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lunedì 20 giugno 2016

MARIA RIZZI: LETTURA DI "INEDITI" DI ANITA MENEGOZZO

 
Maria Rizzi, collaboratrice di Lèucade

Conosco bene Anita Menegozzo, e sono incantata dalle sue doti di Poetessa. 

Doti concettualmente e filosoficamente di altissimo livello.

Le sue sono liriche esistenzialiste, che nell'approfondire l'umana condizione evocano poeti come Vallejo, tesi a penetrare e ricreare il dramma dell'uomo. "Non avra' l 'universo che un solo rimpianto /Il rammarico /di un paradiso perduto". Anita sembra surrogare la solitudine
attraverso una lunga autosservazione fisica e mentale, accompagnata da riflessioni generali sugli atteggiamenti della società nei confronti del corpo.
"C'è un arco teso / dietro ad ogni volo / e non ci.sara scampo / a questo cielo". Superbi i versi che commentano il morire, la tendenza dell'uomo a non indietreggiare dinanzi al tempo nudo. Con tocchi di sublime poesia e di evidente spirito autobiografico, l'Autrice sferza il senso comune del tempo, mostra la sua capacità sanguigna e coraggiosa di porsi di fronte agli eventi e di rompere gli stampi: "Al sacro fra i miei demoni / che attende ch'io ritorni / ci andrò con i miei sbagli /appesi al petto / superbi / come fossero medaglie". Le poesie non hanno uno sviluppo logico o narrativo. Anita propende per metafore inanellate nel coagulo testuale dei componimenti. Non v'è ermetismo, ma uno stile assolutamente personale, una perenne reimmersione 
negli alvei oscuri dei nostri giorni, percorsi anche da linfe risorgive. La speranza si palesa tramata d'immagini magnetiche, di grande evidenza pittorica: "La cera sulle ali sciolga pure /se il volto è volto al sole". 
Anita predilige i versi brevi, si riscontrano molti quinari e settenari, anche se il suo poetare è del tutto estraneo alla fissità dello schema metrico. Le sue liriche si configurano come un picchiare nella sorda pietrificazione del linguaggio e presentano ricchi tessuti di armonie foniche, semantiche, sintattiche. Nel panorama attuale Anita si distingue senz'altro come un'Artista con i sensi ammaestrati per un mondo che pochi percepiscono.
M'inchino al suo talento e la stringo caramente.
                                                                             
 Maria Rizzi




ESTINZIONE

Sentiranno  la nostra  mancanza
l’infinito e le stelle?
Sentiranno l’assenza 
del nostro  giocoso ed ingenuo baccano 
del perpetuo agitarsi insensato che fummo nel mondo ?
quello strepito   d’anime perse
danzanti sul palmo del caso?
L 'universo avrà un solo rimpianto.
Il rammarico 
di  un paradiso  sprecato
Struggerà qualcos’altro quel giorno del nostro silenzio?
Tutto ciò che ebbe vana abitudine 
di essere simile
al genere umano 
ad amarlo perfino 
covando con gli occhi  
il suo alterno destino
avrà duro a sua volta ascoltarci quel giorno tacere
dalle sfere più alte e più sole del cielo 
  
..............

LA CERA SCIOLGA PURE

Perché le torri 
e i campanili sparsi
dagli orizzonti ai mari alle campagne
e quelle meridiane 
a puntellare il tempo  
se rimane
Che cosa spinge l'uomo 
ai primi  passi
e tira su le gemme 
dalle zolle
e  i fuochi  chiama
fuori dagli inferni
Così si andra' sciamando 
in versi sciolti
come pietrame 
dalle catapulte
il cuore oltre la testa 
oltre le mura
con la superbia 
mista alla paura
che fa contar le stelle
Bambini 
quasi eterni
i piedi tutti su 
teste riverse
le belle risa 
ancora appese ai rami
C è un arco teso
dietro ad ogni volo
e non ci sarà scampo 
a questo cielo
La cera sulle ali sciolga pure
se il volto è vòlto al sole

.........

Ritorneremo  infanti fra i delfini
recinti mai se non dagli alti  spruzzi  
potenti e cristallini
Altrove da tirannica ragione
e dal terrore nero e mai risolto 
di nascere soltanto per finire
Nessuno sara zoppo fra le onde
o sarà mai più cieco o sarà sordo
financo partorire sarà un gioco.
Saremo così privi
di rabbia e di dolore
che dimenticheremo di morire.

.....


Quand'anche inerpicassi 
ai  sette cieli
sfondandone la volta 
a mani nude
fin fuori dai confini
a me concessi
Quand'anche 
insieme ai folli  
ai santi ed ai poeti
spogliassi questo corpo
delle pelli
come si fa la muta 
tra le serpi
di più, 
fino alle carni
Mi chiedo
se saprei cogliere il nesso
del tutto insospettato
che hanno i giorni
e se saprei serrare ben stretto tra i miei denti
quel filo che ci tenne 
e  che andò perso
con forza sufficiente 
a farci salvi
Al sacro fra i miei demoni
che attende ch'io ritorni
ci andrò con i miei sbagli
appesi al petto
superbi 
come fossero medaglie
il calco di ogni sogno
che ho commesso 
il palmo teso 
e aperto
e  gli orizzonti  tutti 
anche se infranti
che mi hanno dato un senso
fedeli cicatrici 
di ogni luogo
fedeli cicatrici 
di ogni tempo

Anita Menegozzo

1 commento:

  1. Meravigliosa poesia, grazie, mi ci ritrovo molto.Grazie anche a te Maria del bel commento.
    Giusy

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