Mentre il
mare s'infrange sulle sponde
Mentre il mare
s'infrange sulle sponde
di scogli a ridosso di
una spiaggia,
ed il dolce fruscio
delle onde
accompagna un uomo che
viaggia,
e il vento che passa
libero tra le persone
come un rapido attimo
sonoro,
ed il gentil respiro
della vegetazione
che del paesaggio ne fa
decoro,
il tempo scorre lento;
ed incessantemente
le epoche cambiano di
volta in volta,
senza che qualcuno se
ne accorga realmente,
- e a cui non danno
importanza molta - :
ognuno boriosamente in
attesa
di terminare la vita
intrapresa
Il viaggio umano, il
mare, il vento libero, la natura con tutto il suo simbolismo cromatico, lo
scorrere del tempo a dispetto della insipienza umana, il redde rationem, l’ultimazione
di un corso di inutili e vacue borie, la guerra… Tanti elementi che il poeta
riprende in vario modo, il più delle volte
con composizioni ispirate per assonanze e rime alla nostra tradizione
letteraria. Forse una ricerca verbale più attenta e più consona alla pluralità
ispirativa darebbe maggiore concretezza alle emozioni. Anche la troppa
semplicità può essere improduttiva. E’ apprezzabile il processo meditativo che,
a volte leopardiano, a volte montaliano, altre moderno e altre piuttosto
arcaico, denota un’anima ricca di input emotivi e di travagli esistenziali di
un certo interesse trasversale; di una
certa captatio per una poesia varia, articolata, in cui il verso, con tutta la
sua polimetrica andatura, è alla ricerca di un assestamento formale che eguagli
le molteplici meditazioni. I temi toccati sono tanti: la solitudine, il
memoriale, il ruit hora, eros e thanatos, l’omosessualità, la caducità del
vivere, l’ossimorica conflittualità della vicenda umana…
Giunta poi l'ora
d'ultimi sospiri,
egli allor, rimembrando
tempi azzurri,
ode Verità: e sa,
affinché comprenda
quanto vita d'uomo ad
un filo tenda;
l'umano ignora, nei
suoi sospiri,
quanto Natura verità
sussurri.
Insomma tutte quelle questioni che fanno
dell’uomo un essere sperduto in un mondo di tristezza e di mistero; di ricerca
e di inserimento in una società che spesso lo vede isolato. D’altronde si sa
che l’inquietudine dell’esistere deriva
proprio dal fatto di porci domande il più delle volte irrisolvibili. E il poeta
sembra rivolgere lo sguardo ad una verità che va oltre le forze umane; oltre gli orizzonti che
delimitano le nostre possibilità terrene.
Dov'è celato il senso
della vita?
Nescio, e m'angoscia.
La natura è
contemplata in tutto il suo polisemico senso di rinascita e di morte; di
bellezza e distruzione; l’uomo non ha rispetto alcuno, dacché essa, Madre
Antica, dovrebbe essere guida e simbolo di vita e poesia; di amore e
suggestione ispirativa.
Ora lento s'erge il
sole e s'eleva,
c on lui la gente;
quanto rumore!
Lo spettacolo che si
dipingeva
sfuma in un assordante
fragore.
È ancora l'uomo che ti
distrugge,
o Natura. E nel tuo
grembo aspetta
un ausilio a tutti i
suoi affanni.
Ma imperterriti
scorrono gli anni.
Quieta è la Notte a chi
la rispetta,
orrida morte a chi
l'odia e fugge.
Mentre ognuno consuma il proprio tempo, la
propria festa, nella spasmodica paura di una sera che scende irrevocabilmente a
segnare l’inizio della notte.
Ognuno spende la
propria Domenica
come una lunga fiera,
mentre la paura
spasmodica
attende il calar della
sera.
Forse una espressione
sbrigliata da imposizioni di natura prosodica, libera da vincoli di rime o
altro, otterrebbe risultatati più spontanei e naturali; il messaggio
arriverebbe più schietto e sincero, e non confuso, come spesso appare, per
sottostare a tali regole. Ciò non toglie che non ci contamini, in certi momenti
di maggiore liricità, la foga di un’anima volta a una ricerca esistenziale che
il poeta affronta nella speranza di conoscere se stesso attraverso l’amore e la
brama dell’infinito.
