Piero Rainero, collaboratore di Lèucade |
MAREA
“ Ed ora” gli disse la professoressa “ sentiamo
l’argomento a scelta”.
“ Ho preparato un piccolo lavoro sulle maree” la
informò Carlos.
“ Bene, esponi pure”
“ Ecco. Si devono al genio di Isaac Newton, vissuto
all’inizio del 1600, le idee che hanno portato alla completa spiegazione del manifestarsi delle
maree.
Infatti solo dopo la scoperta, da parte del grande
scienziato inglese, della gravitazione universale, cioè della proprietà delle masse di attrarsi
reciprocamente, fu possibile effettuare calcoli precisi sull’entità con cui questo fenomeno si manifesta.
Già i Greci si erano resi conto, 2500 anni fa, dei
fatti di cui parliamo e avevano intuito che la causa principale era la Luna, ma non potevano spiegare
perché.
La Luna è la causa principale di questo fenomeno
poiché esercita una forza gravitazionale che, benché debole, è sensibile fino sulla Terra, e le
grandi masse oceaniche sono le parti della superficie del nostro pianeta più sensibili all’attrazione
lunare.
Ci sono anche maree terrestri, molto più
insignificanti, e maree atmosferiche, invece ancora più evidenti di quelle marine.
Il problema si complica poi per l’influsso del
Sole, che è tre volte più debole della Luna, ma esiste ed è percepibile.
Quando il Sole e la Luna si trovano nella stessa direzione, rispetto
alla Terra, le maree raggiungono la massima altezza.
L’alta marea poi si manifesta sì nella parte del
pianeta rivolta verso la Luna, ma contemporaneamente anche nella zona diametralmente
opposta, agli antipodi.
Ci sono due onde di alta marea che si rincorrono
sulla superficie terrestre seguendo il movimento della Luna, ma a causa della rotazione della Terra.
Ogni 12 ore quindi c’è un’alta marea.
Negli oceani le maree sono alte circa un metro, nei
golfi della Patagonia 15 metri, ma nelle baie di Fundy e di Passamaquoddy ( in Canada ) arrivano a
18-19 metri ed il loro effetto si nota anche nei fiumi ad estuario, addirittura fino a 870
chilometri dalla costa nel Rio delle Amazzoni”.
“ Benissimo, ti meriti proprio un votone” e la professoressa Dos Santos, insegnante di
scienze, annotò 10 nella casella all’incrocio tra Carlos
Peixe e 10- 5- 2002.
“ Complimenti” si congratulò con Carlos, che era
ritornato al suo posto, la graziosa
Robertina, compagna del banco davanti.
“ Grazie, ho studiato molto ieri sera e l’argomento
che ho scelto mi appassiona tantissimo”.
“ Sì, lo so, sei molto bravo in scienze”.
“ Oggi pomeriggio vieni con me in piscina?”.
“ Non guardi la partita?”.
“ Ma no! Se andiamo in piscina certo che non la guardo,
con questo caldo….e poi quanti vuoi che la vedano ad un’ora simile? Inoltre è scontata. Come possiamo perdere dal Tiraguay? Non è mai successo e non accadrà”.
“ Va bene, d’accordo, allora ci vediamo all’entrata
della piscina alle 3, ok?”.
“ Ok!”.
Per vostra informazione, la partita a cui si
riferivano i due ragazzi era Tiraguay- Bresaola, quarto di finale della Coppa del Mondo, che quell’anno si
disputava proprio in Bresaola.
Il Bresaola ed il Tiraguay sono due nazioni
latino-americane, come voi però ben già sapete, vicine vicine, cioè confinanti.
Il Bresaola è ben più vasto, come estensione
territoriale, ed è attraversato dall’equatore e dal tropico del Capricorno, mentre il Tiraguay, ben più minuto,
si deve accontentare, poverino, di essere tagliato in due solo dal tropico dell’emisfero
australe.
Il Bresaola vanta una tradizione calcistica enorme:
4 volte vincitore del Campionato del Mondo.
