Incomunicabilità, solitudine, egocentrismo, morte
del sociale, vita monca, maschere che nascondono identità. Ritratto di
un’esistenza grama, dove commuoversi è cosa rara, dove incontrarsi è cosa
impossibile, ma dove, quando ci si imbatte nel pensiero complicato della vita, non ci resta che:
muta commozione
e pugni alzati
e pianto infante
nella polvere d'un piazzale
sempre uguale, di periferia.
Canto
zeppo, pieno, significante, che tocca, con versi di euritmica sonorità, le
inquietanti meditazioni sul vivere e su ogni questione dell’esistere. Grande
intrusione di personale levatura sulla filosofia eraclitea dell’esserci: panta rei.
Nazario Pardini
Viviamo di giro...
Viviamo di giro in giro
in questo nostro tempo
come artisti circensi
senza il conforto d'una lingua madre.
Ci aiuta ad arrancare
un grammelot quotidiano
di cento parole stentate
in lingue diverse, tutte straniere.
Il dramma è quando arduo
s'impone il pensiero
sfrangiato e complicato
come la vita. Allora
non ci resta che muta commozione
e pugni alzati
e pianto infante
nella polvere d'un piazzale
sempre uguale, di periferia.
Paolo Stefanini
X/2016
Paolo Stefanini in questa lirica nomadica ci conduce nella nuova Babele linguistica che si impone ad ogni meditazione esistenziale "di giro in giro". Errabondare di parole, pensieri (sfrangiati...), sentimenti accorati e rimpianti nella quotidianità impolverata di monotonie periferiche.
RispondiEliminaE' questa la contemporaneità lirica di Paolo che ci rende riflessivi, solitari, nascosti nel dramma di un "essere sempre più alieno"
Marco dei Ferrari
Ringrazio Nazario Pardini per l'ospitalità e l'analisi. Ringrazio anche Marco dei Ferrari per il commento acutissimo. Paolo Stefanini
RispondiEliminaL'assenza di radici, di 'lingua madre', di stabilità emotiva, che caratterizzano i nostri giorni, vengono affrescate con arte e profonda ispirazione in questa lirica, che inevitabilmente induce a riflettere. A sognare di tornare a essere semi, fiori, piante e non talee, che si adattano ad arrampicarsi sull'albero della vita. Ringrazio Nazario per l'introduzione e ringrazio Paolo, che non ho potuto conoscere di persona, ma del quale conosco la sensibilità graffiante e dolcissima.
RispondiEliminaMaria Rizzi
Avverto una grande malinconia in questi versi di Paolo. Ma è malinconia che nasce da una profonda amarezza ,per il senso di impotenza che coglie quanti assistono al degrado odierno di fronte ai valori delle nostre migliori tradizioni. Al pensiero dell'amico Poeta mi associo con stima e affetto.
RispondiEliminaEdda.