Grigore Vieru, (1935-2009), il
più famoso poeta contemporaneo moldavo
Un poeta semplice, amato dal
suo popolo, dalla comunicazione essenziale, emozionale, inedito, che sa
assimilare dentro le sue strutture stilistiche privilegiate il linguaggio
quotidiano, gli oggetti più comuni, le esperienze più condivisibili; capace di prendere
per mano il lettore per portarlo nell’autenticità dei sentimenti e dei valori
che esprime. I valori morali, i sentimenti, la musica della parola prima di ogni ricerca stilistica o retorica. Un
artista che è riuscito ad abbinare l’armonia classica con la curiosità moderna
per valorizzare la carica emotiva delle parole essenziali, come Amore, Vita,
Madre, Morte….
Abito alla periferia
d’un amore.
Nel mezzo
vive la mia fede.
Abito alla periferia
d’una canzone.
Nel mezzo
vive la mia speranza.
Abito alla periferia
d’un pane.
Nel mezzo-
c’è il mio amore per voi.( Io abito.)
Grigore Vieru (14.02.1935-
18.01.2009) nato in un villaggio della Repubblica Moldova, è uno dei più
importanti rappresentanti della poesia romena contemporanea, alla periferia
dell’Europa, in un Paese con un destino particolare ed una storia tormentata.
Debutta nel 1957 con un volume di versi per l’infanzia, dal titolo Allarme. In pochi anni diviene il poeta
moldavo più amato dai bambini. Apprezzando il suo impegno morale e poetico per
la diffusione dei valori fondamentali dell’umanità, l’Accademia Romena propone,
nel 1992, la sua candidatura a Premio Nobel per la Pace. Nel 1968 l'opera Il tuo nome entra a far parte del
curriculum letterario delle università moldave. Tale libro viene stimato dalla
critica letteraria come la più originale opera poetica del periodo. Nel 1989
viene eletto al Parlamento moldavo e prende parte alla campagna per
l'unificazione di Romania e Moldavia . L’opera di Grigore Vieru è stata
apprezzata anche all’ estero: nel 1988 ha ricevuto il prestigioso Diploma
d’Onore Andersen e nel 2007 è stato
insignito, a Ginevra, della medaglia d’oro della World Intellectual Property
Organisation per la sua intera attività letteraria. Il 15 gennaio 2009 Grigore
Vieru viene coinvolto in un incidente automobilistico che lo porterà alla
morte. Il presidente della Repubblica Moldava, Vladimir Voronin, proclama il
lutto nazionale per i funerali del poeta.
Grande l’importanza della
lingua per gli abitanti del paese e i temi della casa, della famiglia, delle
radici che si identificano con i simboli del pane e del mito materno, topos
onnipresenti nella poesia moldava. Interrogato su cosa significasse per lui
l'amore per la madre, cui ha dedicato molte poesie, Grigore Vieru spiegò:
"È la dignità della casa dei tuoi genitori, del posto in cui sei nato, la
stabilità, la lingua - tutto. Chi non ha una madre non ha nulla. Il libro più
antico del mondo è la madre; il libro più bello del mondo è la madre": la
madre, la lingua, la patria.
Intense sono le sue parole: «
C'è chi desidera volare nello spazio. Ebbene, io per tutta la mia vita ho
sempre desiderato attraversare il fiume Prut. Ci sono riuscito solo in età
avanzata – all'inizio degli anni '70. Penso che quello sia stato il giorno più
felice della mia vita. »
Il fiume Prut funge da confine
tra la Romania e la Moldavia e Grigore Vieru ha lottato per tutta la vita per un ideale:
l'unificazione delle terre separate dal fiume. Secondo il poeta tale
unificazione sarebbe dovuta avvenire salvaguardando la lingua del suo popolo
dalla degradazione dovuta alle incursioni degli “occupanti” sovietici.
Poesie
Nella
tua lingua,1968
Nella stessa lingua
tutto il mondo piange
Nella stessa lingua
ride l’Universo.
E solo nella tua lingua
accarezzare puoi il dolore
e trasformare in canto
la felicità.
Nella tua lingua.
vivi l’amore materno
senti il sapore del vino
e gusti un vero pasto….
Ma quando tu non puoi
nè piangere né ridere,
quando cantar non puoi
e accarezzar non puoi
davanti alla tua Terra
davanti al tuo cielo
nella materna lingua,
vivere il silenzio puoi.
Una
calda nebbia
“Dove sono le foglie
nutrite dal sangue
del nostro amore?!
Dov’è il verde sangue
delle nostre giovani foglie?! ..
Dov’è l’uccello
svegliato all’alba
dai sussurri del nostro
amore?!
Dov’è il nostro amore
svegliato all’alba dai canti
dell’uccello?!