I suoi calciatori sono ammirati ed invidiati in
tutti i continenti per la perfetta padronanza nel palleggio e la tecnica sopraffina.
Praticano un calcio che lascia ampio spazio
all’improvvisazione personale ed alla fantasia, deliziando in tal modo gli spettatori. Forte del fatto di giocare in casa, la
compagine bresaoliana era l’indiscussa favorita del torneo mondiale, dove
era entrata a vele spiegate e a suon di vittorie tra le prime otto squadre. E proprio il primo quarto di finale metteva
di fronte, quel pomeriggio,Bresaola e Tiraguay, col pronostico a senso unico.
Da buon bresaoliano, Carlos era certo della
vittoria della nazionale in maglia verde-oro, come milioni di suoi compatrioti, che non si misero
seduti di fronte al video in quell’assolato, caldopomeriggio, ma lo trascorsero nelle più disparate
occupazioni, da bagni marini a danze sfrenate, sicuri di gustare la sera a casa, con calma, il
nugolo di reti con le quali i loro beniamini avrebbero sommerso i malcapitati tiraguagi.
Carlos andò, come stabilito, in piscina con
Robertina.
Sul bordo della vasca, al fresco, lui e la sua
amica discussero di svariati argomenti e qualche amenità, ma si immersero anche in una piccola
dissertazione di filosofia spicciola, introdotta dalla fanciulla, la quale ad un certo punto sbattendo le
lunghe ciglia nere gli disse:
“ Pensa se il Bresaola perdesse perché tu oggi non
lo guardi!”.
“ Non dire sciocchezze, si è mai sentita una cosa
simile? Come possiamo noi influire a
distanza sull’andamento di una sfida? Passi ancora ancora per quelli allo stadio,
che facendo il tifo possono contagiare lo stato d’animo degli atleti, ma noi
no! Non sarai mica una di quelle che si
fanno leggere la mano e sfogliano i settimanali solo per
consultare la pagina degli oroscopi, spero ?!”
“ Oh no! Certo che no! Era un’idea così…un po’
pazza”.
“ Certo che è pazza. Non farti sentire da altri”.
“ Va bene, ora nuotiamo?”.
“ Aggiudicato!”.
E si tuffarono con la felicità dei quindicenni
causando una piccola marea di spruzzi e schiuma.
A proposito di oroscopi nonché segni zodiacali,
attraversiamo un attimo il Tropico del Capricorno per vedere cosa succedeva, nel frattempo, nel
piccolo Stato a sud confinante.
I cittadini del Tiraguay, gente modesta piena di
guai (e di problemi seri), meno incline ai festeggiamenti ed al sorriso, erano eccitatissimi
per l’imminente storico cimento sportivo e speranzosi in una buona prestazione della loro
rappresentativa.
Quasi tutti i due milioni di abitanti del piccolo
Paese si apprestavano a seguire sullo schermo casalingo, nonostante l’ora infelice, il grande
evento.
Le abitazioni del Tiraguay, come quasi tutte quelle
a sud dell’equatore, sono disposte con la sala da pranzo od il soggiorno rivolti in direzione nord,
per meglio sfruttare fino a sera inoltrata la luce dei raggi solari.
Bene, alle 3 di quell’afoso pomeriggio circa due
milioni di persone si sedettero, bibite in mano, in soggiorno ed accesero la televisione.
Dopo l’esecuzione dei consueti, canonici, inni
nazionali l’arbitro decretò l’inizio della sfida tutta sudamericana, che si dipanò fra attacchi degli
avanti bresaoliani e difesa ad oltranza, coraggiosa, di terzini e mediani tiraguagi ( per tacer del
portiere, in vena di miracoli).
A dispetto delle numerose occasioni da gol create
dai giocatori del Bresaola, i tempi regolamentari si conclusero a reti inviolate, con grande stupore
dei giornalisti e commentatori presenti.
Si andò quindi ai tempi supplementari, nei quali
valeva la regola del Golden Gol, che assegnava la vittoria alla squadra che avesse segnato per prima.
