Pagine

domenica 15 maggio 2016

NICCOLO' CAO: COMMENTO A " TRA MITHOS E LOGOS" DI GIUSY FRISINA


Giusy Frisina collaboratrice di Lèucade

Il bel commento di uno studente della classe che ho portato in Grecia 
  
  “Il mithos e il logos attraversano, intrecciandosi come due filamenti di DNA, la nostra cultura, nascendo in quel calderone primordiale che è la Grecia. In questo straordinario luogo, come ci insegna Vico, inizialmente ritroviamo i cosiddetti "poeti teologi" che danno vita al mithos, o più correttamente seguono la loro parte intuitiva e creativa, sita nell'emisfero destro del cervello. Il flusso di immagini, di storie e di armonia che raccontano i miti sfocia in quel delta che è l'ipotrofica e, per così dire, fanciullesca razionalità filosofica di Talete. Se guardiamo la storia dell'anima, nel suo concetto junghiano e vichiano, proprio in Talete vediamo anche i primi tentativi di sviluppo di una coscienza più ampia che guardi con occhi nuovi il mondo immaginifico dettato dal mithos. 
Quindi il mithos ci appare come la prima inclinazione naturale dell'uomo all'interno della sua sfera spirituale. Ma ciò non significa che il logos prima di quel momento non esistesse e che sia stata una produzione artificiosa dell'uomo, insensatezza da ogni punto di vista. In onore dei nostri antenati creerò un'immagine per argomentare meglio la mia tesi. Siamo agli albori dell'umanità, quando ci siamo differenziati dagli altri primati solo da poche generazioni. Se prendiamo uno di questi homo sapiens, che in questo caso tradurrei più volentieri con "uomo sapiente" nel senso anche religioso, vedremo che il suo mithos è prima di tutto colpito dalla volta del cielo, dal sole, dalla luna e dagli astri. Quindi è direzionato verso l'alto. Per quanto queste "direzioni" siano solo indicative, cercano di dare un'idea del atteggiamento culturale predominante in una certa epoca. Mentre il logos è impegnato quaggiù, proprio sulla terra, nella ricerca di sostentamento attraverso le piante da frutto.
Quindi inizialmente il mithos è orientato verso l'alto mentre il logos verso il basso. A mano a mano che passano i millenni ci siamo ritrovati a raggiungere un equilibrio direzionale ed orizzontale durante l'epoca del culto della Dea Madre, poiché la divinità è nella stessa donna, cioè nell'essere umano (mithos orizzontale) e poiché ormai la caccia (logos orizzontale) è a pari grado con la raccolta dei frutti della terra.
Ma l'equilibrio svanisce di nuovo. Per esempio in Grecia nella civiltà minoica, nella porta dei leoni, o meglio leonesse, vediamo una colonna più stretta alla base rispetto alla cima, che segnala, come una freccia, la collocazione ormai spaziale della divinità. E sempre in quel periodo ormai si è diffusa l'agricoltura che implica un logos rivolto verso la terra.
Il passaggio successivo consiste nello spostamento degli dei da una posizione ctonia ad una fra l'eterea e la terrena, quella olimpica, pur conservando l'Aldilà sottoterra. Ciò mostra come il mithos accompagni il logos, siccome è proprio di  questa dimensione mediana in cui si manifestano i cambiamenti atmosferici da cui dipende l'agricoltura. E così si potrebbe continuare per qualche altro secolo, poi l'uomo ha iniziato a diventate sempre più complesso, grazie al nostro logos naturalmente.
Ma ciò che mi preme dire è che in tutti questi cambiamenti di direzione fra mithos e logos, questi due si sono incontrati, è vero, ma non si sono mai congiunti, perché il logos era confinato nella vita pratica, mentre il mithos danzava sia in quella sia nel mondo interiore dell'uomo. Non appena in quest'ultimo si è insinuato il logos, che si potrebbe vedere come una presa di coscienza della realtà e di se stessi in quanto individui, è avvenuto, per contraccolpo, un ampliamento dei confini della coscienza. Di conseguenza bisogna vedere il mithos come risultato della parte più profonda e misteriosa di noi, l'inconscio. Questa dualità inscindibile che si fa uno, ovvero noi stessi, comporta, come vediamo nella storia dell'anima, una ricerca di riequilibrio attraverso "corsi e ricorsi", cioè slanci o del mithos o del logos che fanno procedere la storia, la filosofia e la nostra anima.”


Niccolò  Cao (Liceo Classico Galileo ) 

4 commenti:

  1. Grazie, Niccolò, credo che questo messaggio sia una risposta esauriente a tutto quello su cui si è discusso fin qui, e sono felice che sia un mio giovane studente a giungere a questa bellissima e positiva conclusione. Anche se poi la ricerca resta interminabile, naturalmente, la strada è quella giusta.