Una calda nebbia di foglie
scivola tra gli alberi
e io mi appoggio a lei,
amore,
come una volta, come una volta,
mi appoggiavo
al tuo assonnato corpo
Quando
Quando morirò,
seppelliscimi
nella luce dei tuoi occhi.
La gente
venuta al mio funerale
rimarrà inginocchiata
per sempre davanti a te.
Perché nessuno
giochi sulla mia tomba,
e non mi posino, come gli avi,
sotto erba e terra-
seppelliscimi nella luce
dei tuoi occhi,
tu, mia donna della fine,
tu, mia donna dell’inizio.
Formulario
-Nome e cognome?
-Io
-Anno di nascita?
-L’anno più giovane:/ quando
si amarono/i miei genitori.
-Stato sociale?
-Aro e semino/ quella collina
vicino ai boschi./conosco tutte le doine
- Professione?
-Mi affatico nella miniera
delle parole.
-Genitori?
-Ho solo la madre.
-Nome della madre?
-Madre.
-Che occupazione ha?
-Aspetta.
-Sei stato mai giudicato?
-Son stato rinchiuso per qualche
anno:/in me.
-Hai parenti all’estero?
-Sì. mio padre sepolto/ in
terra straniera.
L’anno 1945
Arpa
Pensavo che sapessero suonar
anche i serpenti.
Li posi come gravi corde
all’arpa
accanto al cirro e alla vite
e al sacro filo dei capelli di
mia madre.
Sotto la pianta di mele mature
essi suonavano
meravigliosamente.
ma, mentre nella notte oscura,
attraversavo i boschi,
solitario,
si misero a fischiare
selvaggiamente.
Tentarono di mordermi la mano,
il volto,
di storcere la vita al mio
canto.
Suonai, allora, la materna
corda
sotto gli antichi rami di
abete.
Di corsa gli amici arrivarono.
E quando mi svegliai e
l’incubo sparì,
scoprii che una corda
incanutì.
Raramente si leggono pagine tanto ricche e attuali. Questo poeta contemporaneo andrebbe valorizzato dalla critica italiana, che, le più volte, porta a galla figure di basso conto. Grazie alla Prof.ssa Ferraris per avermi illuminato.
RispondiEliminaProf. Angelo Bozzi
Ben vengano i poeti semplici, quelli che si fanno amare dal loro popolo. La nostra cultura artistica non è sempre attenta alla percezione segreta della realtà. Grigore Vieru, poeta moldavo, privo di conformismi mentali, possiede la capacità di cogliere il significato profondo delle parole che contano nella vita perché staccandosi dai soliti intellettualismi sa rimpicciolirsi e mi ha, fin dai primi versi, riportato a Lev Tolstoj, altro immenso autore adorato dal popolo che lo capiva.
RispondiElimina"Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo", scrive Tolstoj
in apertura di Anna Karenina e Vieru : Nella stessa lingua/tutto il mondo piange/Nella stessa lingua ride l’Universo. Contenuti in parte diversi ma aventi lo stesso impatto emotivo, lo stesso canto. E ancora, in chiusa di “Nella tua lingua” , Vieru: Nella tua lingua /vivi l’amore materno. Mi tocca l’anima e mi commuove questo amore per la madre che in “ Formulario” culmina nello splendido passaggio: Nome della madre?/Madre/perché è proprio vero che chi non ha una madre non ha nulla. E chi è amato e ama la madre non può poi che estendere l’amore imparato alla sua donna e Vieru a lei dedica una lirica di rara bellezza per contenuto e forma che non ha bisogno di commenti:
Quando morirò…
seppelliscimi nella luce
dei tuoi occhi,
tu, mia donna della fine,
tu, mia donna dell’inizio.
Annalisa Rodeghiero
Sentimenti evocati da parole come Madre e Patria..fondamentali nell'opera di questo Poeta moldavo hanno carattere di universalità, la Lingua può abbellirli esaltarli trasmetterli, ma la Poesia quando risponde alla sincerità del sentire è una, universale appunto, pur nella sua singolarità..
RispondiEliminaOttima la presentazione del poeta fatta dalla eccellente critica Ferraris. Esauriente e stimolante insieme.
Viene da domandarsi quanto aggiungerebbe conoscerlo nella lingua originale. Complimenti, comunque, a M.Grazia Ferraris che ci ha fornito un interessante campione di tanto Autore.
Edda Conte.
