Maria Grazia Ferraris, collaboratrice di Lèucade |
“Di
un BOSCO VERTICALE”: titolo emblematico che presuppone un itinerario- dall’alto
tra “rami nomadi”e foglie al vento lungo i tronchi “gelosi” che nascondono i
ricci dipinti di lumi occhieggianti, giù fino a spiragli di ingorda terra - e
viceversa: vera “vertigine”, dentro l’intrico di colori, odori e rumori nelle
viscere della materialità rassicurante, inaspettata e quotidiana di “scorze di
polpe farine”.
Il
fogliame a cupola, dai colori che sfumano, tra foglie che si distaccano
volando; sotto, la boscaglia calpestata,
i frutti non raccolti che
diventano polpe farinose e vuoti involucri- le immagini realistiche ed immaginose dipinte da Guttuso-, in cui i verdi e i gialli terrosi sfumano cercando
nuove armonie e ardite sinestesie
annuncianti, nel tripudio, vita e morte…
“…inombro...
sgombro... frugo...”: gli occhi attenti,
acuti, frugano, cercano frutti che si offrono e si nascondono anarchici nella
loro disposizione tra i rami. I ricci
gialli delle castagne giocano maliziosi in un bosco in autunno, percorso dai
suoi amanti raccoglitori di frutti spontanei.
Una Silvae vertigo che l’autore sa rendere con
grande efficacia cromatica, ma anche con la sensibilità musicale di una caccia
a cui l’uomo partecipa senza risparmio: mugolii, brontolii, incerto cercare
incespicando, echi a varia frequenza e a vasta gamma…Varia come la vita.
Complessa
l’architettura verbale tipica dell’autore, una tecnica versificatoria insolita
e magistrale, tutta frammentata e singhiozzante, che rende originale un tema
frequentato dagli amanti della bella musa…
Maria Grazia Ferraris
DI UN BOSCO VERTICALE
Fogliami
volano vento
specchiarsi
gialli
ricci dipinti
di
lumi castagne corone
a
nomadi rami offrirsi
voci
cespicano uggiolari
verdi
silenzi inverdi sfumarsi
cinghiali
d’echi
brontoli
lontani
inombro...
sgombro... frugo...
d’occhiumi inerpo
per
tronchi gelosi
di
passi contesi
tremolarsi
spiragli
da
boscaglia calpesta
scorze
di polpe farine
armoniosi
semi
che
silvae vertigo
vorticosa
cattura
Marco
dei Ferrari
Un duplice piacere questa pagina di Leucade!
RispondiEliminaIl commento della straordinaria Ferraris, come sempre pregnante e ricco di intuizione, presenta la lirica di Marco dei Ferrari con vero trasporto, quasi una complicità con lo stile del Poeta colto nella profondità della sua essenza.
Leggere Marco dei Ferrari è come rinnovare ogni volta la sorpresa di trovarsi di fronte ad una genialità. La sua poesia è pittura scultura emozione pura. Nasce da un input profondo in una persona che vive la vita in tutto in il suo significato. Cresce in un animo sensibile ad ogni fenomeno degno di attenzione. Si sviluppa in una mente aperta all'analisi critica così come al lirico stupore, alla rabbia come all'amore, al gioco come alla sofferenza. Alla fine i versi di Marco dei Ferrari, scrittore originale e estroso, al di fuori di ogni accademico schema, risultano sempre e solo Poesia.
Edda Conte.
Gentile professoressa Ferraris la ringrazio vivamente per la sua acuta e coinvolgente analisi sul mio "bosco verticale". E' un piacere leggere le sue intense e profonde espressioni che meritano più di un plauso. Con i miei migliori saluti
RispondiEliminaMarco dei Ferrari
Mi dispiace che per un disguido non abbia potuto estendere il mio ringraziamento per l'intelligente analisi di Edda Conte e me ne scuso con lei.
RispondiEliminaSono passati ormai diversi anni da "Tracce di un grafomane" (2002),ma
RispondiElimina> Marco conserva ancora una vigorosita'di pensiero palpabile nelle
> emozioni e nelle parole.
> Parole che si fanno azione pittorica,che diventano
> colore,profumo,suono...
> Le sinestesie, le onomatopeiche ,sono sospensioni stemperate in
> un'attesa.
> Tutto e'palpabile come certi quadri materici ed entri dalla porta di un
> incantamento che ti rapisce.
> Moduli un vibrare come corda di un violoncello, profonda e affondata
> affermazione graffiante di una parola a stampo.
> Marco e'come un sigillo , e' un assoluto gestuale che si declina e
> raffina,strada facendo,diventa filigrana per tracciare un "imprimatur"
> con la grazia di un gioiello.
> Annodare i misteri dell'arcano dai timbri del sottobosco, una ventata
> celtica si fonde al profumo mediterraneo.
> È un impulso continuo dentro ai solchi della memoria, l'irrorazione
> di un fiume sapiente che scorre e disseta e,tra un sussurro e l'altro,il
> mistero continua e ci avvolge nella seta del suo essere, nella sete di
> ancora nuove emozioni.
> Sandra Lucarelli