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martedì 26 luglio 2016

N. PARDINI: " E NOI TI DEMMO MORTE"

E noi ti demmo morte

E noi ti demmo morte
con lame affilate nei fianchi
con strumenti devastanti
proprio nei giorni lucidi dell’estate
quando anche i sassi chiamano il sole
e lo invocano le zolle come specchi.

Ti demmo morte
e ne facemmo festa
zuppandoci assatanati nel tuo sangue
dopo avere frantumato le campagne
e ridotto in poltiglia le buttate
che brindavano allegre col maestrale.

E noi ti demmo morte
senza nemmeno piangere, immemori
dei riti tramandati dai pagani
pietosi per i cicli della vita.

E tu amica ci apristi le braccia
quando su noi calò l’ultimo sole.




13 commenti:

  1. Ed eccola, eccola la musica dei versi di Nazario.
    La musica che suona come un requiem e, contemporaneamente, come una romanza.
    "E noi ti demmo morte": noi, tutti - nessuno escluso - neanche il poeta che canta. Noi, "immemori / dei riti tramandati dai pagani / pietosi per i cicli della vita.".
    Ma la pietà, la piétas, che ancora colmava e rallegrava gli animi di quegli "incivili" è stata sostituita dalla supponenza di superiorità dell'homo sapiens-sapiens, della sua pseudo-cultura del progresso.
    E - così - l'agonia di una Madre si trasforma in occasione di satanici e orgiastici festini: il sangue scorre, i lamenti dell'innocenza si sollevano, le lacrime scendono copiose ma non si riesce a piangere realmente. E' tutta una fiction dove ognuno recita il ruolo che gli è stato assegnato dai sedicenti depositari del sapere e della verità.
    Senza neppure accorgersi di quelle braccia aperte che vorrebbero proteggerci dalla pazzia, dalla nostra pazzia.

    Sandro Angelucci

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  2. Dopo avere letto una lirica come questa, c'è quasi il timore ad aggiungere un commento perché tutto sembra banale rispetto alla forza delle tue parole.
    Ma voglio solo dirti che qui c'è tutto, Nazario.
    C'è l'inequivocabile canto del poeta, una melodia di note di sublime bellezza, una nuova qualità espressiva di tensione estrema, frutto d'esperienza di sangue toccato con occhi aperti all'umana miseria.
    " E noi ti demmo morte... / proprio nei giorni lucidi dell'estate" ( Quanta efficacia nell'uso del passato remoto a indicare un presente...andato!).
    C'è l'urlo disperato e malinconico di un uomo che non riconosce più l'uomo ma sa di braccia salvifiche di sicuro approdo.
    C'è infine la Poesia che ancora una volta si eleva, spinge a profonda riflessione e vive oltre la morte anche fosse un poeta (e vorrei non crederlo, Sandro) a darla.
    Annalisa Rodeghiero


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  3. Quale miglior dono delle parole acute di Sandro e della squisita ed elegante dolcezza di Annalisa. I vostri interventi sono vera poesia che penetra e permane nel cuore.
    il vostro Nazario

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  4. La composizione: “E noi ti demmo morte” è una testimonianza dell’inesauribile ricchezza della poesia di Nazario Pardini. Ciò vale anche per l'opera postata pochi giorni fa: “Oltre quel muro” , che mi sento di preferire.
    Cosa accade leggendo il Pardini? Cosa si scopre? Ognuno rimane attratto, affascinato, dalla lettura che fa vibrare corde profonde dell’animo. In me, ogni volta, avverto di sentir rinsaldate talune sopite convinzioni, traballanti certezze. Una tra queste è che il filone della poesia denominata classica è inestinguibile, se il poeta che la promuove è capace di tanta intensità, per le forze che lo percorrono e che lo attraversano da cima a fondo. Qualità che abbondano nel mio coetaneo Nazario. Uno che lascia scintillare le parole anche quando ci tengono incollati dinanzi a quel tragico muro, o ci richiamano a riconsiderare quando, immemori, noi ti demmo morte/ senza nemmeno piangere.
    Poesie che ispirano i più intimi pensieri, le più segrete meditazioni sui nostri comportamenti, sulla negatività del presente storico.
    Ubaldo de Robertis

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  5. Caro Ubaldo,
    una vera recensione la tua che colpisce e turba, che commuove e trasporta in un mondo poetico che mai avrà fine. Sei magnificamente grande nelle tue pennellate critico-introspettive.