Vagone di
pensieri
Mi chiedono come io non
m'innamori
più come un tempo,
ingenuo e genuino
ch'ero: guardando
lontano un giardino
amavo il verde e il
profumo dei fiori.
Ma scrutando da vicino
quei colori
ho sofferto come fossi
un bambino.
L'Esperienza mi ha
mostrato da vicino
l'illusione degli
aspetti esteriori.
Tornerò ad amare una
fanciulla
quando ella mi toccherà
come Arte,
come un quadro di posti
sconosciuti,
quando non avrà da
chiedere nulla;
e allora io continuerò
la mia parte,
scrivendo
questi versi sconosciuti.
L’impiego frequente di apocopi
o di arcaici usi (l'ammirar, ritornar, allor, nutrir, esser, speme, calar…) dà
un senso d’antan alla poesia, rendendola
poco attuale e desueta. Certi versi appaiono
più vicini ad un dire prosastico; un
controllo di tali estensioni darebbe più armonia e compattezza. Spesso la
ricerca affannata della rima tradisce il rispetto morfosintattico dell’insieme.
Nazario Pardini
DAL TESTO
Mentre il mare s'infrange
sulle sponde
Mentre il mare s'infrange sulle
sponde
di scogli a ridosso di una
spiaggia,
ed il dolce fruscio delle onde
accompagna un uomo che
viaggia,
e il vento che passa libero
tra le persone
come un rapido attimo sonoro,
ed il gentil respiro della
vegetazione
che del paesaggio ne fa
decoro,
il tempo scorre lento; ed
incessantemente
le epoche cambiano di volta in
volta,
senza che qualcuno se ne
accorga realmente,
- e a cui non danno importanza
molta - :
ognuno boriosamente in attesa
di terminare la vita intrapresa.
Canto
d'uomo
Ogni uomo, nell'incoscienza
vitale,
si nutre e si cura tutto
d'affanni
e seco li porta, durante gli
anni
d'età fiorente, fiorita e
fatale.
Talvolta volge al luogo
naturale
-dov'egli ha conosciuto gioie
e danni –
Continui dubbi, e racconta
d'inganni
che hanno pesato il suo tempo
mortale.
Giunta poi l'ora d'ultimi
sospiri,
egli allor, rimembrando tempi
azzurri,
ode Verità: e sa, affinché
comprenda
quanto vita d'uomo ad un filo
tenda;
l'umano ignora, nei suoi
sospiri,
quanto Natura verità sussurri.
Poeta
Muoversi fra la gente e per le
strade,
udire in lontananza parole
che fuggono e tornano, come il
sole;
ammirare la città che decade.
Caduto l'amore nell'uomo, cade
Quel piacere di nutrir la
prole;
e l'ammirar girasoli e viole
vien oscurato dalle sguainate
spade.
E chi tenta ancora di far
poesia,
come me, trova tutta la
bellezza
in un cosmo che nel caos si
perde:
come una tartaruga in aperto
verde,
stesa contro il cielo, nella
certezza
di non ritornar. Oh, che dolce
agonia!
Nescio
Dov'è celato il senso della
vita?
Nescio, e m'angoscia.
Quando cerco risposte, lascio
spazio
alla poesia, fin che non ne
son sazio
(mi culla e coccola quel dolce
suono
dei versi, che m'accoglie come
sono).
Vago sull'orme del tempo
invidioso:
quasi come una donna
sconosciuta,
fugge da chi lo cerca; giunge
ozioso
il nulla eterno, e la vita è
perduta!
Oggi colgo, con sguardo
desideroso,
che la Natura è muta, e muta.
Grande
Madre
Oggi la luce solare mi dèsta:
quieta cognizione della vita;
l'Alba, che giunge prima della
festa,
tace: tela dipinta indefinita.
Ora lento s'erge il sole e
s'eleva,
c on lui la gente; quanto
rumore!
Lo spettacolo che si dipingeva
sfuma in un assordante
fragore.
È ancora l'uomo che ti
distrugge,
o Natura. E nel tuo grembo
aspetta
un ausilio a tutti i suoi
affanni.
Ma imperterriti scorrono gli
anni.
Quieta è la Notte a chi la
rispetta,
orrida morte a chi l'odia e
fugge.
Giovenil
canto
Vagabondo di gente in gente,
perso
in me stesso, nella musica,
errante
in città, ma della Terra
abitante:
ho coscienza di non esser
diverso.
