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mercoledì 1 febbraio 2017

M.GRAZIA FERRARIS: "ALCUNE POESIE AUTOBIOGRAFICHE DI RENZO MODESTI"




Renzo Modesti

Maria Grazia Ferraris,
collaboratrice di Lèucade


Alcune poesie autobiografiche di Renzo Modesti – (poeta quasi varesino)


Sono un vecchio esquimese che si sbanda
a raccogliere in sé tutta la neve
per la notte più lunga dell’inverno,
uno strumento senza voce, appeso
sopra i cedri del libano, a vibrare
poche note di vento e questo sonno
che mi prenda da solo e la sua eco.
*
Di tutto questo inverno senza neve
solo il freddo m’è rimasto nelle ossa,
il buio delle strade, i titoli di giornale
e le mie veglie invecchiate sui libri.
Quando sorprende il sole a occhiali neri
si confida il mondo e a passi incerti
si conquista il velo della più cruda verità:
tu, salutata dall’età matura, sei già di là
tra spensierate risa d’altri cieli. (Romanzo)
*
 Ho giocato molto nella vita. L’azzardo
è stato il mio unico piacere. Non sempre
vincitore, mi sono tenuto a galla,
alla meno peggio, aspettando paziente
il turno nuovo. Così qualche colpo è andato
a segno. Non professione, non patria, non fede.
*
Ove la storia finisse qui
Chiudesse gli occhi
                        Sta bene
-direi- nulla ho fatto di voluto
quel che ho potuto appena
capitato per caso coincidenza
né me ne spiaccio ho a posto
la coscienza sono saggio abbastanza
da sapere che nulla avrei cambiato….
*
Costi quel che costi credo ancora alla musa.
Arcaicamente attaccato alla lettera venti
di linea superata(solo per ricopiare chè
scrivo con la penna) la donna so impegnata
in battaglia con molte ragioni e qualche torto
-di procedura- pure sono convinto le spetti
lo senta suo il ruolo se ne compiaccia
della grazia che ispira illumina squarcia
il buio….

