La mia casa
- Perché mi
parli sempre di una casa
di due
stanze con nell’ombra un po' in disparte
un focolaio
a struggere un gran ciocco
pigramente;
e di un tavolo nel centro,
smisurato, costruito con il legno
di un
ciliegio reciso; e della nonna
a stendere
la pasta al matterello
o a usare
la ventaglia sul fornello
a carbone
che spolverava cenere;
e degli
oggetti in rame; e lungamente
di quel
paiolo adorno di faville
che
s’immillavano in alto. Le volte
che mi hai
parlato della vecchia casa
in cui abitavi,
padre, saran mille. -
- Ma guarda
che mia madre era tua nonna,
anche se
mai l’hai vista! E quel camino
era
meraviglioso coi suoi schiocchi.
Sembravano
dei fuochi d’artificio.
- Sì. Me
l’hai detto. - - Allora ti racconto
dell’inverno
mio amico. Penetrava
frusciando
da fessure, s’inoltrava
nella
stanza, poi andava alla finestra.
Alzava la
tendina e in cuor gioiva
di vedersi
l’autore, tutt’intorno,
di una
campagna a stelle in filigrana
candida come il latte. Parlavamo.
Quante cose
diceva. Poi tuo nonno... -
- Cosa
faceva nonno? - - A tarda sera
andava con
la torcia sulla neve.
Vedo ancora
la scia. Io credevo
lo facesse
per gioco. Quando vecchi,
si ritorna
bambini. - - E invece? - - Udiva
gli
schiamazzi di galline. Andava giù,
rumoreggiava
intorno e le faine
prendevano
la strada per i campi. -
- Le faine?
- - Allora t’interessa
la mia
casa. - - Sarei proprio curioso
di vederne
le stanze, i campi bianchi
della neve
notturna e i fiocchi lievi
fruscianti
sotto l’occhio di un inverno
che racconta
le storie. E tu ci andavi
nel candido
cortile o per il prato
a
sprofondare i piedi con tuo padre? -
da Alla volta di Lèucade, Baroni Editore, Viareggio, 1999
Un commovente dialogo con il padre e con un ideale lettore - ogni lettore -, del nostro immenso Poeta Nazario Pardini. E i ricordi che in endecasillabi cesellati come perle, resi preziosi da un uso perfetto dell'enjambement, scorrono e s'incastono in un caleidoscopio di immagini. Il tempo perde peso. Lo spazio si annulla. Torniamo a ieri, all'altro ieri, alla vita com'era e ai riti che si celebravano quotidianamente e alle stagioni che scandivano le emozioni, il calore degli affetti, la semplicità solo apparente dell'esistenza:
RispondiElimina"Allora ti racconto
dell’inverno mio amico. Penetrava
frusciando da fessure, s’inoltrava
nella stanza, poi andava alla finestra.
Alzava la tendina e in cuor gioiva
di vedersi l’autore, tutt’intorno,
di una campagna a stelle in filigrana
candida come il latte".
L'afflato lirico è talmente intenso che rompe la barriera della saudade, celebra un nuovo momento, di rara, incontaminata bellezza: la valorizzazione della grandezza del passato, dell'umiltà d'ogni singolo atto, del religioso rispetto che ammantava i gesti, proprio come la neve, che l'Autore cita a lungo. Il paesaggio è epico, grazie alla voce del Poeta, appassionata, commossa, distesa, dolcissima.
E questa voce enumera per noi un tempo che non abbiamo il diritto di dimenticare. Che rappresenta la nostra storia, quella che troppo spesso abbiamo trovato noioso ascoltare... Chissà perchè, nel leggerla e rileggerla, ho avvertito un richiamo al grembo. Una sensazione di ritorno. Esistono momenti in cui è necessario tornare 'a sprofondare i piedi nel candido cortile con tuo padre'... Esistono momenti nei quali il pozzo del passato consente di attingere energie sconosciute.
La lirica di Nazario ha smosso le acque del mio oggi. le ha rese limacciose. Ho desiderato vivere la magia di quella casa immacolata, essere fuori dal mondo degli smartphone, da whatsapp, dal mondo troppo virtuale e poco autentico che ci circondo. Il progresso era indispensabile, ma ha un prezzo. Nel leggere Opere come questa me ne ne rendo conto. Tutto era compiuto. Forse si mangiava poco, ma ... quanta poesia! Grazie per questo gioiello, Amico mio. Aiutaci ancora e sempre a voltarci indietro!
Auguri dolcissimi a te e famiglia.
Maria Rizzi
Carissima Maria, mia sensibilissima amica, pozzo di conoscenza e di autenticità,
RispondiEliminauna vera recensione scaturita da un animo colmo di vita e di poesia. Troppo bella per non mantenerla a illuminare la coscienza di luce e di emozione. Un vero gioiello d'impostazione critica, dove la parola scorre densa e significante a dare corpo a sprazzi emotivi di rara intensità. Grazie, amica, di avermi colpito nel profondo del cuore.
Nazario
bellissima recensione di Maria Rizzi a questa Poesia di Nazario . Il dialogo con il padre riporta alle radici , alle memoria, al ciclo delle stagioni , quando "vecchi si ritorna bambini ". C'è una sapienza dentro questi ricordi, che va al di là del sapere razionale , una sapienza antica che penetra nel mistero della vita .
RispondiEliminaCarissima Nadia,
RispondiElimina"C'è una sapienza dentro questi ricordi, che va al di là del sapere razionale, una sapienza antica che penetra nel mistero della vita". Quanta poesia scorre nella profondità del tuo animo! Quanto sensibilità a fare da sprone al tuo dire. Un vero messaggio di amore e di vita; di vita e di radici; di radici e di storia...
Grazie
Nazario
Nessuna parola si può aggiungere a quelle di Maria Rizzi, posso solo dire che mi sono emozionata e commossa nel leggere questi versi preziosi e che li trattengo come perle rare. Un saluto caro Nazario e grazie.
RispondiEliminaSonia Giovannetti