suo flusso ritardato, il suo «tempo interno» che collide con il «tempo esterno». La poesia si presenta come meditazione (Wallace Stevens insegna) su un concetto astratto per mezzo di elementi concreti, concretissimi del nostro quotidiano, che è un bel modo di entrare in rapporto con il vero quotidiano e non con quello dei quotidianisti lombardi che mi fanno sorridere. Se non c'è un «tempo» interno, non si può parlare nemmeno di un tempo degli oggetti, e quindi di uno spazio degli oggetti. Ecco, apprezzo particolarmente la poesia meditazione di De Robertis perché è una poesia "nuova", in quanto prodotto di un concetto critico del «tempo».
RispondiEliminaInserisco il commento che Ubaldo De Robertis non è riuscito a mettere:
RispondiElimina“In Giorgio Linguaglossa c'è un bisogno che lo porta, direi lo trascina, a ricercare nuove linee, nuove forme di espressione, nuovi linguaggi. E' l'atteggiamento tipico del ricercatore scientifico. Egli però sta bene attento nel fare in modo che un autore ricavi per suo conto l'idea di procedere per uscire dagli stretti omologati confini del noto, del consolidato, del già espresso. Tutto ciò che genera monotonia.
Lo fa senza obbligo comandato. Anche per questo merita tutta la mia riconoscenza.”
Ubaldo de Robertis
Il riferimento alla clessidra di Borges mi fa amare in modo particolare l’immagine infinita racchiusa in questa splendida poesia.
RispondiEliminaImmergersi nello spazio, esplorare il tempo e la materia è ciò che il fisico De Robertis fa anche con la sua poesia, eppure quanta umiltà c’è nell’uomo, nel poeta, nel rivelare il senso d’incertezza avvertito di fronte al mistero della vita.
Una misura del tempo - “salto verso il nulla” - che mi ha richiamato alla memoria alcuni versi di Pessoa, che trascrivo volentieri:
«Gatto che giochi per via / come se fosse il tuo letto, / invidio la sorte che è tua, /ché neppur sorte si chiama. / Buon servo di leggi fatali / che reggono i sassi e le genti, / senti solo quel che senti; / sei felice perché sei come sei, / il tuo nulla è tutto tuo. / Io mi vedo e non mi ho, / mi conosco, e non sono io». - (Fernando Pessoa).
Giuseppina Di Leo
I versi come raggi di luce, gocce che illuminano il mondo nell'infinita solitudine del poeta (e del lettore), nell'infinita attenzione, delicatezza dei pensieri, dei sentimenti. Essi rivelano un chiarore che inonda apertamente il palcoscenico della vita, si nutrono dell'appassionato desiderio di richiamare altri versi: quale onore aver evocato quelli di Pessoa!
RispondiEliminaGrazie, Giuseppina Di Leo
Ubaldo de Robertis