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venerdì 17 febbraio 2017

ANNA VINCITORIO SU "RONDINI CORVI E PICCIONI" DI ALBERTA BIGAGLI





SI CONSIGLIA DI SCARICARE LE PAGINE PER USARE LA FUNZIONE DI INGRANDIMENTO









4 commenti:

  1. Sono molto addolorata per la mia incapacità di ingrandire le pagine. La stima che provo per Anna è indubbia e desidererei leggere il suo scritto, ma nonostante i numerosi tentativi non ci riesco.
    Un forte abbraccio a lei e al caro Nazario .
    Maria Rizzi

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  2. Approfitto per indicare agli amici del blog come fare per scaricare il post e ingrandirlo:
    CLICCARE CON IL DESTRO SUL TESTO E SALVARLO CON L'OPZIONE "SALVA IMMAGINE": SI POTRA' APRIRE E INGRANDIRE A PROPRIO PIACIMENTO.

    Sandro Angelucci

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  3. Ho superato con difficoltà le traversie della lettura, grazie alle indicazioni di Sandro, e devo dire che ne è valsa la pena. Anna Vincitorio legge da poetessa, con lirica leggiadria, ma anche con profondità investigativa, il testo di un'autrice, Alberta Bigagli, che non conosco, ma di cui mi affascina il senso di appartenenza al creato, la capacità di camminare sulla terra senza calpestarla, con rispetto profondo, in sintonia con animali, vegetali e minerali, compagni di viaggio impagabili. Senza dimenticare gli umani, nonostante costoro siano particolarmente corrotti, violenti e sembrano giunti di nuovo, oggi, al tempo di Noè e dell'arca. Ma quella della Bigagli, dice Vincitorio, è una fede laica. Per cui possiamo immaginare che il castigo arriverà, ma non sarà più Dio a punire gli uomini, perché loro sapranno punirsi da sé.
    Franco Campegiani

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  4. Anch'io devo la lettura del testo al carissimo Sandro Angelucci, credo proprio che avrei dovuto nascere nell'800. Detto ciò... ne valeva la pena! Sono rimasta affascinata, sedotta dalle capacità critiche di Anna dell'Opera di Alberta Bigagli, che purtroppo non conosco. Attraverso le parole della cara, autentica Anna ho provato a entrare in contatto con il mondo magico e terribile dell'Autrice. Un'Artista che capta le vibrazioni della natura, che è dentro lo stormire delle foglie, i palpiti dell'universo e vede l'uomo come un 'rumore', 'una voce' , in attesa dell'Oltre. Ed è la visione dell'Oltre che mi ha coinvolta e sconvolta. Scarno 'il mito dell'individuo': una sorta d'acquiescienza a una parola d'ordine, che mi riporta a Borges, che lo vedeva come essere labirintico e intimamente inattingibile. Ho la sensazione, forse errata, che la Bigagli attribuisca a noi uomini una condizione di poveri di spirito, o forse di esseri precari, incapaci di comprendere la caducità del tempo che viene concesso loro in dono.
    Anna èsprime tutti i concetti da poetessa di alto spessore, tramite gettiti di immagini, citazioni dei testi biblici, che la confermano eccezionale maga della parola. Ogni volta cresco attraverso lei . E ringrazio , ovviamente, Alberta Bigagli che l'ha ispirata e che spero, quanto prima di leggere. Un forte abbraccio.
    Maria Rizzi

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