La
nostra fiaba
Evadono
le ninfe dagli anfratti,
le
sirene dai gorghi; o Annalisa,
le
dune si confondono col mare,
le
pinete ci chiamano alle soglie
col
profumo di ragia, con ammicchi di suoni.
Ci
attendono sentieri di lavanda,
andiamo
insieme, Venere novella,
nel
regno popolato dei piaceri.
Ti
farai snella, gambe di cerbiatta,
ti
farai ambra come le ginestre,
mi
farò verde come i desideri
spronati
dalla briga dell’amore.
E’ un
giorno di maggio; l’aria muove
i
nostri passi verso le romanze
che suonano
gli intrichi dei pruneti.
All’ora
del tramonto torneremo
quando
il sole si frange alla marina,
quando
il mare dipinge sulla bàttima
gli ultimi
raggi della nostra fiaba.
07/05/2017
Che grazia, che gioia, che ode, che inno, che volo. Da restare senza respiro. Grazie, grazie, grazie...
RispondiEliminaLuisa
E' questo il miracolo della Poesia. Restituisce gli anni, ravviva i colori gli ardori la forza l'amore...gli stupori della giovinezza.
RispondiEliminaE Maggio con i suoi profumi è pronubo...
Ah, Nazario, le stagioni regalano sempre qualche frutto. Allora:
libiamo alle Muse
libiamo all'Arte
libiamo alla Poesia....
Con un pensiero di tenerezza, Edda.
Immensa!
RispondiEliminaGrazie
Serenella Menichetti.
Stupenda, caro Nazario, in questa ode c'è tutta la tua vibrante e dolcissima poetica che rende le tue liriche perle rare. Un caro abbraccio.
RispondiEliminaEmma Mazzuca
Sì, è grande poesia, e fa un gran bene leggerla di prima mattina...
RispondiEliminaClaudio Fiorentini,
Siamo di fronte alla poesia con la P maiuscola, a un'Ode per la donna amata da cui è possibile distillare linfa vitale per tutti i nostri amori.
RispondiElimina"Ci attendono sentieri di lavanda,
andiamo insieme, Venere novella,
nel regno popolato dei piaceri."
come commentare il moderno classicismo di versi così alti, così tesi ad arco verso il 'regno dei piaceri'.
La magia della lirica sta nel cedimento d'ogni immagine alla donna, intesa come mito cosmico, staccato dalla concretezza quotidiana e proiettato sullo schermo grandioso della natura. E nella poesia l'onda musicale, dolcissima, avvolgente, non vanifica mai il significato letterale.
Leggendo quest'ode che mira a esser fiaba ho avvertito brividi lunghi attraversarmi la schiena. Ringraziare è ben poca cosa. Abbraccio Nazario e... vorrei saper poetare così.
Maria Rizzi
Credo che non ci siano parole sufficienti e degne per commentare questa e tutte le altre poesie del prof. Pardini lette sul Suo blog. Resto senza parole per la capacità di ancora traslarsi col pensiero nel suo tempo che fu; magia della vera poesia che fa rivivere con freschezza plastica il tempo degli amori irripetibile. Anch'io vorrei saper scrivere dei versi pregni di -moderno classicismo- Pasqualino Cinnirella
RispondiEliminaIl passato che riemerge si rigenera magicamente, e si trasforma in canto: non conosce se non la dolcezza della distanza ed il rinnovarsi vitale e malinconico della vita coi suoi bagliori, che pur si ripropongono suadenti ed immortali.
RispondiEliminaGrazie Nazario per insegnarci quotidianamente come ogni stagione ha la sua primavera, i suoi profumi, i suoi colori, le sue rinnovate attese, il verde che si rinnova, il cuore che sa ancora trasalire e cantare: …la nostra fiaba. È il potere misterioso, stregante della poesia.
Come e più che nelle fiabe qui c’è qualcosa che ha del meraviglioso, dell’imaginifico. C’è il sogno d’amore in questo splendido canto al giorno di maggio dove è l’aria a muovere i “passi verso le romanze”.
RispondiEliminaSi dovrà tornare a sera “quando il sole si frange alla marina, /quando il mare dipinge sulla bàttima /gli ultimi raggi della nostra fiaba”.
Questo poco conta, ciò che importa è andare dove il sogno vive, lungo i “sentieri di lavanda”, verso “i desideri /spronati dalla briga dell’amore”.
Sono inscindibili il contenuto e la forma che in quest’ode sembrano vivere dello stesso respiro.
Grazie carissimo Nazario per questa grande, dolcissima poesia d’amore.
Annalisa Rodeghiero