    RispondiElimina
  2. Il giovane Cao merita ogni encomio e queste mie argomentazioni non vogliono avere valenze polemiche nei suoi confronti. Come dichiara la Frisina, egli è un ottimo studente, in grado di elaborare un pensiero autonomo da quanto appreso sui libri e va incoraggiato per questo. Ce ne fossero di studenti così! E' bravo davvero, complimenti. Lo dico senza riserve. Gli argomenti che ora esporrò, e che vengo esponendo da qualche tempo in questo blog (specialmente nel dibattito con Vito Lolli) esula da quanto la storia della filosofia insegna. Torniamo alle fonti. Dice Eraclito: "gli uomini sono ottusi nei confronti dell'essere del Logos, sia prima che dopo averne sentito parlare; e sembrano inesperti, sebbene tutto avvenga secondo il Logos". Di fronte a questa differenziazione nettissima dell'intelletto divino (Logos) dalla ragione degli uomini, risulta un abuso quanto meno arbitrario (se non perverso) l'identificazione che ne è stata fatta successivamente. Si dirà che nell'uomo agisce la "scintilla divina", o il "daimon", ma questa sfera universale di se stesso non può venire identificata con la sua ragione, che spesso (quasi sempre) lo porta fuori strada, in aperto dissidio con le leggi divine o cosmiche. D'altro canto, se il compito della ragione è di distinguere, di separare (un ruolo indispensabile, da non svalutare assolutamente), non si vede come essa possa accampare pretese di universalità, visto che l'universale abbraccia e tiene unite tutte le cose. Si tratta di un'altra sfera dell'animo umano, sfera di cui, ad esclusione di Socrate, nella storia della filosofia non si è mai discusso abbastanza (e sarebbe invece il caso di farlo). Se ad ogni modo il Logos è la legge divina che "domina tutto ciò che vuole e basta a tutto e prevale su tutto" (Eraclito), essa sta sia in Cielo che in Terra e la sua giurisdizione non può essere circoscritta al solo piano orizzontale. Che cosa diversifica allora il Mithos dal Logos, visto che anche il Mithos è bifronte (Cielo e Terra in equilibrio tra di loro) ed ha uno sguardo puntato in due direzioni: verso l'alto e verso il basso, verso gli dei e verso gli uomini? Io direi che non c'è una differenza sostanziale e che si tratta solo di diverse manifestazioni del divino. Dove infatti il Logos è la Coscienza cosmica in sé, l'Intelligenza divina effusa nell'Universo intero, il Mithos non è altro che la rivelazione di quella stessa sapienza al nostro intelletto, il suo affacciarsi negli orizzonti dell'umana natura. Ciò comporta una grande rivalutazione sia del Mithos che del Logos, ridotto il primo a fallace sentimentalità e il secondo ad arido razionalismo.
    Franco Campegiani

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Le riflessioni di Campegiani sono un'ulteriore occasione di meditazione e approfondimento sull'eterna inesauribile questione.Vorrei obiettare però che la riflessione di Niccolò non è per nulla "scolastica", o meglio non si trova sui libri di "storia della filosofia" ma è frutto di percorsi che passano attraverso letture ulteriori e viaggi culturali. Quanto al frammento di Eraclito citato ,quello sì lo abbiamo trovato anche sul manuale, perché anche i libri scolastici possono talvolta essere uno strumento di conoscenza, basta saperli usare come punto di partenza per ricerche ulteriori.Forse per questo però non lo avevamo considerato ora abbastanza... Quel "Logos" infatti non ha nulla a che vedere con il nostro razionalismo, o peggio ancora con il nostro "pensiero strumentale" come direbbe Bauman. Così come il Cristo "Logos"del mondo greco-bizantino e della cultura neoplatonica che ben si confronta con il Vangelo di S.Giovanni, ha molto poco in comune con la logica deduttiva dei sillogismi,che pur tuttavia Aristotele riconduceva ad una scintilla misteriosa chiamata intuizione! E' molto bella anche l'immagine del Mithos come rivelazione del Logos divino, e direi che se la filosofia e la poesia insieme sono la via della ricerca , la dimensione mistica è forse la più diretta contemplazione di tale luce.,.dove gli opposti convivono in armonia, al di la delle nostre contraddizioni. Perché , come dice ancora Eraclito,"Il dio è giorno-notte, guerra-pace, sazietà-fame. Ed esso muta come il Fuoco". Giusy Frisina

      Elimina
  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina