I
VECCHI
Giorgio Bàrberi Squarotti |
E
marciranno i pali delle viti
sotto il
peso dei soli e delle piogge,
fioriranno
le ortiche in mezzo ai peschi
trafitti
dagli aghi delle vespe,
senza
filo di verde perirà
il
grano dentro il tufo, e l’erba medica
si
perderà nel ferro delle spine,
quando
anche tu abbia abbandonato
la
casa dei tuoi vecchi e l’ala
delle
campane sopra le colline,
per seguire
i tuoi sette fratelli
in
fabbrica a Torino,
e qui
io sia rimasta con tuo padre,
soli,
con i
miei segni di Croce contro i fulmini
e le
aride estati e i geli e le alluvioni,
e le
sue inutili bestemmie.
1955
(da La voce roca)
Nuovo contrappunto anno XXVI
n. 2 – Aprile – Giugno 2017
Grazie Nazario, per averci regalato questa bella lirica del compianto Squarotti. Leggo che è del '55: in tempi non ancora sospetti il poeta profetizza ciò che adesso è realtà.
RispondiEliminaD'altro canto - si sa - quando è autentica, la poesia cammina sempre avanti e vede cose che i contemporanei non possono vedere.
Qui, Squarotti pre-vede ciò che non saranno più le campagne per colpa dell'industrializzazione e della globalizzazione: non meno inutili delle bestemmie del vecchio che resta solo.
Sandro Angelucci