La
Befana vien di notte …
Pietro Rainero, collaboratore di Lèucade |
Il
professor Duval guardò le nuvole mentre la moglie gli domandava:
“
Allora, mon chéri, cosa ti è piaciuto di più della nostra vacanza? ”.
“
Oh..beh…il giardino botanico di Pamplemousses è certamente très, très joli.
Tutte quelle piante esotiche, gli sconfinati baobab, l’albero che sanguina, la
palma che cammina….”
“
Lo zenzero, i fiori di loto ” continuò
ad enumerare la consorte “ la palma della suocera con tutte quelle spine….”
“
Già, ricordami che devo mandarne una a tua madre appena arrivati a Nizza,
domani è la sua festa”.
“
Domani? Perché? ”.
“
E’ il 6 gennaio! ”.
“
Spiritoso……”.
“
Più di tutto però mi ha impressionato quella specie di palma che aspetta 66
anni prima di fiorire.
Fiorisce
una sola volta e, quando lo fa, esplode vestita di un milione di fiori bianchi,
poi muore.
Mi
ricorda le supernove, che al termine della loro lunga esistenza gridano al
cielo al colmo dell’egoismo “ Io esisto, io ci sono!” con una deflagrazione di
inconcepibile potenza, e brillano per alcuni giorni come gli altri 100 miliardi
di astri della galassia di cui fanno parte. In un ultimo, spettacoloso guizzo
di vita la palma e le supernove annunciano spudoratamente al creato la loro esistenza”.
“
E’ vero. Anche il gallo al mattino, col suo chicchirichì, dimostra una buone
dose di egoismo ed esibizionismo, non trovi? ”.
( la moglie di monsieur Duval, da vera francese, non si lasciava scappare
l’occasione di citare i galli ).
“
Certo, tesoro mio ” la confortò il
famoso professore, recente premio Nobel per la chimica.
L’esimio
scienziato continuava intanto ad osservare le nuvole, il loro rincorrersi con i
mutevoli cambiamenti di forma.
Avvicinò il capo all’oblò, mentre la voce dell’altoparlante disse:
“
Signore e signori, vi preghiamo nuovamente di allacciarvi le cinture, stiamo
per attraversare una zona di turbolenza ”.
L’aereo,
un enorme quadrimotore in grado di ospitare 300 persone, sfrecciava verso
nord-ovest 10 chilometri sopra la punta delle piramidi egiziane.
“
Mia cara, da quassù è bellissimo. Le nuvole del brutto tempo sono laggiù in
fondo, incollate al suolo. Quelle alte come noi sono soltanto cirri, le più
intrepide a salire ed inoffensive. Guarda! Noi
vediamo
il rosso del tramonto in lontananza ma sotto di noi, in Egitto, è già notte,
vedi laggiù? E’ tutto buio ”.
“
Perché voliamo così in alto? ”.
“
Perché questa altitudine è l’ideale compromesso per consumare poco carburante
nei lunghi voli intercontinentali.
L’attrito, così in alto, è molto minore per la rarefazione dell’aria,
meno densa ma ancora non così tenue da non creare una forza di portanza in
grado di sostenere l’apparecchio.
Siamo
velocissimi, sai? 900 chilometri l’ora,
cioè in quattro secondi percorriamo 1000 metri”.
“
Sì! Ho visto che sbirciavi di continuo i dati di volo che appaiono sullo
schermo: altezza, velocità del vento, temperatura esterna e così via ”.
“
Sì, è estremamente interessante, è la prima volta che facciamo un viaggio così
lungo ”.
“
Certo che col premio che ti hanno dato a Stoccolma quattro settimane fa di
viaggi di piacere ne potremo fare molti, in futuro ”.
I
coniugi Duval, dovete sapere, si erano decisi a concedersi finalmente quella
stupenda vacanza all’ isola Mauritius proprio dopo l’annuncio, fatto in
ottobre, del prestigioso riconoscimento
attribuito
dall’Accademia Svedese al chimico francese, che aveva passato un’intera
esistenza dedito esclusivamente al lavoro ed allo studio ( in particolare degli
alti polimeri fluorurati, che l’avevano
innalzato
al Nobel ).
Quindici
giorni prima erano partiti dall’aeroporto Charles de Gaulle di Roissy e, dopo
due settimane di sole al tropico del Capricorno, negli istanti della
discussione appena riportata si trovavano sulla via del ritorno, 10.000 metri
sopra il Nilo e circa alle 18 del pomeriggio di un 5 gennaio.
