Maria Grazia Ferraris, collaboratrice di Lèucade |
Alcune poesie autobiografiche di Renzo
Modesti – (poeta quasi varesino)
Sono un vecchio esquimese che
si sbanda
a raccogliere in sé tutta la
neve
per la notte più lunga
dell’inverno,
uno strumento senza voce,
appeso
sopra i cedri del libano, a
vibrare
poche note di vento e questo
sonno
che mi prenda da solo e la sua
eco.
*
Di tutto questo inverno senza
neve
solo il freddo m’è rimasto
nelle ossa,
il buio delle strade, i titoli
di giornale
e le mie veglie invecchiate
sui libri.
Quando sorprende il sole a
occhiali neri
si confida il mondo e a passi
incerti
si conquista il velo della più
cruda verità:
tu, salutata dall’età matura,
sei già di là
tra spensierate risa d’altri
cieli. (Romanzo)
*
Ho giocato molto nella vita. L’azzardo
è stato il mio unico piacere.
Non sempre
vincitore, mi sono tenuto a
galla,
alla meno peggio, aspettando
paziente
il turno nuovo. Così qualche
colpo è andato
a segno. Non professione, non
patria, non fede.
*
Ove la storia finisse qui
Chiudesse gli occhi
Sta bene
-direi- nulla ho fatto di
voluto
quel che ho potuto appena
capitato per caso coincidenza
né me ne spiaccio ho a posto
la coscienza sono saggio
abbastanza
da sapere che nulla avrei
cambiato….
*
Costi quel che costi credo
ancora alla musa.
Arcaicamente attaccato alla
lettera venti
di linea superata(solo per
ricopiare chè
scrivo con la penna) la donna
so impegnata
in battaglia con molte ragioni
e qualche torto
-di procedura- pure sono
convinto le spetti
lo senta suo il ruolo se ne
compiaccia
della grazia che ispira
illumina squarcia
il buio….
Renzo Modesti (1920- 1993) è
stato un poeta poco conosciuto fuori dall’ambiente lombardo e in fretta
dimenticato. Eppure tra i lirici lombardi
dell’immediato dopoguerra appare tra i più interessanti. Aveva compiuto
gli studi all' Università di Neuchatel in Svizzera e poi di Milano laureandosi
in estetica con il noto filosofo Antonio Banfi. La sua attività preminente è
stata quella di giornalista e critico d' arte, attività che svolse a Milano. Come
giornalista ha scritto su numerose testate, quotidiani e riviste d'arte. Ha raccolto i suoi versi nei seguenti volumi: E quando canterò; Due di briscola; Romanzo;
Romanzo I; Dentro e fuori misura; La rabbia e la paura e altro; Sintesi?
(romanzo 1978-1979); Il testimone scomodo (romanzo 1980-1981). Come poeta è
presente nelle più importanti antologie poetiche degli anni cinquanta (tra cui Linea Lombarda di Luciano Anceschi, Quarta Generazione di Piero Chiara e
Luciano Erba e La giovane poesia di
Enrico Falqui).
Appaiono per la prima volta i
suoi scritti nel mensile varesino La
Via, che inizia le pubblicazioni nel gennaio ’46 e termina il luglio
‘47. Tale rivista di poesia e cultura voleva essere una risposta cristiana ai
tempi storici travagliati, testimoniare una visione sociale del cristianesimo e
sottolineare il possibile rinnovamento della poesia e delle lettere in
generale.