    Nazario

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  6. Ecco, se fino a poco fa avevo alcune incertezze riguardo la poesia classica. " Il mondo cambia la poesia deve andare di pari passo". Leggendo i testi di Pardini, i dubbi si dileguano velocemente. Il senso di bellezza e di armonia che mi pervade alla fine di ogni lettura, mi rimane attaccato alla pelle come un profumo. Percepisco lo stesso benessere di quando osservo un tramonto o ascolto la voce della natura. In queste poesie c'è il ritmo vitale del creato. “Chi possiede il ritmo possiede l'universo” Questa è indubbiamente la vera poesia- Quella che emoziona, quella che fa star bene, quella che fa riflettere.
    Grazie Nazario per le meraviglie che ci doni.
    Serenella Menichetti.

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  7. Che meraviglioso commento!!! Solo e soltanto un animo aduso alla poesia può dire tanto...
    Grazie Serenella.
    Nazario

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  8. poche parole per commentare questa poesia:
    quando la poesia è profonda quanto bella
    ti riempie gli occhi e l'anima
    e ti lascia in estasi senza parole
    Grazie Nazario per il dono prezioso che offri su questo foglio di vita

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  9. Carissimo Francesco,
    ti ringrazio per le tue generose parole.
    Nazario

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  10. Caro Nazario, l'età matura. Logora l'uomo che non crede in se stesso e non è in grado di rinnovarsi ogni giorno, "chiamando il sole come i sassi" e fremendo nei fiammeggianti tramonti serali. L'età matura chi, come te, è e sa di essere figlio devoto del Creato. Ed anche la tua poesia matura, tornando fresca e giovane con tutta la sapienza dell'anziano. Sento un brivido, una fascinazione del tutto inedita in questa tua nuova, disperata e vitalissima poesia. E' vero: sta tutto finendo. Il Principe dell'Universo (pardon, il Diavolo dell'Universo, il microcefalo, il mentecatto dell'Universo) sta assassinando la Madre Terra e lui stesso è in fin di vita. Ha cancellato le quattro stagioni, i cicli naturali che i Pagani adoravano, ed ecco che la celeste dea del cosmo sta per diventare un deserto lunare. Tuttavia, Nazario carissimo, consentimi una consolazione: non è vero che l'uomo ucciderà la terra, non gli è dato questo potere. Ucciderà solo se stesso, perché la natura si rigenera. Che cosa sono mille anni per un pianeta destinato a vivere miliardi di anni? Un battito di ciglia. Le quattro stagioni non le abbiamo cancellate noi. Se ne sono andate di loro spontanea volontà, visto che il figlio degenere non sa che farsene di loro. Ma dentro di sé coltivano la speranza che prima o poi Adamo possa tornare nel ruolo di custode dell'Eden assegnatogli dalla Creazione universale. E allora loro torneranno con passi alati e leggeri a ingentilire di nuovo il pianeta che ci è stato dato in dono.
    Franco Campegiani

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  11. Caro Franco, che dire della tua analisi? Coerente con la tua filosofia e precisa e autoptica nel seguire il percorso del mio pensiero. Grazie di questa meravigliosa explication.
    Nazario

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  12. Leggo solo ora questa lirica che tocca tutti i sensi e, a livello stilistico, dà la risposta alle tante dissertazioni condotte sul blog. La poesia vera ha radici e luce, ha tecnica e ispirazione, è melodia.
    Questi versi fanno l'amore con il lirismo e con il filo spinato. 'Noi'... e questo pronome ha suono di monito e di esame di coscienza, siamo stati capaci di seminare il dolore proprio 'nei giorni lucidi dell'estate'... Nessuno è salvo, il registro della poesia è sanguigno, straziante, si ha la sensazione di vedere un Acheronte surreale , solcato da feretri o letti a vela sospinti da un soffio sinistro. Ma la pietas non può mancare, come sottolinea giustamente l'amico Sandro, non nel nostro Nazario, dall'anima di raso. E a spargere il balsamo della speranza è la Poesia, che sa 'aprirci le braccia' e concederci di volare in cieli più alti, 'fino al calare dell'ultimo sole'... Non esistono parole atte a rendere omaggio a tanta grandezza e mi vergogno di aver provato a dare il mio misero contributo.
    Maria Rizzi

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  13. Che profilo elegante e immensamente umano! Tiene tutti i nerbi della mia poetica; ogni aspirazione dei miei sensi. La gentilezza della tua analisi, carissima Maria, va oltre il testo con un abbraccio di amore e di speranza; con una padronanza di lettura che turba per la sua intensità analitica.
    Grazie
    Nazario

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