NOTTURNI E OMBRE
DI NADIA CHIAVERINI
(inediti)
Stanotte
trattenevo il fiato
mentre
strappavo l’afa con le mani
alla
ricerca del sentiero nascosto
Stamani
troverò le tracce
nel
terreno smosso dalla bestia
che
azzanna l’alba
Sorvola lo spirito inquieto
la mancanza
del limite :
il
mistero è presente nelle cose
Poesia che, con valore eponimo, ci
introduce, da subito, nel cuore denso e pensoso di una silloge polivalente per
metaforicità e allunghi di sinestetica allusione.
Una ricerca spirituale di ontologico travaglio; un viaggio attraverso l’incognito
che è dentro di noi; attraverso il mistero del fatto di esistere che la
Poetessa cerca di svelare indagando sui momenti focali del suo cammino;
siglandoli su rovesci verbali nuovi e rivelatori di tracce epigrammatiche.
Questo è il nuovo messaggio che la Chiaverini ci invia attraverso un “Poema”
nutrito di vicende esistenziali. Un nostos su un mare non sempre liscio, non
sempre aperto ad orizzonti lontani, ma spesso velato da sciami di bruma; cosparso di scogli e trabucchi che rendono
impervia la navigazione. Ed è qui la novità del percorso poematico della
Nostra: navigare au rebours, su isole d’antan, su spiagge già calpestate, su
insenature nascoste, per indagare ulteriormente; per ripescare angoli e
panorami un tempo non contemplati per la fretta che richiede l’odeporico andare
umano e creativo; tradurre il tutto in una verbalità originale e innovativa rientra
nel quadro ricognitivo-immaginifico del racconto. Questo ci dice Nadia in un
suo messaggio introduttivo:
“Notturni
e ombre è una silloge che scava in profondità
dentro di me. D’altronde, Jung insegna, non bisogna nascondere la parte
in ombra di noi stessi, ma riconoscerla ed accettarla, per ricomporre le parti
di noi nell’interezza che, anche se con difficoltà, permette una maggiore
consapevolezza di sé e gli altri. Ma tutto ciò l’ho scoperto
successivamente, quando sono andata ad analizzare- come se fossi un’altra me
stessa- i versi che avevo scritto come in un canovaccio che via via ho
assottigliato seguendo il mio sentire ed il ritmo delle parole, più che il
senso. È una poesia “ travagliata”, dove incontro anche la morte…, ma
alla fine mi sono sentita “sgravata”. Sì, è stato proprio un travaglio,
questa ricerca nei meandri più oscuri perché inconsueti”. Un prodromico
annuncio per una perlustrazione di olistica misura: vita, morte, amore,
illusioni, delusioni, sottrazioni, scavi interiori, redde rationem; répêchage
di cose non dette, di ombre sommerse in notturni di pallidi giochi di vita:
“il
mistero è presente nelle cose” e dalle umili cose si parte per ricostruire
sprazzi di luce sfuocata, immagini di “una
nuvola di polvere (che) s’apposa sulle stoppie dei campi e scompare
nel giorno.”. È la luce che uccide le stelle, afferma un noto poeta. E la
Chiaverini declina le sembianze naturali in equivalenze emotivo-intellettive; in
corpi che concretizzino stati d’animo attraverso una poesia folta di un
simbolismo che richiama “Le voyage” di Baudelaire. “… Ô Mort, vieux
capitaine, il est temps! levons l'ancre! /Ce pays nous ennuie, ô Mort! Appareillons!...”. Una poesia moderna, incisiva, dove il
verso si distende o si contrae, sempre però rispettando l’euritmia, in base
alle esigenze di un’anima tutta volta a confessarsi; a dire di sé, dei suoi più
reconditi palpiti, cercati e ritrovati nei cassetti dell’esistere, dacché “la memoria è tesoro e
custode di tutte le cose” (Cicerone); e non è facile fare del proprio
trascorso un’opera d’arte, scavando, frantumando e
ricucendo, senza cadere in toni di decadente flessione, ma mantenendosi su
livelli di robusta eloquenza, alla
Thomas Mann sulla creazione artistica: “conoscere in profondità e rappresentare
in bellezza”.
