Proponiamo
ai nostri lettori una poesia fresca, fresca, uscita dall’anima sensibile e
polivalente di Anna Vincitorio, a dimostrare quanto un fatto reale e
personalmente vissuto si possa tradurre in un lirismo di grande effetto emotivo;
di grande resa poetica per una scrittrice che sa fare della parola un involucro
atto a contenere sentimenti e riflessioni; melanconici affondi di una storia maturata a
puntino nell’alcova del suo essere.
Nazario Pardini
Nazario Pardini
Nicolina
Strati d'ombra
e silenzio
accolgono la casa
Quella casa grande
così da te voluta
Ci arrivasti una mattina
su una cinquecento bianca
un po' ammaccata
Non ho più visto il tuo viso
Nelle orecchie il grido
e la scala dei pompieri
che tagliava la notte
Il vetro infranto,
poi la porta che si apre
Dietro
tu, tremante
e nei tuoi occhi persi
croci e fantasmi
e ombre nella strada buia!
Aiuto!
Ora sempre più piccola
e silente
Le tue finestre, orbite
spalancate
di un vivere fantasma
e vaghezze di una
ormai perduta estate
nella campagna toscana
Ho chiesto di te una mattina
Non c'eri più
Sei ora un numero
Sei ora un numero
inciso sulla porta,
c'è anche il tuo nome:
Nicolina
E all'ora del pranzo
col becco semiaperto
accogli il cibo
Ma dove le tue ali?
23 giugno 2017
Anna Vincitorio
In pochi, intensi, bellissimi versi viene poeticamente narrata la vicenda di una donna, Nicolina: “piccola e silente”, realmente esistente come sono, di solito, i vari personaggi minuziosamente delineati nei racconti (ho letto “Per vivere ancora” sapientemente commentato da Maria Rizzi nel post di ieri) e nelle poesie di Anna Vincitorio.
RispondiEliminaQueste figure rimangono impresse nel ricordo di chi legge come se già le conoscessimo e ci inducono a riflettere sulle manchevolezze del terreno sociale in cui esse si muovono. Nella poesia proposta, il problema sempre più urgente della gestione delle persone anziane da parte dei familiari. L’uomo che non tiene in considerazione i desideri dei suoi vecchi, cosa potrà insegnare ai figli? Nei miei ricordi di bambina, i bisogni dei vecchi che andavano incontro alla morte erano sacri (come quelli delle donne che erano in procinto di partorire). Nell’attuale società frenetica nei ritmi e nella comunicazione, non c’è più tempo per dare spazio al sogno.
“Ma dove le tue ali?”. Le possedeva, Nicolina, quando più giovane scelse di abitare “quella grande casa (…) nella campagna toscana”. “Sei ora un numero/ inciso sulla porta, /c’è anche il tuo nome: / Nicolina.
Il nome come quello che si legge sulle culle, ancora piene di voli.
Annalisa Rodeghiero
Ritrovo in questi versi di Anna Vincitorio il suo originale e caratteristico stile narrativo. Sia chiaro, però, qui si parla di poesia. E' che non serve fare distinzioni quando in un testo letterario si mette al primo posto la creatività.
RispondiEliminaQuesto, la Nostra, nel caso specifico, ha prodotto.
Una vicenda reale (tristemente reale) quella di "Nicolina"; come tante, purtroppo. Ma Nicolina diventa Anna, o meglio: Anna diventa Nicolina, dando luogo ad un transfert che solo la piétas (quella vera, quella latina) riesce ad attuare.
Così, entrambe (ora una sola persona), con le ali spezzate dall'indifferenza egoistica e distruttiva, aprono - per quello che possono - ("col becco semiaperto") l'anima alla speranza.
Sandro Angelucci