Ora
stavano rievocando gli attimi più belli di quella lieta vacanza adagiata
nell’estate australe.
Il
famoso scienziato, con gli occhi sempre appiccicati alle alte nubi che stavano
tagliando, disse:
“
Posso affermare che più delle spiagge bianchissime incastonate di conchiglie e
coralli, contornate dai neri scogli vulcanici e immerse nelle varie tonalità di
blu dell’oceano indiano, mi ha colpito la serenità con cui l’intreccio di razze
che costituisce la popolazione dell’isola affronta la semplice esistenza
quotidiana e l’armonia che regna per ogni dove, nonostante le tante diverse
religioni ”.
“
Già ” lo interruppe la moglie “ è
incredibile che ogni abitazione Hindù abbia in giardino quel piccolo tempio
bianco con, appesa a due alte canne di bambù, una coppia di bandiere rosse sventolanti. Bellissimi poi i templi Tamil, zeppi di
statue colorate con le tonalità più impensate, a differenza di quelli Hindù,
bianchi, semplici, spogli ”.
“
Sì, stupendi! E Hindù, Tamil, Cristiani e Musulmani vanno d’amore e d’accordo
”.
“
Forse perché si sposano solo se della stessa religione: mogli e buoi dei paesi
tuoi! ”.
“
Mogli e tartarughe dei paesi tuoi, in questo caso. E sai cosa mi dispiace di più? ”.
“
Cosa? ”.
“
Non aver potuto assistere alla cerimonia del Divali, che quest’anno cadeva il 4
novembre ”.
“
Che cosa è? ”.
“
Ho letto che è una delle più importanti feste del calendario Hindù, e si tiene
in onore della dea Lakshmi, sposa del dio Vishnù. E’ la dea della bellezza e
della ricchezza, dispensatrice della fortuna.
Ritorna sulla Terra in occasione del Divali e visita le dimore solo di
chi è di una pulizia morale irreprensibile. Divali, sai, proviene dal Sancrito
“ Dipavali ” che significa “ una fila di luci ”.
E’
per questo motivo che si vedono dappertutto, la sera della grande festa,
lampade in terra cotta e luci elettriche accese per guidare la dea verso le
case. L’isola Mauritius è illuminata da
migliaia di lampade e lumicini. Deve essere uno spettacolo davvero
indimenticabile! ”.
“
Ci ritorneremo per il 4 novembre, se proprio ci tieni. Ormai puoi permettertelo, mio caro. E per questo che hai comprato quella bella
lampada in coccio per il nostro caro nipotino? Vuoi
raccontargli
la storia del Divali? ”.
“
Certo, gliela farò trovare nella calza della Befana, domattina. Beata innocenza, ha nove anni e crede ancora
a queste favole! ”.
L’esimio
professore proferiva queste parole mentre le hostess si accingevano a servire
la cena, sempre con lo sguardo incollato oltre l’oblò che, spesso e resistente,
garantiva loro un confortevole
tepore,
a dispetto dei meno 50 gradi Celsius in
cui passeggiavano gli alti cirri.
Improvvisamente
Duval scorse sulle bianche nubi l’ombra di un….qualcosa, un puntino che pareva procedere
di concerto con l’aeromobile.
“
Chi mai ci segue? ” si chiese tra sé e
sé ed aguzzò la vista.
Il
puntino si avvicinava velocemente aumentando nel contempo di dimensioni.
Fino
a quando monsieur Duval vide…….vide un’anziana signora , in verità poco
avvenente, che a cavalcioni di una scopa ( utensile che viaggiava a 900
chilometri l’ora! ) procedeva in direzione parallela all’aereo.
Duval
era immobile. Osservava il proprio
corpo incapace di alzare un solo dito, paralizzato dallo stupore. La signora
all’esterno lo salutò con un cordiale sventolio della mano destra e disse (Duval
lo intuì dal movimento delle labbra ):
“
Buonasera, professore! ”.
Il
francese era sempre stato educatissimo, fin da piccolo, e quindi si fece
coraggio riuscendo infine a spiaccicare un:
“
Buonasera, ehm…madame”.
Nessuno
lo ascoltò, perché la moglie si era alzata proprio pochi istanti prima per
recarsi alla toilette a rifarsi il trucco e gli altri passeggeri erano
impegnati nel consumare la cena.