(…) Ma
ciò che ti trafigge /rimane in te per sempre /come una cicatrice, afferma
la scrittrice in un pensiero consegnato, con profondo senso delle vicende umane, ad una
serie di settenari di grande
estensione ritmica. Tanta più
musicalità, tanta più sonorità fresca e di eufonica cristallizzazione; tanto
più melologo, tanta più immersione nell’inconscio, in queste pagine se
confrontate con quelle delle altre sue opere. Ed anche il verbo assume un
valore etimo-fonico inclusivo, alla ricerca di spazi orizzontali e verticali
nella sua entità semiologica; nella contestualizzazione della grammatica
poetica: indocile, m’inarco, barcollo,
cado, affondo sono separati ermeneuticamente per la loro rilevanza
significante; per il loro valore intrinseco in un geometria psicologica in
progress:
ho
deciso / oggi mi sfratto da sola
scarico
la zavorra dalla mia mongolfiera
e
prendo il volo / indocile
lascio
il branco m’inarco
la
sento la brezza leggera del vento
taglio
i fili del bucato
mi
sporgo dal terrazzo barcollo
la
testa pesa più del corpo
mi
capovolgo
e
finalmente cado
senza
più radici affondo
oggi
non è giorno di lutto
nell’assenza
del confine
divergenti
sintonie
ossessione d’ impotenza / è il paradosso
L’inquietudine
di esistere, la spinta a misurarsi con la propria identità, la ricerca a volte
affannata di termini che giustifichi questa tensione all’oltre, alla “forma
cangiante della bellezza”, si fanno focus alimentatore, energia assemblante nel
corso dell’opera.
Dalla
specola d’ un verso
appunto lo sguardo
al cielo
Nuvole
/
straniante visione
forma
cangiante della bellezza
ieratico
silenzio in dissolvenza
Si
lasciano e si perdono gli abbracci
come
atroci lacerti
Nel
tormento di un’Autrice che, cosciente della precarietà del giorno e della
solitudine dell’esserci, spesso è assediata da questioni che non danno risposte
e in cui “Si lasciano e si perdono gli abbracci/ come atroci lacerti.”.
Nazario
Pardini
“ la vita è un’ombra che cammina “
Macbeth
- Atto V, scena 5^
NOTTURNI E OMBRE
*
Stanotte trattenevo il fiato
mentre strappavo l’afa con le mani
alla ricerca del sentiero nascosto
Stamani troverò le tracce
nel terreno smosso dalla bestia
che azzanna l’alba
Sorvola
lo spirito inquieto
la mancanza del limite :
il mistero è presente nelle cose
*
Danzano i panni stesi nella notte
cantano l’estate
e il corso delle cose
insofferente all’agonia dell’attesa
In lontananza il richiamo
di un uccello, quasi un lamento
risponde una sirena
l’erba impazzisce nell’arsura
All’alba dalla strada sterrata
s’alza una nuvola di polvere
s’apposa sulle stoppie dei campi
e scompare nel giorno
*
Ho spiato l’alba affacciarsi
tra le nuvole rosa
Il verde intenso è emerso
dalla notte stellata
Un tripudio di freschezza risplende
nella luce dell’estate che muore
*
Percorro le vie dell’ombra
strali di comete incendiano gli occhi
m’aggrappo agli anelli di Saturno
e racchiudo il grido
in un barattolo di vetro
trasparente
tracima la mente incoerente
sobilla l’altitudine
ingoia i meridiani del cosmo
la notte nel suo guscio
*
Convivo con la mancanza d’ossigeno
il respiro corto, gli alveoli otturati
dei polmoni-branchie
Assecondo il moto perenne
della decadenza
nella lotta fratricida di Atene e
Sparta
Intuisco potenze senza limiti nelle
notti bianche
Nel labirinto dipano il filo d’Arianna
immergo
la mano nella bocca della verità
e assaporo il nettare dell’oracolo
Rinnego
premi o castighi
alla fine del percorso
verso l’antro oscuro della caverna
*
In una gabbia è rinchiusa la mia rabbia
perché ho scelto la parte in ombra
un gioiello una collana d’ambra
un fossile che immortala un insetto
protetto / nella resina giallo scuro
un muro
una trappola / alterno giudizio
come un vizio di noncuranza
una fedeltà costretta /
una cattiva coscienza
*
Profezia
Nel fiume della vita scorre
e s’irradia l’armonia perduta
la rabbia fuggita
il contrasto dell’ombra
il
taglio netto / lo sbaffo d’un rossetto
Rattrista e sconsola l’errore
e il disvalore / esonda l’apparizione
Ma ciò che ti trafigge
rimane in te per sempre
come una cicatrice
*
Rigenera un cuore troppo stanco
il mito dell’unicorno
un vincolo più lasco
il giusto verso d’un quadro appeso
il punto d’equilibrio
l’attrazione al terreno.