I prolungamenti iniziarono sulla stessa falsariga
dei primi 90 minuti, con i bresaoliani proiettati in tutti i modi a marcare il gol decisivo, quasi
troppo sbilanciati in attacco.
Ed infatti, all’undicesimo minuto del primo tempo
extra, la modesta ala destra tiraguagia effettuò un tiro senza molte pretese da circa 22 metri di
distanza.
Fortunatamente per lui, la sua scarpetta colpì la
palla in maniera strana, imprimendole un inconsueto effetto che ingannò il portiere
avversario.
Il pallone si stampò sul palo alla sinistra di un
esterrefatto ultimo difensore.
A circa 300-400 chilometri di distanza, in
Tiraguay, come già detto, due milioni di appassionati si erano trasferiti nel soggiorno della propria casa
per seguire le fasi della partita.
Il baricentro totale di tutti gli abitanti del
piccolo Stato si era pertanto spostato di qualche metro in vicinanza del Bresaola, rispetto alla solita
posizione dovuta ai moti casuali quotidiani dei cittadini tiraguagi.
Una piccola forza gravitazionale, insignificante
come una goccia nell’oceano, si era aggiunta a quelle che governavano il moto del pallone.
Una goccia nel vasto oceano, ma una goccia può far
traboccare un vaso.
Una marea di persone si era spostata nel soggiorno
….causando una piccolissima marea sulla palla nello stadio bresaoliano di Corumbà, non lontano
dal Tiraguay.
Il pallone, che in condizioni normali sarebbe
rimbalzato verso l’area di rigore, tenne conto anche di questa infinitesima forza eccedente e rimbalzò nel
sacco alle spalle di un attonito numero 1 bresaoliano.
La grande sorpresa era servita e la grande notizia
pronta per i mezzi di comunicazione: il Bresaola, incredibile, fermato dal Tiraguay, che accedeva
alle semifinali.
Mentre in Tiraguay la gente si riversava in piazza
a festeggiare, nel vicino Bresaola succedeva il finimondo: chi piangeva inconsolabile, chi cercava
nei liquori l’oblio della disfatta, chi restava muto con lo sguardo fisso all’orizzonte a meditare
su quell’incredibile fatto che costituiva una vera ingiuria all’orgoglio nazionale.
Il Presidente della Repubblica proclamò quattro
giorni di lutto in tutto il Paese ( uno per ogni titolo mondiale già in bacheca ).
I giocatori furono crocefissi dalla stampa, che
incolpava il centravanti di aver fallito due facili occasioni, il portiere di essere rimasto immobile
sul tiro decisivo, il terzino destro di non avere presidiato a sufficienza la sua zona di campo e via
dicendo.
Anche l’arbitro ed i guardalinee avevano,
naturalmente, le loro brave colpe.
Il commissario tecnico della nazionale e financo i
dirigenti ed il Presidente della Federazione Calcio furono costretti alle dimissioni. Salvò il posto a malapena, potremmo dire in
corner, solo il Ministro dello Sport e dello Spettacolo.
Insomma, per giustificare la sconfitta fu tirato in
ballo di tutto, dalla preparazione atletica sommaria alla tattica di gara scriteriata, da evidenti
errori arbitrali alla incapacità dei dirigenti, dalla superficialità dello psicologo al seguito della
comitiva alla più nera e mera sfortuna.
Ma del vero motivo della disfatta di quel giorno,
cioè il trasferimento di due milioni di individui nel soggiorno, nessuno nel Bresaola ne è ancora venuto
a conoscenza, e così sarà anche in futuro, a meno che non glielo andiate a raccontare voi.
Piero Rainero
Sono sempre qui ad attendere, impaziente, un nuovo racconto di questo scrittore esageratamente dotato di inventiva e creatività. Ed ogni volta, ad ogni nuovo scritto, non mi delude. Una prosa che scivola via come un ruscello di monte, e che ti porta, immancabilmente, immagini e contenuti saporiti di una immaginazione che tanto ha a che vedere con le vicende umane.... BRAVO!!! Veramente bravo.
RispondiEliminaProf. Angelo Bozzi