Oggi ospitiamo, su proposta di Sandro Angelucci, una nuova scrittrice, la cui poesia, con slanci emotivi e figurativi di urgente resa visiva, abbraccia, con duttilità verbale, le inquietudini di fronte a certa disumanità; il dolore di fronte a paesaggi che rievocano fatti esiziali della seconda guerra mondiale: drammi di una storia che ci ammutolisce; drammi che si affidano a poeti a ché gridino le nefandezze di tali barbarie. La Nostra lo fa umanizzando piante, strade, piazze, che vissero in prima persona la strage di Sant’Anna di Stazzema. Il linguismo è scorsivo, semplice, amabile che quasi contrasta con la drammaticità del contenuto; lontano da ogni epigonismo e da ogni pleonastica intenzione; non di raro di arcadico-idilliaco sapore: “Abito il bosco grande/ in fitto condominio d’alti fusti/ da loro incoronata regina/ lo scettro della forza/ tra i miei rami”. (La quercia). Ma è proprio dal contrasto, direi quasi pariniano, che scaturisce il nerbo della condanna. La Carraroli, amante della poesia, grande cesellatrice di sintagmatiche inclusioni stilistiche, dilata l’anima verso vertigini verticali che superino con forza ontologica il dilemma del male, partendo da una realtà di collettiva memoria. Il verso, frammentato in una circolarità epigrammatica, si incatena in un mélange di euritmica musicalità, di eufonica armonia, facendosi tatuaggio di un’anima volta a rimarcare i malanni della guerra. I sentimenti, di suasiva e persuasiva intensità, si offrono ad architetture linguistiche di moderna fattura che danno forza e incisività al diluirsi del dettato versificatorio. Si dice che il soffrire sia l’alleato più fecondo del poièin e qui la Nostra Poetessa lo dimostra: lo concretizza col suo dolce e mansueto grido a coloro che sanno e che non sanno, affidandosi alla musica di un organo zeppo di storia…
Nazario
Pardini
MAI
PIU’, FLORENCEART EDIZIONI, 2008
L'inedito è risultato vincitore del PREMIO LERICI PEA, poesia per la pace, 2008, con pubblicazione dell'opera.
L'inedito è risultato vincitore del PREMIO LERICI PEA, poesia per la pace, 2008, con pubblicazione dell'opera.
Al
lettore
Durante
una vacanza in Versilia, mio marito ed io decidemmo di salire a S. Anna di
Stazzema, il luogo dell’eccidio del 1944, quando gli uomini della XVI Divisione
delle Waffen SS trucidarono almeno 560 abitanti, in gran parte anziani, donne e
bambini. Le SS, a raffiche di mitra, distrussero anche l’organo della chiesa. Due
musicisti tedeschi, Maren e Horst Westermann, nel 1998 giunsero per caso in
paese, appresero della strage a loro sconosciuta, come a gran parte dei loro
compatrioti e decisero di ridare a quella chiesa un organo nuovo, organizzando
concerti e altre iniziative per raccogliere i fondi necessari. Il 29 luglio
2007, sessantatre anni dopo il massacro, l’organo di S. Anna ha suonato per la
prima volta con la voce del ricordo e della pace, in un linguaggio universale
che unisce i popoli in una sola umanità. Toccata da quella storia antica e
recente, come dagli sguardi dei sopravvissuti, ho voluto far parlare altri
testimoni di quel 12 agosto 1944, gli alberi di S.Anna e dei suoi borghi,
traducendo l’alfabeto emotivo dei loro muti racconti in linguaggio accessibile
alla pagina scritta.
Così
è nato “ MAI PIU’”.
Mariagrazia Carraroli
Da
< MAI PIU’>
12
AGOSTO 1944
A
mille versano lacrime
le
stelle
spegnendosi
ad una ad una
per
non vedere.
Gli
occhi questa notte
sono
torrenti in secca
bruciano
dello stesso fuoco
delle
case
dello stesso
terrore.
Non
più voci né suoni
in
Sant’Anna di Stazzema
il
vento soltanto
miete
a mannelli le parole
dei
testimoni.
IL CILIEGIO
“
Pochi passi dalla piazza
della Chiesa.
A
paesani e sconosciuti i bei frutti
maturi
appena è giugno.
Anche a Clara maliziosa
che
s’ornava coi gemelli
rigonfi
di rubino.
A
giugno il ventre le fioriva
e la
scusa scarlatta
( una
voglia? )
le
riempiva la cesta di golosa
Abbassavo
i rami
per
farmi facile predare
lei
rideva e cantava fino a casa.
Fino
alla casa
di giovane
sposina
il suo
uomo attendendo se tornava.