Invertire l’equazione
accelerare i poteri di guarigione
minaccia la situazione di partenza
questa vita rivoltata ch’esalta
il segno dei tempi: sconfinamenti
*
Cammino ondivaga
ri/cerco il baricentro
Son le ossa del piede
che
mi parlano del dolore
ossa che scricchiolano con fragore
di quel quadro caduto
stanotte sul pavimento / sbrecciato
del brindisi in due / residua famiglia
È rimasta intatta al centro della
tovaglia
la candela con la fiammella accesa
che perdura in attesa
*
Ombre al tramonto
di naufraghi perenni
su quegli scogli affranti
mai domi di speranza
scomparsi alla vista all’alba
l’anima dispersa
*
Accorcia l’orizzonte
il passo che rallenta
Ormai più non si migliora
e quando si ride / è umido tra le gambe
-
Giovani
lo si è sempre - si dice
come un canto senza voce
*
Dicembre .Gelida è la pioggia
opaco il giorno. Il verso
si rincantuccia in un angolo
a testa bassa , abbraccia le ginocchia
come un mendicante aspetta
l’alba / simulacro d’una promessa
*
CARAMBOLE
A occhi chiusi carambolo nello Spazio
caracollo nel Tropico del Cancro
inciampo nel pulviscolo del Cosmo
Precipito in un’altra galassia
di stelle e buchi neri invasa
gremita di metastasi e allucinazioni
Metempsicosi sul fondo
in un abbraccio accolgo il mondo
C’è un segno nel sogno
*
Apro gli occhi il
buio è totale
mi manca stanotte la luce rossa che
scandisce le ore
il risuonare lieve l’eterno presente
il sottile piacere intermittente
frugale istante
La ricerca in affanno
d’una penna che non scrive
più non risuona nella notte
la meraviglia sapienziale
*
Galoppano le parole
di notte tra i sogni
sdrucciolano / lasciano segni
i perché sul cuscino
Al mattino incombono artriti
sugli arti convulsi
rapiti da danze segrete
*
Eresia / provocazione
la pretesa d’ un amore integrale
che vada oltre l’età / e le
rughe
il corpo / la
fede matrimoniale
Un amore trascendente
che non tema il confine / e la morte.
Impediscono la luce le finestre chiuse
sottovuoto /
in attesa
dell’apertura a strappo
*
alla
signora CB
ho deciso / oggi mi sfratto da sola
scarico la zavorra dalla mia
mongolfiera
e prendo il volo / indocile
lascio il branco m’inarco
la sento la brezza leggera del vento
taglio i fili del bucato
mi sporgo dal terrazzo barcollo
la testa pesa più del corpo
mi capovolgo
e finalmente cado
senza più radici affondo
oggi non è giorno di lutto
nell’assenza del confine
divergenti sintonie
ossessione d’ impotenza / è il paradosso
*
Scalza vago di notte
nessun conforto
nessuna luce dentro
Troppe stanze in questa casa
scarpiere dietro le porte
ninnoli e scacciafantasmi
Sonnambula tormento lo spazio
ardo assetata
Lo sfioro con un bacio
e lui non mi saluta
-
O mio
capitano! -
Annego tra le buie onde
scivolo nella palude
affondo nei fondali del sogno
e mio malgrado risorgo
Lo sento / il battito del cuore
mentre m’afferro alla prua del vascello
e
riaffioro
*
Strapparmi
di dosso vorrei
questa giornata di pioggia battente
e tutto quel che resta attaccato alla
pelle
l’umidore dell’aria
il rombo del tuono che irrompe
lo sgocciolìo dell’acqua nelle fogne
un fiume a cielo aperto scorre
sull’asfalto
Traffico intasato
un sottofondo disarmonico
*
Dalla specola d’ un verso
appunto lo sguardo al cielo
Nuvole / straniante visione
forma cangiante della bellezza
ieratico silenzio in dissolvenza
Si lasciano e si perdono gli abbracci
come atroci lacerti
Nadia Chiaverini , vive e lavora a Pisa, è laureata in
giurisprudenza e partecipa attivamente a circoli culturali, manifestazioni letterarie e letture
pubbliche. Affronta in poesia tematiche sociali che riflettono la complessità e
le contraddizioni del mondo
contemporaneo. Ha pubblicato varie
raccolte di poesie, in ultimo “ Smarrimenti”
Helicon 2011 ;” I segreti
dell’Universo “– CFR Edizioni 2014; “Poesia stregatta e altre visioni”_
Carmignani Editrice 2015. Suoi versi con
interventi critici sono pubblicati ne I
Quaderni dell’USSERO – Puntoeacapo 2013, sul web e in riviste .Sono altresì inseriti in numerose
antologie, tra cui : Keffiaeh –
intelligenze per la pace , CFR Edizioni”; Homo eligens” deComporre edizioni
2014;” La tentazione di esistere”–2015
Limina mentis ; “Soglie”- Limina mentis 2016 ; “l’Impoetico mafioso. 105
poeti per la legalità” CFR Edizioni , “; Il ricatto del pane” CFR edizioni 2012
- E’ presente in antologie di poesia contro la violenza sulle
donne :Unanimemente Ed Zona 2011 - Cuore
di Preda 2012 CFR edizioni , FIL
ROUGE CFR 2015 a cura di Antonella
Barina e Loredana Magazzeni.