Particolarmente significativo l’articolo Della
poesia contemporanea a firma di Modesti che apparve nel gennaio ’46; ribadisce la stretta
relazione di Arte e Poesia col tempo storico in cui si manifestano. Sottolinea
il dramma del silenzio dei nuovi poeti segnati dal turbamento e dagli
sconvolgimenti della guerra in cerca di una soluzione al disordine
esistenziale. Ribadisce l’importanza della tradizione lirica italiana che
risale al Leopardi e al Pascoli e passa per i francesi Baudelaire, Verlaine,
Mallarmé, ma ricorda che la nuova poesia non potrà riprendere stilemi e miti
simbolisti, ermetici o panici, dovrà cercare una nuova sofferta armonia e una
nuova sintesi, una nuova strada che ripensi
il consiglio di Mallarmé: “J’y metterai un petit peu de mon oscurità”
L'itinerario poetico di Renzo
Modesti: partito con i primi libri di poesie da una condizione di puro lirismo,
in cui lo stesso paesaggio lombardo era visto come fatto privato, strettamente
individuale o famigliare, effettuava il passaggio "ad una struttura di
poemetto in cui i sentimenti e i fatti intimistici entrano in rapporto con
un'ampia evocazione di eventi, di dati, di cultura, di paesaggi, raccolti come
sfondo storico con un arricchimento lessicale che finiva per incidere anche sui
contenuti sentimentali." Modesti conosce il lirismo, l' affetto delle
stagioni e del paesaggio, i sentimenti radicali: l' amore, la rabbia, la paura,
l' aggressione della cronaca, il sarcasmo, la morte, il colloquio resosi vano
col passar del tempo con le ombre degli amici….Ma possono passare le emozioni,
perfino mutare i sentimenti, aggrediti dal tempo e dalla consuetudine grigia
del quotidiano, la parola, in ogni caso, resta…
Possiamo ritrovare una formula
che riassume l' unità complessiva della sua espressione poetica in romanzo- che l' autore direttamente
esplicita nella sequenza dei titoli, dei sottotitoli della sua opera, insieme
al rimando degli anni, in una concezione che tende a tradursi nella centralità
della scrittura e del racconto. Intende infatti trasformare la poesia lirica in
figure narrative, nel romanzo dell' esistenza, che pur ha la sua nobiltà senza
astratti simbolismi o derive sentimentalistiche.
Romanzo: intendeva significare
la riduzione dell' apporto individualistico dell’io, l' allargamento alle zone
dell' impoesia, una tensione segreta che vorrebbe piegare le poesie isolate, i
momenti frammentari dell’espressione lirica a farsi organicamente libro. L'
apparizione lirica insomma è immessa “in una perentorieta' di forza e
tenerezza, dove gli emblemi assoluti si tramutano in figure narrative, nel
romanzo dell' esistenza”, come dice il critico Stefano Crespi.
Le ultime raccolte accentuano
un sentenziare acre, scarno, tagliente, un pessimismo che penetra sempre più a
fondo nella zonatura dell' esistenza. Assente lo scenario di tanti suoi versi: stagioni,
mestizie d' autunno e silenzi d' estate, dolcezze di colline e luci di lago.
Una Lettera dedicatoria di
Renzo Modesti a Luciano Anceschi (a prefazione de La rabbia la paura e altro, edita nel 1981) può riassumere il giro
di affetti, di memoria, di sconforto:
"Perchè ti scrivo? Non lo so. ' L'
affetto ' il ricordo delle cose ' il bisogno di leggerle da capo il dubbio ' al
fondo forse il sospetto la speranza ' che alla conta appaiano diverse altre '
più' degne di quanto parve o credemmo ' esca il punto la sutura l' incastro ' qualche ottico inganno ' tra queste
assurde storie parallele"….
Nonostante i riconoscimenti
Modesti soffriva per una certa distrazione, dimenticanza nei suoi confronti.
Non voleva rendersi ragione che proprio la sua estraneità a una immagine
letteraria era ciò' che dava alla sua poesia la verità, il ricordo durevole
dell’esperienza che è stata vissuta e sofferta
Maria Grazia Ferraris
Poeta di nessuna enfasi e di grandissima interiorità. Non lo conoscevo e sono grato a Maria Grazia Ferraris per averlo presentato con la sua consueta acribia, ma soprattutto con la sua straordinaria passione e sensibilità. Poeta esistenziale, Renzo Modesti, che, partito da motivazioni intimistiche e crepuscolari, tenta "l'allargamento alle zone dell'impoesia", riducendo gradatamente "l'apporto individualistico dell'io". E' "la stretta relazione di Arte e Poesia col tempo storico", il contrasto (perdente) dell'io con il mondo, la sua uscita di scena, il suo crepuscolo, la sua eclissi, il suo sacrificio sull'altare della massificazione triviale imposta dalla modernità. Una febbre, pertanto, un fuoco che cova sotto la cenere, un entusiasmo bambino non ancora raggelato dai venti della maturità, che fa dire al poeta: "Costi quel che costi credo ancora alla musa".
RispondiEliminaFranco Campegiani