Lorena Turri, collaboratrice di Lèucade |
ALFONSO VINCENZO MAURO LEGGE “DIMMELO
TU”, POESIA INEDITA
DI LORENA TURRI
La lettura delle dinamiche esistenziali e sentimentali, lungi dal tradursi in
una mera lamentazione, viene filtrata attraverso una (auto)analisi capace di
coglierne nuovi e sorprendenti aspetti nascosti grazie anche e sopratutto
all'utilizzo di sapienti figure retoriche. Gli inaspettati accostamenti
semantici, frutto di un attento studio linguistico, stilistico e psicologico,
produce quel lieve straniamento onde sempre la vera poesia dovrebbe astrarci
dal reale, demistificandolo e mistificandolo insieme.
I rimandi meteorologici (notte, ghiacciate, nebbia, calendari, estate),
pregnanti chiavi di lettura, suggeriscono una impossibilità del compiersi delle
aspettative tanto più spiazzante quanto più è automatico gli inverni si
facciano estate. Quasi un climax molto ben dipanato.
La reificazione (corda lunga delle attese, notte [...] coperta corta, cassetti
[...] del sogno, calendari delle assenze) permette di giocare con i massimi
sistemi conservando un'atmosfera intimistica, un'audace timidezza; situazione
antitetica a tutto giovamento di un'atmosfera combattuta come il contenuto, in
cui il timore dei rapporti interpersonali digerisce però sé stesso e si fa
amara esortazione, compiuta, compita e sospesa insieme. Come l'attesa a un
telefono che dovrebbe suonare.
Gli endecasillabi sciolti dalla varia prosodia (quest'ultima fondamentale
attenzione di chi voglia servirsi di questo verso) e ricchi di inarcature
sapientemente si confanno a contenere il tutto, il quale, anzi, non potrebbe
meglio incastrarsi.
Quindici versi contengono una intera fenomenologia: questo, infine il sommo
pregio del componimento, non stanco esercizio accademico, ma rimarchevole
concentrato di vissuto ed esperienza.
Alfonso Vincenzo Mauro
DIMMELO TU
A camminare sulla corda lunga
delle attese, sprecati vanno i giorni;
la notte si riduce a una coperta
corta, trapunta di lune inclementi
che sfilaccia nell'alba su mattine
assolate soltanto nei cassetti
più recessi del sogno. Inevitabile
l'insistenza di lacrime ghiacciate
dal tempo scontornato nella nebbia.
Dimmi tu se una qualche via d'uscita
si può ancora trovare, se uno squarcio
vale sui calendari delle assenze.
Dimmelo tu, che di me devi avere
solo un vago ricordo e non t'aspetti
l'estate dal telefono che squilla.
delle attese, sprecati vanno i giorni;
la notte si riduce a una coperta
corta, trapunta di lune inclementi
che sfilaccia nell'alba su mattine
assolate soltanto nei cassetti
più recessi del sogno. Inevitabile
l'insistenza di lacrime ghiacciate
dal tempo scontornato nella nebbia.
Dimmi tu se una qualche via d'uscita
si può ancora trovare, se uno squarcio
vale sui calendari delle assenze.
Dimmelo tu, che di me devi avere
solo un vago ricordo e non t'aspetti
l'estate dal telefono che squilla.
Lorena Turri
Ringrazio il professor Pardini per il bello spazio che sempre offre a poesia ed approfondimenti.
RispondiEliminaAlfonso Vincenzo Mauro
una poesia stupenda, scritta con l-anima,con l-esperienza di una vita e con gli strumenti che da' una perfetta padronanza della tecnica, Grande il commento di A.Mauro.
RispondiEliminaLa poesia di Lorena Turri è sempre intensa, ricca, coinvolgente. La Turri è tra i pochi poeti che amo e che mi trasmettono emozioni e meraviglia (per l'uso sapiente del linguaggio ma anche per la vita che con esso si esprime).
RispondiEliminaBellissima la rece Di Mauro!
Maria-Grazia
Tecnica perfetta, ottimo il linguaggio,connotato da felici metafore, elevata l'ispirazione. Lorena è una grande!
RispondiEliminaDa parte mia devo innanzitutto ringraziare il professor Nazario Pardini per la sua sempre generosa ospitalità e Alfonso Vincenzo Mauro per la precisa ed esaustiva lettura che dimostra le sue notevoli capacità critico-interpretative.
RispondiEliminaRingrazio inoltre la professoressa Lidia Guerrieri (anonima per dimenticanza di firma), Maria-Grazia Bevilacqua e il professor Vittorio Verducci (anonimo idem per aver dimenticato di firmare) per le belle parole che mi hanno riservato.
Onorata!
Lorena Turri
Non so se nei tormenti dell'anima "una qualche via d'uscita si può ancora trovare". Lorena intinge la propria penna in un miscuglio di lacrime e delusioni ma con quell'inchiostro riesce a dipingere sul foglio limpide sensazioni di rara intensità: la Parola si fa Voce (del Cuore), il Verso è Desiderio (di Riscatto), la Poesia è Nostalgia (d'Amore). Freud asseriva: "L'essere amata è per la donna un bisogno superiore a quello di amare". E quando quel bisogno superiore vien meno, "... sulla corda lunga delle attese, sprecati vanno i giorni.". Condivido appieno le lucide e precise illustrazioni "tecniche" di Alfonso Vincenzo Mauro e unisco le mie lodi per Lorena a quelle degli altri amici commentatori.
RispondiEliminaRoberto Mestrone
Grazie Roberto, per essere passato da qui a leggermi. Forse la via d'uscita ai tormenti dell'anima è proprio quella "Parola che si fa Voce (del Cuore) e ci permette di essere amati (magari da un lettore che sa ascoltare quella voce.
EliminaUn abbraccio.
Lorena