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martedì 16 maggio 2017

N. PARDINI: LETTURA DI "CANTI OLTRE IL TEMPO" DI GIOVANNI BILOTTI

Giovanni Bilotti, CANTI OLTRE IL TEMPO. Memoranda Edizioni. Massa. 2016



Giovanni Bilotti si presenta sulla scena letteraria con una nuova silloge editata  per i caratteri di Memoranda Edizioni. Il testo è arricchito dalla Prefazione di Francesco D’Episcopo e dalla postfazione di Maria Luisa Tozzi. Un libro di grande valenza culturale e di sapidi intenti filosofici, che corrispondono, alla grande, alla struttura mentale dello scrittore, Giuseppe Benelli, a cui è dedicato: filosofo, e docente di Filosofia del linguaggio alla  Facoltà di Scienze della Formazione  dell’Università di Genova. E’ la dimostrazione tangibile che si può far poesia con ogni argomento: erotico, religioso, naturistico, culturale… Basta che venga filtrato dall’ingegno creativo che, in questo caso, concretizza in poesia, con sagace inventiva, le occasioni più ghiotte riguardanti i nomi  più risonanti della storia della Filosofia; non è semplice che certi  temi si facciano nutrimento di un’anima; che in tale alcova restino a decantare, per tradursi in canto nuovo, urgente, fecondo, e affabulante. Se così è, perché  il linguaggio, di cui il Nostro è un grande manipolatore, si adatta con generosa duttilità alla parola, al verbo, alla pluralità  dei meccanismi introspettivi; ad una rielaborazione epigrammatica che l’Autore attua con storie  che hanno fatto parte della sua vita; del suo mondo culturale; di una vicenda in cui ogni input esistenziale si fa materia redditizia per un “poema”. Questo accade nell’animo e nel processo creativo di Bilotti; ciò che può sembrare ostico viene tradotto in immagini fresche e contaminanti, attraverso un’operazione  prettamente etico-estetica. D’altronde il Poeta più che toccare i principi razionali dei personaggi, scava nella loro vita, nei loro momenti di fattiva esistenzialità, nei loro riscontri ontologici: La casa paterna antica per Dickinson, le Solitudini per Gongora, il percorso umano per de “Nerval”, le parole tinte d’azzurro per Nelly Sachs, la tragedia della Shoàh per Celan, la visione cosmica della vita per Holderlin,… e per Zagajewski: “Rari sorrisi/ fra pallide visioni; ogni tanto qualche suono/ ad animare la presenza/ vuota delle cose…”.  La seconda parte dell’opera è dedicata a “Versi di ieri”, dove l’Autore sembra più a suo agio di fronte ad una natura che per la sua ispirazione ha sempre costituito un ruolo determinante: dal fresco del mattino, all’aria che respira luce, all’ inquietudine di thanatos, a frammenti che incendiano le cose, fino a vita, sole, rose di una ragazza dei giardini. Tanti pensieri, tante meditazioni sul vivere e morire, sul certo e l’incerto,  sui quesiti dell’umana vicenda che si danno con liricità ai CANTI OLTRE IL TEMPO.

Nazario Pardini

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