Un suo contributo dal titolo ” Radici
ed ali “ è inserito ne “ Il Tempo del padre” AAVV a cura di Alessandro Ramberti
FaraEditore 2015, libro nato dalla kermesse 26-28 giugno 2015 nel monastero
camaldolese di Fonte Avellana .Un suo intervento, “ L’equilibrio e la scelta “,
è stato pubblicato nell’antologia “Uno
scarto di valore a Bardolino “FaraEditore 2016. La silloge” Sconfinamenti “ è inserita in Austral Midi” Aletti
editore 2016.
Un suo intervento è pubblicato nel
Quaderno del Centro Studi Cultura e Società di Torino del 18 giugno 2016 sul
tema “Alla ricerca dello stato dell’Arte”. E’ presente nell’antologia poetica a
tema IL PADRE a cura di Nazario Pardini
2016, in “Cento di questi sogni”-
viaggio tra i generi letterari -a cura di P. Pardi MdS 2016 e in “Aspettando il
premio Astrolabio” Ibiskos Ulivieri 2016. Come operatrice culturale promuove
incontri su tematiche sociali e sulla questione femminile
Ringrazio ancora una volta Nazario Pardini per l’attenzione dedicata a “Notturni e ombre” parte I: Se con Poesia stregatta , attraverso la figura del gatto che appare e scompare, simbolo della poesia , si intravedeva il mistero della ricerca di senso, con questa nuova silloge l’ombra diventa una parte del percorso, una riconciliazione con le parti più nascoste di noi stessi, per riviverle e dare ad esse un significato nuovo e più completo, in una visione più armonica e olistica. E’ giunto il momento di rifiutarsi di convivere con la mancanza di ossigeno, con la rabbia, in una labirintica decadenza, e scegliere, abbracciare il mondo, immergere la mano nella bocca della verità, che perdura come la fiammella accesa di una candela.
RispondiEliminaCONOSCI TE STESSO, per diventare integri , interi, abbracciare luci e ombre, recuperare risorse e energie, essere più tolleranti con gli altri.
Pur confessando di aver cercato il significato di diverse parole usate dal Pardini, devo dire che questa recensione mi ha veramente emozionato, non tanto per un orgoglio velleitario e narcisistico , ma per una intima condivisione e corrispondenza .
Per completezza di informazione, la silloge è stata recentemente inserita in “Gymnopedie, architetture e altre opere belle “- FaraEditore ,risultando tra i vincitori del concorso Pubblica con noi 2017.
Una nuova fase nel percorso poetico di Nadia, testimoniata da questa silloge in cui si confronta con i temi profondi dell'essere e con i misteri dell'esistenza. Una ricerca interiore in cui le ombre divengono protagoniste ed evocatrici dell'inquietudine esistenziale. Anche lo stile segue questa evoluzione; è divenuto sempre più essenziale ed ermetico, esprimendo con pienezza ed efficacia il senso profondo di queste liriche. Ritengo che questo sia il miglior lavoro, che Nadia abbia compiuto ad oggi e degno della splendida recensione del prof. Pardini. Un punto di svolta che segna senz'altro l'inizio di un nuovo corso!
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