Son un fanciullino, nell'età
immerso
più giovane e spensierata,
sognante
d'un mondo nuovo, d’una idea
vagante
che ammira il mare, l'uomo,
l'universo.
Quando mi chiedono del mio
futuro,
sono solito sorridere,
innocente,
ad un dubbio che mi dà
sicurezza:
quando sarò io a porlo con
tristezza,
quel mio futuro, vecchio
conoscente,
l'avrò negli occhi come un
ermo muro.
Guerra
Altro non scorgo nella tua
guerra
che navi armate, giunte sin
dal porto,
ove io ai tuoi fratelli caduti
porto
fiori, compagni di nostra
terra,
o Uomo! che combatti nella
serra
che t'accudisce e ti cresce;
nell'orto
che ti fa germogliar; e nel
conforto
suo, fai scherno della tua
speme in Terra.
Stare in mezzo a questa gente,
che patisce e subisce le
lotte,
mi tocca nel profondo, e
piango;
il sole e la pioggia battono
sul fango.
Lì un fiore, solo, vive giorno
e notte
-è il mio pensiero, inerme –
umilmente.
Domenica
Ognuno spende la propria
Domenica
come una lunga fiera,
mentre la paura spasmodica
attende il calar della sera.
Segreto
antico
Negli spruzzi e nei fuggenti
istanti
di tempo, che occupano il
pensier mio,
mi abbandono al suono delle
ondeggianti
fantasie: fresco e dolce
cigolio.
La meraviglia mia va ai
cotanti
luoghi che la mente visita:
l'addio
al mondo reale ci rende amanti
d'un mondo nuovo, che crediamo
di “Dio”.
Ma questa notte, il sonno m'è
nemico.
E solo in questa soave
dimensione,
posso udire le parole del
vento:
leggero e sublime, per un
momento,
vagabondo nell'umana regione
dove (ancora) giace il segreto
antico.
Humanitas
“Oh cielo, caro, ma chi son
quei due
uomini che sembrano amarsi, tanto
da indurmi a vomitare per
ambedue?
Guardali seduti, lì, l'un
accanto
all'altro: son dello stesso
sesso!
Oh, tutto ciò rende il mio
cuore affranto.”
“Oh, mia cara, non di certo è
permesso
un tale schifo fra tutta noi
gente
che dell'intero quartiere è in
possesso!
Lo scambiarsi baci
teneramente,
ignorando l'intero mondo
esterno,
abbracciati col corpo e con la
mente,
sembra esserci totalmente di
scherno!
Oh, non andranno via molto
lontano:
è una vergogna per questo
governo!”
Mentre questi apostrofavano,
mano
Per mano i due giovani
innamorati
s'amavano; con gli occhi,
sempre, piano.
Con sguardo furioso, i due
titolati
presero a marciare in
direzione
d'Amor che non ha confini
marcati;
ma,
con sorriso di pace, un barbone
giunse e disse loro, girando
in tondo:
“Signori, amor è amor! Non c'è
ragione
di giudicar; viviamo in un sol
mondo
(…)
Crescenzo De Luca –
Breve nota biografica
Nato
a Napoli il 18 Aprile 1997, trascorre la sua infanzia tra Casoria (NA) e
Afragola (NA). Nell'estate del 2007 si trasferisce con la famiglia a Nichelino
(TO) e vi rimane per solo due anni. Tornato a Napoli, i genitori si separano.
Termina gli studi liceali al Liceo Scientifico Gandhi di Casoria con 98/100.
Attualmente studia Lettere Moderne presso l'Università Federico II.
C'è ancora molto da lavorare, apocopi, arcaismi, metrica che spesso zoppica. Però, nel mondo della poesia, c'è di peggio. Lei è molto giovane, cerchi di ovviare a questi suoi difetti magari con l'aiuto di qualche suo professore e potrà raggiungere notevoli traguardi. Il Liceo scientifico è diventato un contenitore polivalente che spesso trascura lo studio della poesia. Legga poeti con la metrica, dato che mostra una propensione per questa, ma abbandoni assolutamente un "nescio" anche se un "non so" le può sconvolgere tutta l'accentazione del verso. E buona fortuna!
RispondiEliminaCarla Baroni
Grazie per queste critiche che sono per me vitali.
RispondiEliminaLavorerò.
Rinnovo un ringraziamento speciale al prof. Pardini.
Crescenzo De Luca