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sabato 4 marzo 2017

N. PARDINI: "VERSO ITACA"

Verso Itaca

ITACA










Verso Itaca

Il mare che lambiva il verde cupo
delle silvestri rive si serviva
dei colori del quercio, dell’acacia,                 
dell’allegro corbezzolo e del còrniolo
per rimarcare l’azzurro ondeggiare
dal salso respiro. Navigando
verso levante, poi, di tanto in tanto                    
dall’acqua evadevano isolotti
che parevano davvero fiori in boccio                        
al sole che pungeva. Tra i meandri
di quelle insenature, era frequente  
immaginarsi ciurme                                     
disperse che urlavano ai flutti                             
esorcismi da insidie. Proprio là,             
assai vicino ad Itaca, m’illusi                        
che apparisse la nave di Telemaco
intenzionato a solcare lo Ionio                                               
in cerca del padre. E non è detto          
che quelle scogliere graffiate
dai venti e dal mare non abbiano udito
le tante preghiere volte da un dio
a danneggio di Ulisse. Quando scorsi
che da lontano il corimbo di una barca
luccicava ai miei occhi, veramente  
restai suggestionato. Quell’immagine
diffuse tutt’intorno alla polena 
fughe di genti verso terre nuove
ad immolare ostie, ergere tufi,
disseminando le isole di templi.
Ma erano soltanto dei Cretesi           
sopra una barca a lanciare le reti.







5 commenti:

  1. La nostra malattia, Nazario, è questa
    d'immaginare flotte tra i cornioli
    e mari verde cupo tra le querce.
    Ci spinge il sogno ultima chimera
    del nostro antico balbettar fanciullo,
    Ulissi senza guerre e senza storia
    più a don Chisciotte uguali che ad eroi
    con il petto fregiato da medaglie.
    I pescatori sciolgono le reti e noi
    a rinnovare in mente le battaglie
    di popoli stranieri e di altre genti...
    Ma è malattia innocua, siam bambini
    con un raro strumento che non sanno.

    Carla

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  2. Mi commuove la rapidità tua nel forgiare versi. E ancora di più la tua bravura nel musicare intenti, sogni, illusioni, delusioni, e viaggi marini in balia dei venti.
    Grazie
    Nazario

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  3. Nazario mio, leggerti in una lirica che celebra, con una vena di sana, dolce ironia, l'Ulissismo, l'eterno sogno del viaggio per tornare... mi ha lasciata basita e felice. Sei umano! Sogni come tutti che il nostro viaggio attraverso 'i miracoli quotidiani dell'esistenza', sia destinato a un ritorno:
    "E non è detto
    che quelle scogliere graffiate
    dai venti e dal mare non abbiano udito
    le tante preghiere volte da un dio
    a danneggio di Ulisse."
    E sei perfettamente cosciente che l'idea del viaggio resta confinata nella mente. Il percorso è più importante della meta. Ogni giorno ci districhiamo tra idee di avventure, che possono naufragare nel quotidiano, nell'aspetto determinante del partire:
    "Ma erano soltanto dei Cretesi
    sopra una barca a lanciare le reti."
    L'illusione di una rotta che ci avvicini a Odisseo, che sia epica e rivoluzionaria... per scoprire quanto può essere 'normale' e straordinaria la storia di sempre. Una lezione di vita attraverso l'afflato lirico che ti contraddistingue, che inanella versi illuminati, moderni e tecnicamente perfetti. Grazie. Sei arricchente!
    Maria Rizzi

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  4. Caro il mio Toscanaccio - almeno il soprannome che ti ho dato da qualcuno è stato recepito- faccio con questo mio intervento una reprimenda. Tu, in questo tuo blog, ospiti generosamente tanti scritti non sempre di altissimo livello, ma gli autori di questi testi non è che ricambino facendo qualche commento alle tue bellissime poesie.
    A loro non piacciono? Benissimo - quot capita,tot sententiae - però io ho scritto, pur non avendone le competenze, una quantità di recensioni e prefazioni e so che si può trovare il buono anche in poesie che non sono proprio nelle nostre corde.Perché questo assenteismo? Dovrebbe essere il tuo blog un mezzo di condivisione non di auto-celebrazione.
    Io comunque continuerò a seguirti con i miei commenti molto alla buona
    Carla Baroni

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  5. Reprimenda giusta, questa di Carla Baroni.Leggendola ho provato un qualcosa che non sto a ridire...Il fatto è che "Leucade" è spesso affollata e anche non volendo può capitare che qualche valore sfugga. Comunque Carla ha ragione...quanto pochi sono gli affezionati che ricambiano la generosità di Nazario con qualche parola sui suoi versi...la stupenda armonia tutta classica talora può mettere a disagio perfino ad apporci un commento adeguato. Le lodi sono parole, ma lo spirito che le detta in questo specifico caso dovrebbe essere un atto dovuto. Chiedo venia anche a nome di quelli che come me leggerano "Itaca" ormai in ritardo.
    Edda Conte.

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