Piazza Belvedere
Piazza
Belvedere, a sera, sul gradino
stavo
disteso immaginando il cielo
e i sogni
con voli fittizi senza esito
rischiavano
sconfini,
gli stessi
che fuggivo da bambino
nascosto
nell’ombra di notte
per paura
dei grovigli dell’azzurro.
Ficcavo la
testa nell’erba
che
ricordava profumi:
l’odore
stridente del grano,
delle
pesche giallo-luna appese al blu,
degli aghi
di un pino sopra la cimasa.
Ronzava in
sordina la fiaba
di un eroe
che sconfiggeva le distanze.
Stasera mi
sono disteso
sul gradino
di piazza Belvedere;
ho sperso
lo sguardo tra le stelle
annusando
l’odore di gramigna:
strade
bianche di polvere tra i cipressi,
chicchi di
maggio a gonfiare le spighe,
spolveri
perla dai rami degli ulivi
a spiovere
sull’ocra di giunchiglie.
Ho
ritrovato i brividi del vuoto
sillabando
una fiaba nella mente.
La forza evocativa delle parole affascina come se invece di leggere si stesse osservando la scena in un dipinto o nel reale. Colori e bellezze d'un paesaggio custodito nell'anima, che affiora negli occhi del poeta e lo traduce nei versi trasmettendone tutta la magia.
RispondiEliminaGrazie Nazario per questo esempio d'impareggiabile poesia.
Francesco
Malinconia e gioia di una vita che si dipana nel tempo e che è stata ricca ed immaginosa quanto poco consapevolmente conosciuta, solo assaggiata nelle sue ondivaghe dolcezze.
RispondiEliminaL’infanzia spensierata, innocente, la vita tutta da vivere, la paura del bambino di perdersi nei “grovigli dell’azzurro”. L’adolescenza saputa:
immaginando il cielo
e i sogni con voli fittizi senza esito
rischiavano sconfini,…
I punti fermi da ritrovare armonicamente nel misterioso immaginare: tutta una sinestesia di luci, suoni e colori, il profumo dell’erba, l’odore “stridente” del grano, delle pesche appese al blu… Sensazioni forti. Un eroe che sconfigge le distanze.
L’adulto torna a ripetere la “favola bella”: sperde lo sguardo tra le stelle, annusa gli odori di sempre, le luci sbiancano il paesaggio ricco, ubertoso, maturo.
Si ripresenta la favola bella: è un brivido…sul vuoto.
Grande cultura e grandi emozioni.
C’è il leopardiano sedendo e mirando… il vedere guidato del “fingere”, l’immaginare filosofico, la favola bella di dannunziana ascendenza, il canto disteso che abbandona i toni crepuscolari e gli abbrivi futuristi in nuove atmosfere di autenticità di sentimento.
Nell'intensa lirica di Pardini, carica di simbolismi che rappresentano il filo conduttore col suo passato, il grande cuore del poeta è pieno di gioia nel ricordare i luoghi della gioventù, punti fermi e valori veri nei quali egli si riconosce e che gelosamente custodisce. Le emozioni e le suggestioni si assemblano in un insieme che sfocia in una voglia passionale che spinge il poeta a non trascurare il nutrimento che gli giunge dalle sue radici e di conseguenza dalla sua anima. Non c'è soltanto la nostalgia per i bellissimi ricordi. La memoria del luogo si mescola ad una acuta osservazione del presente ed alla capacità di riconoscere ciò che persiste , oltre le limitazioni dello spazio e del tempo.