“
Dove va di bello, professore? ”.
“
Oh, beh, torno a casa mia, a Nizza. Sono stato in vacanza alle Mauritius. Ma
lei come fa a conoscermi? ”.
“
La sua fotografia era su tutti i giornali, qualche settimana fa ”.
“
E lei cosa fa? ” chiese Duval che non sapeva bene come comportarsi ma a cui
sembrava garbata quella domanda.
”
Devo essere in Sicilia tra due ore ”.
“
Perché, se non sono troppo indiscreto? ”.
“
Vado alla elezione di questa notte ”.
“
L’elezione? Quale elezione? ”.
“
Ma, professor Duval, andiamo! Che ingenuo! Non mi dirà che non sa che stanotte
arriva la Befana! ”.
“
Certo che lo so, non sono mica così tanto ignorante! ”.
“
Appunto! Io mi reco, assieme a migliaia
di altre arzille vecchiette provenienti da ogni parte del globo, alla riunione
da cui uscirà la vincitrice, colei che stanotte e domani percorrerà i
continenti per riempire le calze dei bimbi ”.
“
E questa ….riunione, come la chiama lei, questo convegno insomma, si tiene in
Sicilia? ”.
“
Certo! ”.
“
Forse a Taormina o ad Erice? ” buttò là
Duval, tentando di azzeccarci.
“
Ma no! ” sorrise la vecchina “ E’ nella
pancia del vulcano ”.
“
La pancia del vulcano? ”.
“
Ma sì! Tutte noi ci ritroviamo tutti gli
anni, verso le 20 della vigilia dell’Epifania, all’interno dell’Etna, nel quale
si può entrare solo dalle bocche aperte in superficie. Giunte là ci trucchiamo un
po’,
ci vestiamo di stracci scuri e poi ci mettiamo pazienti in fila ad aspettare il
responso ”.
“
Il responso? Sotto l’Etna? ” Duval era
esterrefatto.
“Mais oui, monsieur!” “Forse
mi prende in giro ” pensò Duval per un
attimo.
“
Aspettiamo tutte eccitate con ansia il responso, insomma il nome della
vincitrice…la nuova Befana”.
“
E ….chi fa parte della giuria? ”.
“
Giuria? Ma professore! Non lo sa che i meandri del grande vulcano sono da tempo
immemorabile la dimora prediletta di Ade? Non ha studiato la mitologia greca?
”.
Il
premio Nobel era incredulo.
“
Non è possibile ” pensò “ Dunque,
parbleu! Cerchiamo di ragionare: io sono uno scienziato neanche tanto male, una
persona razionale, e sono qui su di un aereo a 10.000 metri di altezza e… E
STO
PARLANDO CON UNA SIGNORA, LA CUI MASSIMA ASPIRAZIONE E’ DIVENTAR BEFANA, SEDUTA
SU UNA SCOPA LA’ FUORI! Ci deve essere
una spiegazione. Che diavolo mi sta succedendo? ”.
“
Ehi professore, ma mi sente? Ora io devo
sbrigarmi, mi aspettano. Volevo solo spiegarle ancora che il dio delle tenebre
ci passa scrupolosamente in rassegna e
poi assegna alla più brutt…volevo dire alla più adatta il ruolo di Befana. E’ lui solo che decide. Beh…buonasera, professore ”.
Duval
vide la scopa aumentare vertiginosamente di velocità ed iniziare a precedere
l’aereo nel suo volo verso nord. La
coppia ( signora più scopa ) stava diventando via via più minuta, fino a
ridursi nuovamente ad una piccola briciola, ad un puntino che oramai surclassava l’aeroplano in
rapidità.
La
moglie ritornò in quel momento, vide il suo volto e subito gli disse:
“
Non ti senti bene? ”.
“
No…no, sto benissimo, merci ” le
rispose il luminare Duval paragonando mentalmente, chissà perché, la fila delle
vecchine imbellettate in attesa di Ade con i tanti lumi del Divali che
aspettavano Lakshmi. Non avrebbe potuto
condividere la prima parte del suo pensare con nessuno, neppure con la consorte
e quindi tacque: chi gli avrebbe creduto riguardo ad un interessante colloquio
tra un premio Nobel ed una quasi-Befana?