Renzo Modesti (1920- 1993) è stato un poeta poco conosciuto fuori dall’ambiente lombardo e in fretta dimenticato. Eppure tra i lirici lombardi  dell’immediato dopoguerra appare tra i più interessanti. Aveva compiuto gli studi all' Università di Neuchatel in Svizzera e poi di Milano laureandosi in estetica con il noto filosofo Antonio Banfi. La sua attività preminente è stata quella di giornalista e critico d' arte, attività che svolse a Milano. Come giornalista ha scritto su numerose testate, quotidiani e riviste d'arte.  Ha raccolto i suoi versi nei seguenti volumi: E quando canterò; Due di briscola; Romanzo; Romanzo I; Dentro e fuori misura; La rabbia e la paura e altro; Sintesi? (romanzo 1978-1979); Il testimone scomodo (romanzo 1980-1981). Come poeta è presente nelle più importanti antologie poetiche degli anni cinquanta (tra cui Linea Lombarda di Luciano Anceschi, Quarta Generazione di Piero Chiara e Luciano Erba e La giovane poesia di Enrico Falqui).
Appaiono per la prima volta i suoi scritti nel mensile varesino La Via, che inizia le pubblicazioni nel gennaio ’46 e termina il luglio ‘47. Tale rivista di poesia e cultura voleva essere una risposta cristiana ai tempi storici travagliati, testimoniare una visione sociale del cristianesimo e sottolineare il possibile rinnovamento della poesia e delle lettere in generale.
 Particolarmente significativo l’articolo Della poesia contemporanea a firma di Modesti che apparve  nel gennaio ’46; ribadisce la stretta relazione di Arte e Poesia col tempo storico in cui si manifestano. Sottolinea il dramma del silenzio dei nuovi poeti segnati dal turbamento e dagli sconvolgimenti della guerra in cerca di una soluzione al disordine esistenziale. Ribadisce l’importanza della tradizione lirica italiana che risale al Leopardi e al Pascoli e passa per i francesi Baudelaire, Verlaine, Mallarmé, ma ricorda che la nuova poesia non potrà riprendere stilemi e miti simbolisti, ermetici o panici, dovrà cercare una nuova sofferta armonia e una nuova sintesi, una nuova strada che ripensi  il consiglio di Mallarmé: “J’y metterai un petit peu de mon oscurità”
L'itinerario poetico di Renzo Modesti: partito con i primi libri di poesie da una condizione di puro lirismo, in cui lo stesso paesaggio lombardo era visto come fatto privato, strettamente individuale o famigliare, effettuava il passaggio "ad una struttura di poemetto in cui i sentimenti e i fatti intimistici entrano in rapporto con un'ampia evocazione di eventi, di dati, di cultura, di paesaggi, raccolti come sfondo storico con un arricchimento lessicale che finiva per incidere anche sui contenuti sentimentali." Modesti conosce il lirismo, l' affetto delle stagioni e del paesaggio, i sentimenti radicali: l' amore, la rabbia, la paura, l' aggressione della cronaca, il sarcasmo, la morte, il colloquio resosi vano col passar del tempo con le ombre degli amici….Ma possono passare le emozioni, perfino mutare i sentimenti, aggrediti dal tempo e dalla consuetudine grigia del quotidiano, la parola, in ogni caso, resta…
Possiamo ritrovare una formula che riassume l' unità complessiva della sua espressione poetica in  romanzo- che l' autore direttamente esplicita nella sequenza dei titoli, dei sottotitoli della sua opera, insieme al rimando degli anni, in una concezione che tende a tradursi nella centralità della scrittura e del racconto. Intende infatti trasformare la poesia lirica in figure narrative, nel romanzo dell' esistenza, che pur ha la sua nobiltà senza astratti simbolismi o derive sentimentalistiche.
Romanzo: intendeva significare la riduzione dell' apporto individualistico dell’io, l' allargamento alle zone dell' impoesia, una tensione segreta che vorrebbe piegare le poesie isolate, i momenti frammentari dell’espressione lirica a farsi organicamente libro. L' apparizione lirica insomma è immessa “in una perentorieta' di forza e tenerezza, dove gli emblemi assoluti si tramutano in figure narrative, nel romanzo dell' esistenza”, come dice il critico Stefano Crespi.
Le ultime raccolte accentuano un sentenziare acre, scarno, tagliente, un pessimismo che penetra sempre più a fondo nella zonatura dell' esistenza. Assente lo scenario di tanti suoi versi: stagioni, mestizie d' autunno e silenzi d' estate, dolcezze di colline e luci di lago.
Una Lettera dedicatoria di Renzo Modesti a Luciano Anceschi (a prefazione de La rabbia la paura e altro, edita nel 1981) può riassumere il giro di affetti, di memoria, di sconforto:
 "Perchè ti scrivo? Non lo so. ' L' affetto ' il ricordo delle cose ' il bisogno di leggerle da capo il dubbio ' al fondo forse il sospetto la speranza ' che alla conta appaiano diverse altre ' più' degne di quanto parve o credemmo ' esca il punto la sutura l'  incastro ' qualche ottico inganno ' tra queste assurde storie parallele"….
Nonostante i riconoscimenti Modesti soffriva per una certa distrazione, dimenticanza nei suoi confronti. Non voleva rendersi ragione che proprio la sua estraneità a una immagine letteraria era ciò' che dava alla sua poesia la verità, il ricordo durevole dell’esperienza che è stata vissuta e sofferta

Maria Grazia Ferraris


1 commento:

  1. Poeta di nessuna enfasi e di grandissima interiorità. Non lo conoscevo e sono grato a Maria Grazia Ferraris per averlo presentato con la sua consueta acribia, ma soprattutto con la sua straordinaria passione e sensibilità. Poeta esistenziale, Renzo Modesti, che, partito da motivazioni intimistiche e crepuscolari, tenta "l'allargamento alle zone dell'impoesia", riducendo gradatamente "l'apporto individualistico dell'io". E' "la stretta relazione di Arte e Poesia col tempo storico", il contrasto (perdente) dell'io con il mondo, la sua uscita di scena, il suo crepuscolo, la sua eclissi, il suo sacrificio sull'altare della massificazione triviale imposta dalla modernità. Una febbre, pertanto, un fuoco che cova sotto la cenere, un entusiasmo bambino non ancora raggelato dai venti della maturità, che fa dire al poeta: "Costi quel che costi credo ancora alla musa".
    Franco Campegiani

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