RispondiEliminaEmma Mazzuca
Non c'è poesia del Prof. Pardini che non sia capace di coinvolgere emotivamente, affabulare, il suo lettore e i frequentatori assidui di Leucade con il Suo modo suadente,morbido e armonioso del verso come un fiume che scorre nella piana dolcemente. Egli, attraverso la natura nelle sue infinite manifestazioni, esprime il proprio pensiero e sentimenti poetici per dare corpo agli "imput emotivi" come lo Stesso ha sempre affermato. Ed è per questo che sono stato attratto più del solito dalla poesia CILENTO qui postata giorni fa in uno a quella di G.B.Squarotti a metà del c.m. La prof/ssa Ferraris ha colto giustamente sentori leopardiani,dannunziani ecc. aggiungerei -quasimodiani- specie nei primi versi; vedi I RITORNI " Piazza Navona,a notte, sui sedili stavo supino...". Pasqualino Cinnirella
RispondiEliminaIl sogno non ha età. Già viveva nei voli fittizi senza esito che il bambino fuggiva “per paura dei grovigli dell’azzurro” -endecasillabo di sublime bellezza- e poi continua ad appartenere a chi, come il poeta, sa nuovamente incantarsi sperdendo “lo sguardo tra le stelle”.
RispondiEliminaPoco importa se un tempo l’erba “ricordava profumi” e ora
invece resta “l’odore di gramigna”; ciò che conta , alla fine, è sapere ritrovare “i brividi del vuoto sillabando una fiaba nella mente”.
È in questo dolcissimo distico di endecasillabi in chiusa, il senso; è tutta qui, intera la bellezza del sogno che non conosce età né mai distanze.
Annalisa Rodeghiero
Un grazie forte e sentito a Francesco, a Maria Grazia, a Emma, a Pasqualino, e a Annalisa per i loro commoventi e profondi commenti:"Colori e bellezze d'un paesaggio custodito nell'anima", "Malinconia e gioia di una vita che si dipana nel tempo e che è stata ricca ed immaginosa quanto poco consapevolmente conosciuta, solo assaggiata nelle sue ondivaghe dolcezze","La memoria del luogo si mescola ad una acuta osservazione del presente ed alla capacità di riconoscere ciò che persiste , oltre le limitazioni dello spazio e del tempo","un fiume che scorre nella piana dolcemente","È in questo dolcissimo distico di endecasillabi in chiusa, il senso; è tutta qui, intera la bellezza del sogno che non conosce età né mai distanze". A voi amici/che i battiti di cuore dalla nostra Lèucade.
RispondiEliminaNazario
In questo stupendo "idillio Pardiniano" (con quale maestria lo commenta la straordinaria Ferraris!) ho letto quattro versi che continuano a ronzarmi nella mente... Sono i due finali, che si specchiano nei due ultimi della seconda strofa. Protagonista è sempre la fiaba ( il Poeta non la dimentica) , dove c'era "un eroe che sconfiggeva le distanze" c'è un ritrovare i "brividi del vuoto".
RispondiEliminaGrande Nazario, che riesci a far brillare di luce poetica anche le innegabili malinconie degli anni! Ammirevole sotto tutti i punti di vista.
Un fraterno abbraccio. Edda.
Grazie, carissima Edda, per il tuo intervento sapido di impennate emotive; di intuizioni allusve...
RispondiEliminaNazario
Come coperta di musica mi ha avvolto questa lirica talmente bella che divengono cosa nuda le parole al suo cospetto. Edda ha definito l'Opera 'idillio Pardiniano' e credo non potesse trovare un'espressione più adeguata. La saudade è in ogni verso, e si respirano i cinque sensi di Nazario: la vista dei 'grovigli d'azzurro; 'l'odore stridente del grano';'il gradino di piazza Belvedere' sul quale il Poeta si stende; i colori delle 'spighe di grano', delle ' pesche giallo -luna appese al blu'... Ossimori, similitudini ed endecasillabi di raso. Lirismo vero. Purissimo. E una chiusa che lascia scivolare lacrime impertinenti sulle gote.
RispondiEliminaMi inchino di fronte a tanto capolavoro. Un abbraccio forte forte!
Maria Rizzi
Grazie Maria, per il tuo"scivolare lacrime impertinenti sulle gote". Mi piace a tutto tondo quell'impertinenti. E grazie per la tua analisi generosa; sembra che tu abbia tuffato la poesia nella tua anima e che tu l'abbia ridata alle parole rivestita di un sentimento nuovo e personale; "di raso". Sempre originali e mirati i tuoi interventi.
RispondiEliminaNazario