Sdraiato
sullo sconforto si mise a sfogliare, senza vedere niente di ciò che i suoi
occhi guardavano, la rivista che teneva in grembo e rifiutò persino il cibo ( “
Tanto non ho appetito ” fu il suo commento rivolto alla gentile nonché
efficiente hostess ).
Ma
le sorprese, per l’illustre chimico, non erano ancor terminate. Un’ora e mezza dopo, con il cervello ancora
tra le nuvole ( in tutti i sensi ), trovò l’ardire di dare un’occhiata al
panorama attraverso l’oblò. Ormai era
sera inoltrata e tutto era avvolto dall’oscurità. In lontananza si scorgevano le fioche
luci degli insediamenti urbani, piccoli o grandi, paesi o città.
Vide
anche, sotto di lui, un fiume di color arancione acceso, una cosa quanto mai
inaspettata. Comprese che stavano
transitando sopra la bocca enorme e spalancata dell’Etna, quel foruncolo della
Terra in quel periodo decisamente infiammato.
Era
in atto in quei giorni, infatti, una consistente colata lavica e piccoli massi
ardenti e ceneri si riversavano dal ventre del vulcano verso la grande isola,
con esplosioni aeree e scorribande terrestri.
“
Forse Ade è un po’ arrabbiato…” pensò il
francese, subito scacciando con un sorriso quella balzana idea della sua
fantasia. Le tenui luci
segnaletiche di posizione dell’aeroplano gli permettevano di scorgere nelle
vicinanze solo piccoli batuffoli di cotone, le parti delle nubi più prossime e
le uniche illuminate.
Ma
Duval vide anche…sembrava…ma sì! Come
una nuvola di moscerini, tanti piccoli punti neri che, visibili solo per
contrasto con il tenue biancore delle nubi, correvano velocissimi in
orizzontale verso il centro del cratere e, una volta raggiunto quel luogo, si
buttavano a capofitto verticalmente verso la grande famelica voragine sotto di
loro.
Dalle
fauci spalancate del pianeta zampillavano lapilli incandescenti scagliati in
aria a centinaia di metri d’altezza……ed entravano invece centinaia di puntini
neri che, incuranti di possibili urti con i pericolosi massi uscenti, si
dirigevano decisi verso la superficie.
Capì
che quei punti altro non erano che le candidate Befane, capì che effettivamente
erano migliaia, che l’arzilla nonnina non gli aveva mentito: migliaia e
migliaia di entità, somiglianti a vecchie
streghe,
ognuna con relativa scopa, si ammassavano impazienti di partecipare alla
riunione.
L’arancione
delle ferite della Terra si presentava tappezzato dai neri punti delle vesti
delle mature signore e contornato dalle gialle luci delle illuminazioni delle
città della costa siciliana.
USCIVANO
CENERI E LAPILLI ED ENTRAVANO …SCOPE E ZITELLE!
Una
scena indescrivibile, uno spettacolo al tempo stesso infernale ed affascinante.
Non
riuscì ad allungare il braccio verso la moglie quel tanto che bastava a
richiamare la sua attenzione, proprio non ci riuscì. Giurò perciò a se stesso
di non fare mai, per nessun motivo, parola con alcuno in futuro dell’accaduto, ma il resto del viaggio
vide un Duval cupo, distratto, stralunato, colpito da quelle signore che si
erano tuffate nel vulcano.
“
Chissà a quale originale idea scientifica starà lavorando ” pensò la moglie che conosceva bene le sue stranezze.
Il
volo però non riservò al chimico altre alchimie, ma dato che abbiamo deciso di
accompagnarlo sulla via del ritorno ecco come andò a finire: i due coniugi,
come del resto il comandante, le hostess e gli altri passeggeri, giunsero in
tarda serata al Charles de Gaulle, a Parigi, con un atterraggio impeccabile. Dopo il meritato riposo notturno, i nostri
abbronzati turisti si imbarcarono alle prime luci dell’alba del 6 gennaio per
Nizza, e lì li ritroviamo, lei sorridente e lui sempre imbronciato, presso
l’uscita passeggeri dell’aeroporto della Costa Azzurra, dove la premurosa,
giovane
segretaria
del famoso personaggio corre incontro alla coppia per offrire aiuto nel
trasporto dei bagagli. Con uno
smagliante sorriso sul volto accoglie il proprio principale con un:
“
E allora, professor Duval, cosa le ha portato di bello quest’anno la Befana? ”.
Nessun commento:
Posta un commento