Oggi
andava dalla madre
lì
vicino
a
chiamarla, che il bimbo scalpitava.
Andava
dalla madre
perché
fermare la sua strada ?
Perché
straziarle dentro
quel
vagito ?
Non
cede al mistero la ferocia.
Le ha imbrattato
di rosso
tutto
il volto
mentre
il bimbo non nato
già
moriva.
Che
sono quei goccioli alle orecchie ?
Non
sono i miei rubini…
Il suo
resta
alla pianta
che
stretto lo portava.”
LA
QUERCIA
“Abito
il bosco grande
in
fitto condominio d’alti fusti
da
loro incoronata regina
lo
scettro della forza
tra i
miei rami.
Anche
il vento mi teme
quando
turbina la neve
da
tormenta
e urla
paura raggelando.
Il
cielo mi rispetta
se
apre cateratte sulla terra
sa che
le saette su di me
sono
armi che tornano all’indietro
che
neppure la grandine
può
arrecarmi ferita.
Ho
visto la vita del paese
nel
giro ordinario della storia
le
nascite i lavori
il
piglio dignitoso della gente
la
miseria
lenita
da mani solidali.
E la
morte ho visto
compagna
non arcigna della vita.
Ma
oggi no.
Non
c’è vento né tormenta
né
uragano
che
regga il confronto dell’orrore
e mi
scuoto com’esile fuscello
fulminata
dall’eco sinistra
di
quel mitragliatore.”
IL
FRASSINO
“Sono
di Vaccareccia
a lato
del sentiero
nastro
del monte che unisce
il
passo della gente
alle
contrade
che
corre coi bimbi, rallenta
con
gli anziani.
Rabbrividisco
a dire
della semina di morte
del
diluvio
di
lamenti e sangue e oltraggi…
Con
l’ombra
di
tutte le mie foglie
ho listato a lutto
la
curva della strada.”
IL NOCE
“Le mie radici accarezzano
la tana della volpe
la gola sicura della terra
la salvezza di Silvia di
Cesira
di Pasquino
il cuore sanguinato
dallo strazio di non più udire
il loro nome
da voci parentali.”
IL PLATANO
“ Da
tant’anni sto a guardia
della
Chiesa
tutti
conosco di Sant’Anna
anche
quelli dei borghi più lontani
che
sfilano vestiti per la Messa
togliendosi
il berretto anche per me.
Le
donne all’uscita
si
fermano a parlare qui vicino
si
dicono le cose più segrete
di
certo fidandosi di me.
Con
bimbi e vecchi ( son loro appuntamento )
ho un
rapporto speciale
come
ce l’ha il cielo
col
sorgere del sole
non
deludendo
al suo
diuturno tramontare.
So
tutti i loro nomi:
Lidia
Maria, la piccolina di tre mesi,
Alida
di diec’anni
Sabatino
di settantanove, come la Sofia
Alvita di quattordici
di
due anni più giovane l’Alice…
un
rosario che sgrana la morte
ad
ogni nome
che
leva alto lo sdegno
più
del falò di corpi
accatastati
sulla piazza
in
sacrilega corona.
Tre
ore son bastate
a dare
fuoco alle case
tra
gemiti di bestie di donne
di
bambini
a
freddare al muro innocenti
sfregiando
il volto alla Pietà.
Per
tre ore l’inferno
in
Sant’Anna di Stazzema.
Cinquecento
nel paese più sessanta
non lo
possono più dire
né
dire al mondo
lo
sguardo di chi ha conficcato
efferatezza
in questa terra.
Io
con le
fibre mescolate al sangue
e al
pianto
resto
qui saldo per loro
a
testimoniare.”
29
LUGLIO 2007
IL CASTAGNO
“ Per sessanta e più anni
il cavo del mio tronco restò
muto.
Oggi sono voce e nuovo canto
il polmone dell’organo
il riscatto degl’inermi
colpiti
nel quarantaquattro
il pianto del ricordo
nel ricordo del pianto.
Da una raffica di mitra
il vecchio organo fu messo a
tacere
Maren e Horst alla Chiesa
deprivata
l’hanno voluto ridare
che alta cantasse la memoria
senz’odio o vendetta nelle
note
ripetendo ai popoli
MAI PIU’
senza sconosciuti accenti.
Oggi di suoni riempio il mio
seno
spargendo su tutti l’armonia
una nuova fratellanza insegno
con idioma
che abbatte la distanza.
E ripeto ai popoli
MAI PIU’
dalla Chiesa del martirio.”
29
LUGLIO 2007 - NOTTE
Nel cielo stanotte
pacificati sorridono.