Mi ero già espresso complimentandomi con M. Grazia Ferraris per l'importante iniziativa, portata avanti in terra moldava, su Gianni Rodari. Trovarmi ora di fronte al suo articolo-saggio per Grigore Vieru non solo mi conferma la bravura della Scrittrice ma la sua volontà di spezzare una lancia in favore delle primarie ed irrinunciabili peculiarità del discorso poetico: armonia, semplicità del canto "prima di ogni ricerca stilistica o retorica" - come legittimamente sostiene a proposito del poeta in questione -
RispondiEliminaImmediato il parallelismo con Rodari, almeno quanto il diverso trattamento riservato all'italiano: pressoché dimenticato, e quello serbato a Vieru, in occasione dei suoi funerali, con la proclamazione della giornata di lutto nazionale da parte del Presidente della Repubblica Moldava.
Ma questa è un'altra storia: la storia di un Paese che continua a rinnegare le sue origini. La chiudo qui, per passare, invece, a parlare di cose serie: le poesie che ho letto: commentarle? Significherebbe aggiungere sale ad una pietanza perfettamente condita. Perciò dico solo una cosa: quando vi capiterà di pensare a vostra madre, alla vostra terra, leggete l'incipit de "Nella tua lingua"; e "Quando", quando vi sentirete immortali come gli dei.
Sandro Angelucci
Un sentimento di profonda gratitudine nei riguardi di Maria Grazia Ferraris. Il poeta che qui presenta merita la stima più incondizionata "per la diffusione dei valori fondamentali dell'umanità" e per "i temi della casa, della famiglia, delle radici che si identificano con i simboli del pane e del mito materno". Mi colpisce la capacità di Vieru di restare avvinghiato al mistero, pur sentendosene in periferia: "Abito alla periferia / d'un amore. / Nel mezzo / vive la mia fede". Fede e dubbio fusi tra di loro. E' un inno alla vita e all'amore, questa poesia. Amore inteso come legge sovrana e non come sentimento sdolcinato e stucchevole. Amore come armonia di contrari, come incontro del Bene e del Male innanzitutto, le cui radici non conosciamo, ma che vengono dal medesimo ceppo: il mistero. Mistero di cui non possiamo dir nulla, ma che possiamo vivere con semplicità e con amore. I poeti semplici, come li definisce la Ferraris, non sono quelli superficiali, dal sentimentalismo facile (amore-cuore-dolore), ma quelli istintivamente legati alle sorgenti della Sapienza arcana. Ecco il nome segreto della Poesia: Sapienza. Una Sapienza non libresca, ma una Sapienza che giunge dalla Creazione universale. I veri poeti sono veggenti per questo, sono semplici per questo. Hanno la semplicità del mistero, che non ha nulla a che fare con lo spontaneismo. Il mistero è quanto di più problematico possa esistere, perché in esso c'è tutto: il positivo e il negativo, l'alba e il tramonto, la terra ed il cielo, il maschile e il femminile, eccetera. Tanti sono i passi che nelle poesie esposte mi hanno colpito. Mi limito a citare "Arpa", dove è contenuta una metafora stupefacente della collaborazione tra il Bene ed il Male. I serpenti che inizialmente aiutano il poeta a suonare la sua melodia, all'improvviso si trasformano, nella "notte oscura", in un incubo orribile e minaccioso. Lui riesce a tenerli a bada, e quando l'incubo sparisce comprende di essere maturato nella coscienza dell'armonia "E quando mi svegliai e l'incubo sparì, / scoprii che una corda incanutì").
RispondiEliminaFranco Campegiani
Devo un grande ringraziamento a tutti gli amici che hanno commentato con disponibilità ed attenzione questa mia breve presentazione del poeta moldavo, e non sono ringraziamenti formali.
RispondiEliminaSoprattutto per aver colto e sottolineato il valore della “semplicità” che è una grande conquista dello spirito e nasce da una vita di tentativi, talvolta severi, contro il sentimentalismo lacrimoso, tesi alla ricerca dell’essenziale e dell’eliminazione del superfluo.
A Sandro Angelucci un pensiero particolare: sa cogliere come pochi il rapporto dell’autore col suo tempo, con la storia del suo paese, sa storicizzare, oltre che immergersi nel clima poetico suggerito. A Franco Campegiani un grazie per le emozioni intellettuali impagabili che sempre suscita in me lettrice. Il tema dell’amore, dell’armonia, del dubbio e della fede, di una Sapienza non libresca… Anch’io ho amato in particolare la poesia “Arpa”: “una metafora stupefacente della collaborazione tra il Bene ed il Male….”. La storia dell’Autore.
Qualcuno mi ha chiesto quali siano le fonti letterarie cui G. Vieru fa riferimento. È un argomento interessante, che si addentra nella misconosciuta letteratura romena. Ne parlerò, prossimamente…se il nostro generosissimo Nazario mi vorrà ospitare ancora una volta.
Grazie a tutti.
dolce e triste come la vita, intenso
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