Sono luce di Mario
Licia Vittorio
le stelle,
di Cesira Pasquino Lidia
Maria…
le ferite mutate
in scia vaporosa di cometa
le note
in gioia di ghirlande
in profumo di caldarroste.
Con loro
l’organo in segreto gode
la brace improvvisa del
focolare.
Mariagrazia Carraroli
Agosto 2007
IL
CASTAGNO
“ Sono
di Cacciadiavoli
ed ero
nascondino a cucù
dei
loro giochi
in
ogni stagione un dono
una
casa di voli
un neccio
come pane
se il
mulino non cantava
ombra
e riposo quando il sudore
la pausa reclamava.
Per le
bestie
le
foglie d’ottobre molle strame
per il
camino
rami
secchi in fascina
a far
allegro il focolare.
Sono
di Cacciadiavoli
ed ero
nascondiglio per i loro giochi.
Oggi
il cavo del mio tronco
é
ammutolito:
da
Sant’Anna di Stazzema
i
diavoli
non si
son cacciati.”
MARIAGRAZIA
CARRAROLI
Nata a
Verona, vive a Campi Bisenzio (Fi).
Fa
parte dell’ Associazione Novecento Poesia, fondata da Franco Manescalchi, e di
cui Pianeta Poesia è emanazione, curando la presentazione di autori nella città
di Firenze.
E’
alla sua tredicesima pubblicazione di poesia.
Hanno
scritto di lei giornali, riviste, settimanali e mensili a larga diffusione
nazionale . Da ricordare “Il Sole 24 ore” che nel 2010 ha citato il suo
“N.O.F.4 centottantadumetri di follia",
libro di poesia dell’anno, insieme ad
altri due titoli. Sue composizioni
poetiche sono state lette in Radio e TV private, Radio Montecarlo, San Marino
RTV, RAI Radio Uno e RAI Radio Tre.
Altre
informazioni sull’autrice si possono leggere nelle pagine del sito LITERARY.
Ringrazio il professor Pardini per aver letto il poemetto MAI PIU' con l'attenzione critica, la sensibilità e l'intelligenza di un Maestro.
RispondiEliminaCon viva riconoscenza,
Mariagrazia Carraroli
Grazie all’Autrice:“…ho voluto far parlare altri testimoni di quel 12 agosto 1944, gli alberi di S.Anna e dei suoi borghi, traducendo l’alfabeto emotivo dei loro muti racconti in linguaggio accessibile alla pagina scritta. Così è nato “ MAI PIU’”.
RispondiEliminaUn poema emozionante, originale, dove la voce vegetale commenta meglio e più di ogni parola e compianto il delirio di quella follia, da non dimenticare.
“Sono di Cacciadiavoli/ ed ero nascondiglio per i loro giochi.
Oggi il cavo del mio tronco/ é ammutolito:
da Sant’Anna di Stazzema/ i diavoli
non si son cacciati.”
Ciao. Grazie di aver letto e sensibilmente commentato il poemetto Maria Grazia Ferraris.Un abbraccio.
RispondiEliminaMariagrazia Carraroli
Desidero unirmi - e non soltanto per il piacere di essere stato io a proporre una poetessa come Mariagrazia Carraroli all'ideatore ed ai lettori di Leucade - a quanto acutamente espresso da Maria Grazia Ferraris nel suo commento.
RispondiEliminaE' verissimo: ho letto "Mai più", è la risposta più silenziosa di parole ma anche più loquace di silenzi all'aberrante abominio perpetrato dalla follia (razionale follia) umana ai danni della propria specie.
E concludo, parafrasando la quercia: "neppure la grandine può arrecarmi ferita...ma divento un esile fuscello, fulminato dall'eco sinistra di quel mitragliatore".
Sandro Angelucci
Grazie caro Sandro per essere così attento, emozionato lettore. Ti sono altresì grata per avermi piacevolmente portata..." alla volta di Leucade ".
RispondiEliminaMariagrazia Carraroli
Buongiorno e grazie anche da parte della casa editrice, Florence Art Edizioni, per le vostre riflessioni molto qualificate e meritatissime dall'autrice di questo libro. Mariagrazia Carraroli si è imposta all'attenzione della critica per aver sempre privilegiato una poesia impegnata. Silvia Tozzi
RispondiEliminaRicordandomi delle parole, appropriate, del poeta Angelucci, “ecco: mi sento di asserire che…” senza le note dell’autrice, gli slanci emotivi e figurativi di urgente resa emotiva, ogni memoria verrebbe inghiottita dal dolore e dalla notte dell’oblio. “Persino i test presentati – mi sia concesso – non sarebbero in grado di mitigare – quantunque presente – un accenno di retorica”. Emanuele Aloisi.
RispondiElimina